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Una piattaforma gasifera in Russia, sulle coste del Golfo di FInlandia Una piattaforma gasifera in Russia, sulle coste del Golfo di FInlandia 

Aumenti record del gas, Bruni: ripensare il mercato dei beni comuni

Con i prezzi che superano i 300 dollari per megawatt ora, l'Unione europea convoca d'urgenza il Consiglio dei ministri dell'Energia degli Stati membri. Il rincaro riguarda anche l'elettricità, con ripercussioni su tutti i beni di consumo. L'economista Luigino Bruni: si pagano scelte di politiche economiche sbagliate. Servono più energie rinnovabili e meno potere ai privati

Michele Raviart - Città del Vaticano

Continuano gli aumenti del prezzo del gas in tutta Europa a causa della guerra in Ucraina, che si è attestato a 339 euro al megawatt ora, con record in Germania, Francia, ma anche nel Regno Unito, dove le bollette aumenteranno dell’80% a partire da ottobre. Quello che si teme, e che sta già avvenendo è che l’aumento del gas possa avere ripercussioni su quello dell’elettricità. È l’esempio dell’Italia, dove l’energia tocca ll massimo di 870 euro a megawattora, 200 in più rispetto a sette giorni fa. Un aumento del 25%.

L'Ue anticipa il Consiglio dei ministri dell'Energia

Per questo, e per cercare di svincolare il prezzo del gas da quello dell’elettricità, l’Ue ha deciso di anticipare di un mese il consiglio dei ministri dell’Energia per far fronte all’emergenza entro metà settembre al fine di evitare le conseguenze che questi aumenti potrebbero avere su tutti i beni di consumo. Intanto si va verso una riduzione degli sprechi, con la Francia e Germania che vietano l’illuminazione dei cartelloni pubblicitari notturni o il riscaldamento delle piscine.

La Russia chiede un cambio di atteggiamento all'Occidente

Dalla Russia, che starebbe bruciando dieci milioni di dollari di gas al giorno pur di non darlo all’Europa, l’ex presidente Medvedev fa sapere che Mosca è pronta a rispettare le consegne, a patto che l’Occidente riveda le sue posizioni. “Non abbiamo mai rifiutato di fornire gas all'Europa”, ha affermato, “ma ci è stato detto che il nostro gas non è necessario”.

Bruni: gestione partecipata delle risorse

La situazione attuale, quindi, oltre ad avere un impatto immediato sulle spese delle famiglie, pone nuovamente in risalto la questione della transizione ecologiche e dell'eccessivo affidamento alle fonti fossili, come spiega il professor Luigino Bruni, docente di Economia alla Lumsa e direttore scientifico di Economy of Francesco, che si svolgerà ad Assisi dal 22 al 24 settembre prossimi:

Ascolta l'intervista integrale a Luigino Bruni

I prezzi sono alti perché quello del gas è un mercato particolare, speciale, quasi unico nel suo genere. Essendo così pochi i produttori, avendo dei costi di estrazione e di trasporto molto elevati e con un’economia di scala molto molto impegnativa - perché trasportare gas da un produttore al consumatore richiede infrastrutture particolarmente costose - affidarlo al mercato significa che i pochi soggetti che gestiscono le offerte di gas, le poche agenzie di acquisto e le ancor meno agenzie di produzione e vendita sono soggetti ad altissime speculazioni. Siccome oggi questi soggetti immaginando una situazione geopolitica legata alla guerra in corso in Ucraina, molto complessa per quanto riguarda la produzione e l’approvvigionamento del gas, reagiscono con prezzi che rispondono a queste paure e a queste ansie. Quando questo tipo di speculazioni, di ansie e di paure si verificano per prodotti non soggetti a queste forme di quasi monopolio o di oligopolio, quando questo tipo di previsioni negative si concentrano in pochi soggetti la speculazione raggiunge livelli molto alti. Quindi qual è il problema? Come direbbe qualcuno: “è il mercato, bellezza!” Il mercato che è un’invenzione meravigliosa per tante cose perchè ti consente che al mattino si apra un rubinetto a Milano e arriva il gas della Russia senza passaggi complicati,  funziona nei tempi tranquilli, ma è molto molto vulnerabile nei tempi di crisi e quindi è un po' inevitabile in questo momento. Avendo fatto una scelta di politica economica e di capitalismo, decenni fa, quando si è deciso di lasciare le materie prime cruciali in mano ai mercati privati questo comporta che in tempo di crisi siamo vulnerabili a questi tipi di speculazione. 

