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Una sala neonatale dell'Ospedale della Sacra Famiglia a Betlemme Una sala neonatale dell'Ospedale della Sacra Famiglia a Betlemme

Betlemme, l'Ospedale della Sacra Famiglia: l'eccellenza pediatrica aperta a tutti

La struttura del Sovrano Ordine di Malta, dal 1985, che sta per tagliare il traguardo dei 100 mila bimbi assistiti, garantisce sostegno alla salute di donne e neonati, al di là del credo religioso. Un ruolo fondamentale in una terra colpita da povertà, disoccupazione e dal drammatico abbandono da parte dei cristiani

Francesca Sabatinelli - Betlemme

Mancano solo poche settimane, tra dicembre e gennaio 2023, a che l’Ospedale della Sacra Famiglia a Betlemme, a un solo chilometro dalla grotta della Natività, tagli il traguardo del centomillesimo bambino, e “da ex pediatra questo mi commuove molto”. Fra' Alessandro de Franciscis, neo Grande Ospedaliere del Sovrano Militare Ordine di Malta, nominato poco più di due mesi fa da Papa Francesco, non nasconde l’orgoglio e l’ammirazione per una struttura di neonatalità e maternità che è un’eccellenza “al servizio di donne che arrivano per essere seguite nella loro gravidanza”, donne che arrivano dal sud della Palestina, compresi i governatorati di Betlemme e Hebron.

Ascolta l'intervista con Fra' Alessandro de Franciscis
Uno dei neonati in cura nell'Ospedale della Sacra Famiglia a Betlemme
Uno dei neonati in cura nell'Ospedale della Sacra Famiglia a Betlemme

L'isolamento di Betlemme

L’Ospedale della Sacra Famiglia, dal 1985 opera dell’Ordine di Malta, è l'unica struttura nell’area in grado di far nascere e curare i bambini nati prima delle 32 settimane di gestazione, ed è ospedale di riferimento per la regione per le gravidanze ad alto rischio e per i neonati fragili o prematuri. “Betlemme è un luogo circondato da mura – spiega l’ambasciatrice dell’Ordine di Malta in Palestina Michele Bowe - e la gente non è libera di spostarsi in altri centri per ricevere cure mediche. Questo ospedale serve un bacino di utenza di un milione di persone, è un ospedale di riferimento, è estremamente importante per la salute delle donne e dei bambini”.

Ascolta l'intervista in lingua originale con Michelle Bowe

Nessuna distinzione di credo

L'ospedale gestisce una terapia intensiva neonatale con 18 posti letto, che spesso è sovraffollata. Ci sono sette sale parto private e tre sale operatorie. Il personale conta chirurghi, anestesisti, infermieri chirurgici e neonatologici. Inoltre, in quanto ospedale universitario, garantisce formazione e aggiornamento continui, solo nel 2021 sono stati formati in 200 tra infermieri e ostetriche. “Questo - continua Bowe - è un luogo in cui le donne sono accolte indipendentemente dal loro bisogno o dal loro credo. Sono accolte con tanta delicatezza da altre donne”. Oltre il 70% dei dipendenti conta infatti donne, sia cristiane che musulmane, e questo, continua l’ambasciatrice, “sta ribaltando in modo silenzioso alcuni dei ruoli di genere che ci sono nelle società più tradizionali”. Gli ambulatori dell’ospedale comprendono la clinica Well Women, per la menopausa, la clinica per il diabete gestazionale e l’unità medica mobile che serve quotidianamente i villaggi isolati e le comunità remote del deserto. “Ci siamo resi conto - aggiunge Bowe - che le donne oltre l'età fertile non avevano più visto un medico dopo l'ultimo figlio”.

Sanitarie al lavoro nell'Ospedale della Sacra Famiglia a Betlemme
Sanitarie al lavoro nell'Ospedale della Sacra Famiglia a Betlemme

Un sostegno lavorativo ai cristiani

Il 45% dei pazienti è rifugiato, così come il 21% del personale. “Qui si rivolgono essenzialmente i poveri - spiega Andrea Grassi, presidente del comitato finanziario e membro del board internazionale dell’ospedale Sacra Famiglia - ma arrivano anche i rifugiati mandati dall’Unrwa (L'Agenzia Onu per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi - ndr) sia per i parti, che per la terapia intensiva, e poi abbiamo i pazienti inviati dall’Autorità palestinese. Dunque, abbiamo sia cristiani che musulmani, non c’è assolutamente differenza. Per noi ogni paziente viene trattato con la stessa dignità, tuttavia, purtroppo, i cristiani sono sempre meno, siamo noi i più grossi datori di lavoro della regione e abbiamo anche un altissimo tasso di cristiani che lavorano presso l'ospedale il che permette loro di rimanere in Terras Santa, una cosa che è molto difficile, ed è un valore aggiunto che riusciamo a dare come ospedale”.

Ascolta l'intervista con Andrea Grassi

Il post pandemia

La situazione, a Betlemme soprattutto, è difficile per tutti. A due anni e mezzo dall’inizio della pandemia, si fanno i conti con una disoccupazione arrivata al 90%. Gli abitanti dipendono dal turismo e dai pellegrinaggi, una volta chiusi gli alberghi i ristoranti e i negozi di souvenir, il 90% della popolazione è rimasta senza stipendio, “così l’Ospedale della Sacra Famiglia è diventato più importante che mai”, spiega ancora Bowe. Ora, lentamente, la situazione sta migliorando, tornano i turisti e i pellegrini però, aggiunge Grassi, “la situazione di tensione, di guerra, porta uno stress psicologico per le madri e questa è anche una ragione per la quale la terapia intensiva è sempre a occupazione piena. Ci sono i parti prematuri dovuti a stress e la terapia intensiva è importantissima. È un ospedale che è orientato a dare un servizio dignitoso e di buona qualità ad una popolazione povera, di conseguenza una parte importante dei costi dell’ospedale sono supportati dalle donazioni di privati che vengono da tutto il mondo e questa è una cosa molto bella”

L’orgoglio delle donne

Così come una cosa bella è vedere donne che riconquistano la loro dignità grazie alle cure della clinica Well Women, anche perché, a concludere è l’ambasciatrice Bowe “abbiamo insegnato loro che meritano la dignità di poter essere in salute oltre l'età fertile. E così, quando escono dalla clinica, sembrano più alte di 10 centimetri, hanno il viso rivolto verso l’alto, e sono orgogliose, perché si sentono speciali, perché è qualcosa solo per loro”.

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10 novembre 2022, 10:30