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Anne Frank, una luce nel buio della storia che ci spinge a credere ancora nella bontà

Era il 12 giugno del 1942 quando la giovane ebrea tedesca, che tre anni dopo morirà nel campo di sterminio nazista di Bergen-Belsen, riceveva in dono un diario destinato a raccogliere le sue confidenze e riflessioni sul mondo e sulla vita durante i lunghi mesi trascorsi nell'alloggio segreto, fino all'irruzione delle SS e l'arresto. A 80 anni di distanza, le sue parole suonano vere, per questo sono sempre attuali, commenta Matteo Corradini, ebraista e scrittore

Adriana Masotti - Città del Vaticano

Simbolo per eccellenza della Shoah, Annelies Marie Frank detta Anne, era nata a Francoforte sul Meno il 12 giugno 1929. É conosciuta in tutto il mondo per il suo Diario, lucida testimonianza di angoscia e resistenza di fronte al male perpetrato dal nazismo, ma anche di speranza. Per ricordarla, tre anni fa a Venezia 90 lettori si sono prestati per una lettura integrale del testo. L'iniziativa progettata da Matteo Corradini, scrittore che si occupa di didattica della Memoria e fa ricerca sulla Shoah in Olanda e nella Repubblica Ceca, ha raccolto alcune loro testimonianze che dicono l'importanza del libro. "L’ho letto da ragazzina e ha indirizzato molte scelte della mia vita", scrive ad esempio una signora e un'altra: "Alla fine della lettura, mia figlia mi ha chiesto: “ma perché?”. Non ho avuto risposta. Vorrei dare voce ad Anne perché ci si continui a domandare perché e ci si continui a ricordare che quella domanda non ha risposta".

Un regalo speciale di compleanno

Il Diario è un regalo, festeggia i 13 anni di Anne che vive ancora libera con mamma, papà e Margot, la sorella più grande. In Germania si vive una grave crisi economica, il lavoro scarseggia. In questo contesto cresce l'antisemitismo cavalcato da Hitler. La famiglia di Anne decide di trasferirsi in Olanda, ad Amsterdam, spera di sfuggire ad una persecuzione contro gli ebrei sempre più opprimente. Dalla prima casa in città, il trasferimento nel 1942 in un altro edificio dove viene allestito un alloggio segreto. Anne ha con sè il diario su cui scrive ciò che sente e che pensa. Per due anni fino al 4 agosto 1944 quando gli uomini delle SS irrompono in quelle stanze. Anne viene deportata con gli altri prima nel campo di concentramento di Auschwitz, poi nel novembre 1944 insieme alla sorella, in quello di Bergen-Belsen. Entrambe muoiono di tifo un anno dopo. Nel frattempo il Diario di Anne è stato recuperato e nel 1947 verrà pubblicato per la prima volta in 3.000 copie. Viene presto tradotto in una settantina di lingue, ne vengono tratti uno spettacolo teatrale e un film. In tutto il mondo si viene a conoscere la vicenda di Anne.

“Venerdì 12 giugno ero già sveglia alle sei: si capisce, era il mio compleanno! Ma alle sei non mi era consentito d'alzarmi, e così dovetti frenare la mia curiosità. Subito dopo le sette andai nel salotto per spacchettare i miei regalucci. Il primo che mi apparve fosti tu, forse uno dei più belli fra i miei doni.”

Così scrive Anne domenica 14 giugno, due giorni dopo averlo ricevuto, esattamente 80 anni fa. Da allora rappresenterà la sua migliore compagnia, il luogo delle confidenze, dei pensieri, delle paure, dei sogni, dei desideri e anche della descrizione di una condizione di vita sempre più difficile e dolorosa. Anne non si scoraggia facilmente, continua a fare progetti. Scrive: “E' un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell'intima bontà dell'uomo." E più avanti: "Bisogna che studi per non rimanere ignorante, per andare avanti". Con sincerità confessa: "Tante volte non sono abbastanza forte e sono più quelle in cui fallisco che quelle in cui ho successo. Ne sono consapevole e cerco di migliorarmi ogni singolo giorno”.

Tutto si volgerà nuovamente al bene

Anne è consapevole di ciò che accade all'esterno del suo nascondiglio, le notizie della guerra e dell'avanzata dei nazisti arrivano anche lì e non fanno sconti alla realtà. Eppure riesce a scrivere frasi come queste: 

“Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l'avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l'ordine, la pace e la serenità.”