Quindi l'aumento del prezzo non è dovuto solamente al comportamento della Russia, ma di tutti gli attori del mercato?

Non è un problema di offerta, ma di domanda dei consumatori. I prezzi vengono fatti sul mercato di Amsterdam, mercato con pochi soggetti, poche agenzie essenzialmente nazionali che acquistano e che poi loro volta lo distribuiscono e lo rivendono alle famiglie e alle imprese, quindi è un mercato molto particolare che risente molto degli umori dei singoli operatori. Quando il prezzo lo fanno 7, 8, 12 soggetti, chiaramente le loro previsioni negative e loro paure diventano determinanti. C'è in questo momento una pessima idea sulla capacità che avremo in futuro di prendere gas della Russia, perché si stanno inasprendo molto i toni della guerra e sta diventando molto lunga. Qui si parla di miliardi di euro che vengono messi in gioco ogni mese.

Siamo a meno di un mese da Economy of Francesco, la stessa Laudato si’ parla dell’importanza delle energie rinnovabili. Alla luce delle parole del Papa, quali sono le cose da fare e come può essere d’aiuto, o di interpretazione il testo pontificio?

Chiaramente tutto quello che sta avvenendo ora sta mostrando che, al di là dei buoni propositi e delle dichiarazioni dei politici e delle imprese sulla transizione green e sull’abbandono delle fonti fossili, noi siamo ancora totalmente immersi nel capitalismo delle energie fossili. Adesso il gas ci sta “distruggendo” ed è proprio quel gas che dovevamo abbandonare insieme al petrolio e al carbone per passare alle energie rinnovabili. Tutto quello che sta avvenendo è la dimostrazione che stiamo molto in ritardo. Se noi avessimo seguito la Laudato si’, ma anche le indicazioni che venivano dal mondo ambientalista e delle persone normali, che ci dicevano che questo sistema non è sostenibile e non si poteva inquinare il pianeta con le fonti fossili, oggi non dipenderemmo così profondamente dal gas. Questo è un grande fallimento degli ultimi 30 anni della politica, innanzitutto. Se noi fossimo capaci di un’autonomia – che non è l’autonomia di continuare a produrre gas in casa, che è la solita strategia miope e di breve periodo di trivellare il Mediterraneo per cercare di recuperare un po' di gas e di dipendere non dal 40%, ma dal 25%. Noi invece dobbiamo fare investimenti per produrre energia in un altro modo, che non inquini e che ci renda indipendenti dalle guerre di domani, che speriamo non ci siano, ma ci potrebbero essere. Non possiamo investire miliardi di euro per trivellare il Mediterraneo, sapendo che queste soluzioni sono da superare tra qualche anno, perché è insostenibile un capitalismo che continua a buttare anidride carbonica nell’aria. Il gas magari è un po’ meglio del petrolio e del carbone, ma è sempre una fonte fossile. Quindi il Papa ha perfettamente ragione di sollecitare. Il Papa ha scritto sette anni fa la Laudato si’. Ci sono ambientalisti che da 50 anni denunciano un sistema insostenibile: abbiamo dovuto aspettare Putin e la guerra per capire che eravamo troppo indietro. Questo capitalismo va riformato, ma va riformata anche la gestione dei beni comuni. Il gas è anche un bene comune. Lo hanno prodotto milioni di anni passati, lo ha prodotto la terra, è un bene che è lì e noi la stiamo gestendo in modo totalmente privatistico con dei profitti spaventosi per non noi.  Immaginare che le grandi risorse dell’umanità vengano gestite in modo più partecipato, meno privato, più pubblico, è decisivo.

 

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27 agosto 2022, 09:31