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Posto di blocco tra Kosovo e Serbia Posto di blocco tra Kosovo e Serbia 

Tensioni tra Kosovo e Serbia. Ue: si arrivi a una normalizzazione

All'indomani dei blocchi stradali - in segno di protesta, da parte della popolazione di etnia serba nel Kosovo del nord che non accetta l'imposizione delle autorità kosovare di cambiare i documenti di identità e le targhe automobilistiche - le dispute riaccendono le preoccupazioni delle istituzioni europee e allertano la Kfor, la forza internazionale a guida Nato. Rinviata al 1° settembre l'applicazione delle misure

Antonella Palermo - Città del Vaticano

Le autorità del Kosovo hanno rinviato al 1° settembre prossimo le misure che avevano deciso di far entrare in vigore oggi per la popolazione serba, maggioritaria nel nord del Kosovo, e che resta legata alle strutture parallele che la Serbia qui mantiene. Si tratta delle leggi che impongono il possesso di documenti di identità emessi dalle autorità kosovare. Entro fine settembre sarebbe prevista la sostituzione anche delle targhe automobilistiche serbe con quella kosovare. Il rinvio di un mese ha rincuorato l'Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell, che ha accolto con favore la decisione e che auspica si arrivi a una normalizzazione delle relazioni tra Serbia e Kosovo.

L'esplosione delle tensioni ai due valichi Jarinje e Brnjak

Le tensioni sono esplose ieri sera ai due valichi di confine di Jarinje e Brnjak, tra Kosovo e Serbia, per i blocchi stradali messi in atto da dimostranti kosovari di etnia serba in segno di protesta contro nuove normative approvate dal governo su documenti di identità e targhe automobilistiche. La disputa ha riacceso le tensioni tra Pristina e Belgrado, che non riconosce l'indipendenza del Kosovo, auto proclamata il 17 febbraio 2008. Media internazionali hanno riferito che il presidente serbo, Aleksandr Vucic, in un discorso televisivo ha mostrato una cartina del Kosovo coperto dalla bandiera serba e ha avvertito che, se i serbi saranno minacciati, la Serbia ne uscirà vittoriosa.

La Nato pronta a intervenire se a rischio la stabilità

La Nato è pronta a intervenire nel nord del Kosovo con la sua missione Kosovo Force (Kfor) qualora la stabilità della regione sia "a rischio": così una nota diffusa dall'Alleanza Atlantica in merito alle tensioni crescenti che sono scoppiate ultimamente. "La situazione complessiva riguardante la sicurezza nei comuni del nord del Kosovo è tesa", si legge. Il comandante della Kfor, il generale ungherese Ferenc Kajari, è in continuo contatto con tutte le istituzioni interessate, e anche con i vertici militari serbi. La Kfor, forte di circa 3.500 uomini, è presente in Kosovo dalla fine della guerra nel 1999, sulla base della risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Accuse reciproche tra Pristina e Belgrado

Il premier kosovaro, Albin Kurti, ha accusato delle nuove tensioni interetniche il presidente serbo Aleksandar Vucic, che da parte sua ha lanciato un avvertimento a Pristina, esortandola a non continuare nella politica da lui ritenuta ostile ai serbi, pur chiedendo alla popolazione serba di mantenere la calma e di non cedere alle 'provocazioni'. Le accuse reciproche tra Belgrado e Pristina creano ulteriori problemi al dialogo facilitato dalla Ue e, secondo alcuni osservatori, allontanano le pur tenui speranze di poter organizzare in tempi brevi un nuovo incontro al vertice fra i due capi di Stato, come auspicato dal mediatore europeo Miroslav Lajcak.

Borrell: si rimuovano subito tutti i blocchi stradali 

"Ora ci si aspetta che tutti i blocchi stradali vengano rimossi immediatamente": scrive su twitter Borrell, che considera i rapporti tra Kosovo e Serbia "essenziali per i loro percorsi di integrazione nell'Ue". Vucic ha affermato di sperare in un gesto di distensione entro la giornata di oggi, secondo quanto riporta la Tass. "Credo che avremo presto buone notizie", ha detto Vucic ieri sera all'emittente Tv Pink: "spero che la riduzione dell'escalation avvenga, se non stasera, domani e che avremo il tempo di prepararci per un colloquio e cercare di trovare una soluzione di compromesso e mantenere la pace".

Onu in Kosovo: appello alla de-escalation

Caroline Ziadeh, la rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite in Kosovo, segue con preoccupazione gli sviluppi nel Kosovo settentrionale e lancia un appello alla calma, al ripristino della libertà di movimento e affinché si eviti un'ulteriore escalation. Così in una nota diffusa dalla Missione di amministrazione ad interim delle Nazioni Unite in Kosovo. "Esorto tutti ad affrontare i problemi in buona fede attraverso il dialogo facilitato dall'Ue, per rafforzare la stabilità e la sicurezza per tutti", ha aggiunto.

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01 agosto 2022, 12:00