Un'edizione del Diario
Un'edizione del Diario

Corradini: una luce nel buio della storia

L'ultima data annotata sul Diario è il primo agosto del 1944. Tre giorni dopo accadrà ciò che tutti nell'alloggio segreto avevano sempre temuto. Anne aveva scritto: "Voglio continuare a vivere dopo la mia morte!". Al microfono di Vatican News, Matteo Corradini che ha lavorato a lungo sui testi di Anne Frank ci aiuta a ricostruire la figura e il mondo di una ragazzina davvero speciale:

Ascolta l'intervista a Matteo Corradini

Matteo Corradini, Anne Frank scriveva appena ricevuto il diario: "Spero che ti potrò confidare tutto, come non ho mai potuto fare con nessuno, e spero che sarai per me un gran sostegno". A quel tempo per una ragazzina il diario era qualcosa di molto prezioso…

Sì, Anne Frank desidera questo diario così tanto che lo sceglie prima del compleanno, va con il padre in un luogo che oggi chiameremmo cartolibreria, che esiste ancora ed era proprio dietro casa loro; il giorno del compleanno suo padre glielo fa trovare incartato sul tavolo dove avevano messo anche altri regali e questo diario le farà compagnia nelle prime settimane ancora di libertà, quindi nelle settimane nelle quali Anne Frank vive a Merwedeplein, una piazza nella periferia di Amsterdam di allora, e poi soprattutto l'accompagnerà nei lunghi mesi di nascondiglio in Prinsengracht, più verso il centro della città.

Visitatori alla Casa-museo di Anne Frank ad Amsterdam
Visitatori alla Casa-museo di Anne Frank ad Amsterdam

Lei ha visitato la casa dove Anne ricevette quel dono: che cosa ha provato in quel luogo?

La prima cosa che si prova in quella casa è un senso di grande rispetto per il passato di questa ragazza che tutti noi crediamo di conoscere per aver letto il suo Diario, ma che ci nasconde sempre qualcosa di nuovo. E' una casa piccola dove vivevano quattro persone: mamma papà, la sorella e Anne. C'è ancora la sua cameretta con il suo lettino piccolo, c'è una zona giorno abbastanza ampia con una porta scorrevole in mezzo che separava due ambienti diversi e dove Anne festeggerà il suo ultimo compleanno in libertà, il 12 giugno del 1942. E' una casa che oggi è chiusa: non c'è accesso per i visitatori che invece vanno numerosissimi in Prinsengracht dove si trova il nascondiglio della famiglia Frank.

Nel 2015 lei ha curato con Dafna Fiano, la traduttrice dei testi originari, la nuova edizione italiana del Diario. Che cosa le è rimasto di più nella memoria e nel cuore di questo testo su cui ha tanto lavorato?

Abbiamo lavorato con Dafne Fiano per 13 mesi per fare la nuova versione italiana che poi è stata pubblicata da Rizzoli. La cosa che mi è rimasta di più è stato il lavoro sul linguaggio. Abbiamo voluto lavorare molto sul linguaggio di Anne per ridare freschezza a questo linguaggio che nel tempo era stato rispettato, ma era stato considerato troppo come letterario; invece noi abbiamo provato a considerarlo, nelle parti dove Anne scrive più in libertà, come il linguaggio di una ragazza e quindi con tutta la freschezza e anche a volte l'ingenuità del linguaggio di una ragazza. Su certe parole abbiamo lavorato per giorni per trovare la soluzione più giusta.

Una scritta di Anne Frank
Una scritta di Anne Frank

Il Diario di Anne Frank ha avuto un successo enorme. Che cos’è che secondo lei colpisce di più il lettore? Perché ha avuto questa grande risonanza a livello mondiale?

Ha avuto questa grande risonanza perché è vero. C'è qualcosa di attraente nelle cose vere, credo, e il Diario di Anne Frank è vero dalla prima all'ultima parola e i ragazzi anche di oggi percepiscono questa verità, una verità che parla ancora a loro, che parla ancora alle loro emozioni, ai loro sentimenti. Loro provano situazioni molto diverse, per fortuna, rispetto a quelle che provava lei, però il nucleo forte e le emozioni di una tredicenne, di una quattordicenne di allora, assomiglia moltissimo al nucleo forte di una quattordicenne di oggi.

