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Telefono Amico, maratona no-stop a Natale per ascoltare i bisogni dei più fragili

L’organizzazione di volontariato rimarrà attiva durante le feste, dalle 10 del 24 alla mezzanotte del 26 dicembre, grazie al servizio telefonico dei volontari. Se per la stragrande maggioranza delle persone, questo periodo di festa è tra i più attesi, per altri è il momento dell’anno in cui ci si sente più abbandonati e tristi. Sono però anche molte le telefonate di gratitudine, per ringraziare del sostegno durante un momento particolarmente difficile

Francesca d'Amato - Città del Vaticano

Per molti le feste di Natale rappresentano un'occasione per trovarsi insieme alla propria famiglia e riscoprire i valori della vita, per altri, sono un periodo tutt'altro che piacevole. Alcune persone si ritrovano infatti da sole proprio durante le vacanze, private degli affetti più cari; altre sperimentano depressione e mancanza di fiducia nel futuro, specialmente i giovani. Telefono Amico, realtà attiva dal 1967 in Italia, è nata proprio con l'intento di rispondere a questo tipo di richieste di aiuto, di chiunque si trovi in ​​uno stato di crisi o emergenza emozionale, di necessità di sostegno psicologico. L'ascolto è garantito da 500 volontari, distribuiti in 20 centri locali lungo tutta la penisola, presenti, per chi ha bisogno, 365 giorni all'anno, dalle 10 alle 24. Quest'anno e per il nono anno consecutivo, l'organizzazione di volontariato organizzerà la consueta maratona telefonica no-stop, durante i giorni di Natale e Santo Stefano.

I giovani al telefono

Quando il telefono squilla, spesso sono i giovani che parlano e si confidano dall'altra parte della cornetta. I bisogni e le domande dei ragazzi sono tante, ma c'è anche chi chiama Telefono Amico, solamente per ringraziarlo della vicinanza, durante un momento particolarmente difficile. Le storie di rinascita grazie al sostegno di una voce amica sono molte, ed è anche grande l'esigenza di essere ascoltati e condividere le proprie esperienze di vita. Il Covid ha accentuato ancora di più le distanze che i ragazzi percepiscono, all'interno di un mondo fatto sempre di più di relazioni virtuali e frammentato dalla rete di internet. 

Anche le relazioni famigliari si inseriscono però in quella “rete” di rapporti sempre più fragili, fatta di genitori il più delle volte assenti. Così come la rete sociale di cui i ragazzi fanno parte, e nella quale bisogna essere costantemente performanti più degli altri, e di conseguenza si fa fatica a confrontarsi con i coetanei. A rappresentare un pesante fardello è anche l'incertezza e la paura per il futuro, che si percepisce sempre più astratto, con una sicurezza personale ed economica sempre più difficile da ottenere.

Ascolta l'intervista a Cristina Rigon

Le statistiche

Nel 2021 Telefono Amico ha potuto dare risposta a oltre 640 persone: il 26% in più rispetto al Natale precedente, il 2020, e ben il 78% in più rispetto al Natale 2019, l'ultima prima della pandemia. “Il Natale è un momento particolare - afferma ai microfoni di Radio Vaticana- Vatican News, la vicepresidente di Telefono Amico, Cristina Rigon - perché al clima di feste che accompagna una parte della popolazione, le persone che sono a disagio e che soffrono, vedono ancora di più la loro sofferenza accentuarsi”. A chiamare sono principalmente uomini (il 59 %), di età compresa tra i 46 ei 55 anni e che soffrono di solitudine, difficoltà esistenziali e relazioni famigliari. I giovani prediligono whatsappp e scrivere delle e-mail per confrontarsi, specialmente le ragazze tra i 19 ei 25 anni, che rappresentano circa un 25 %. Seguono poi le fasce di giovani dai 15 ai 18 anni, e dai 26 ai 45 anni, che rappresentano circa un 20 %. Il punto di forza di Telefono Amico, è soprattutto poter raccontare in modo del tutto anonimo la propria storia, condividendo argomenti complessi e seri. Dinamiche di vita che i ragazzi spesso non sanno come affrontare, come la malattia mentale, l'autolesionismo ei disturbi alimentari.

Un orecchio pronto ad ascoltare

“C'è una grande difficoltà per loro di avere un sostegno - spiega Rigon - e molto spesso i ragazzi si ritrovano a non avere dei punti di confronto, con la famiglia che a volte è assente, giudicante e a volte preferisce negare l'esistenza di un problema che poi esplode in tutta la sua potenza”. L'incertezza globale viene avvertita moltissimo dai giovani infatti “molto spesso quando parliamo di solitudine ci riferiamo agli anziani - spiega la vicepresidente - ma quello che emerge è che spesso sono proprio i ragazzi che sono molto soli, perché non trovano un orecchio disposto ad ascoltarli”. Per quanto si possa dare dei consigli o delle ipotetiche soluzioni, ogni persona ha una storia di vita differente: “Per quanto possiamo metterci nei panni dell'altro, non saremo mai nei suoi panni”, quindi non esiste una risoluzione univoca per tutti. “Cerchiamo di evitare di dare consigli - spiega Rigon - ma evidenziamo la consapevolezza, che ognuno di noi ha le proprie risorse per risolvere le situazioni, per quanto critiche possano essere, perché quello che fa la differenza è l'approccio e la prospettiva con cui noi reagiamo”.

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21 dicembre 2022, 12:25