Forse a fare impressione leggendo le cose scritte da Anne è che era una ragazza che faceva una vita normale, studiava, si divertiva, aveva amicizie, frequentava ragazzi, aveva progetti per la sua vita. Poi tutto cambia. Quante vite cambiano, si interrompono anche oggi, quanti sogni finiscono… penso in particolare a chi si trova in mezzo ad una guerra o alle ragazze dell’Afghanistan di cui non ci ricordiamo più…

Sì, anche oggi, dicendo una cosa perfino un po' scontata, di Anne Frank è ancora pieno il pianeta, però questa cosa che appare ai nostri occhi un po' scontata non deve esserlo mai umanamente, cioè in ogni persona noi dobbiamo trovare l'originalità di quella determinata persona. Il fatto che tante ragazze e tanti ragazzi oggi subiscano ancora la violenza degli adulti, l'oppressione degli adulti, le guerre degli adulti: Siria, Afghanistan, Africa centrale sono luoghi dove avere 14 anni non è per niente facile, anzi è un'età che ti mette già di fronte a scelte terribili, a orrori terribili, esattamente come Anne Frank era stata messa di fronte agli orrori del nazismo. La storia ha un po' questo difetto che in realtà non si ripete mai uguale a se stessa per cui oggi i nazisti di allora non ci sono più. Però ci sono rimaste come eredità dalla storia ancora la violenza, la guerra e l'oppressione e queste cose vanno combattute oggi come allora anche in nome delle generazioni che verranno dopo di noi. Noi adulti purtroppo abbiamo questa responsabilità: che le guerre le facciamo noi e le decidiamo noi anche sulla pelle dei più piccoli.

Il diario di Anne Frank, è "una luce nel buio della storia e ancora oggi illumina la vita di milioni di persone". Lo ha scritto lei presentando la nuova edizione del Diario. Perché una luce nel buio, che cosa è in grado di dirci oggi?

E' in grado di dirci che le persone riescono ad essere se stesse anche in una situazione nella quale l'umanità sembra essere sconfitta. La guerra è una sconfitta per l'umanità, il nazismo è una sconfitta ma dentro questo buio ci sono queste luci. Allora anche oggi ci sono delle situazioni di sconfitta dell'umanità: guardiamo l'attacco russo in Ucraina, guardiamo certe situazioni dell'Oriente dove regimi opprimono intere popolazioni. Però anche in questo buio c'è l'umanità, c'è la luce, allora Anne Frank ci dà questo senso di speranza che non è una speranza consolatoria ma anzi ci spinge tutti a lavorare per concretizzare questa speranza.

Una statua raffigurante Anne Frank ad Amsterdam
Una statua raffigurante Anne Frank ad Amsterdam

Anne Frank vive due anni reclusa, conosce il dolore suo e anche degli altri, non può più andare a scuola, sa quello che succede intorno a lei e il rischio che corre, ma rimane capace di sperare e di credere nella bontà umana. E’ una specie di miracolo. Qualcosa di cui c'è veramente bisogno anche oggi...

La freschezza di Anne Frank è anche in quella frase, cioè nell'idea che, nonostante tutto, il nostro compito sulla terra non è mai esaurito. Anne Frank ha questo senso e noi potremmo dire che a 14 anni forse è più facile avere questo senso di forza, di resistenza alla realtà, poi man mano che gli anni passano a volte ci sentiamo più affaticati. Ecco, Anne Frank ci restituisce questo senso di giovinezza e la possiamo leggere a qualsiasi età, possiamo leggere le sue pagine anche molto dopo i 15 anni, io ne ho parecchi di più però Anne Frank mi restituisce questa giovinezza e risveglia in me, come credo risvegli in milioni di lettori in giro per il pianeta, quella piccola parte di noi che è ancora giovane.

Ancora un'immagine di Anne Frank
Ancora un'immagine di Anne Frank

Anne voleva realizzare se stessa. Usa espressioni forti: “Voglio farmi avanti, non posso pensare di vivere come mamma (…). Debbo avere qualcosa a cui dedicarmi, oltre al marito e ai figli! Voglio continuare a vivere dopo la mia morte!”…

Sì, lei era abituata a scrivere frasi molto forti, perché il diario le serviva anche come sfogo. Aveva un rapporto molto difficile con la madre e quindi scrive frasi davvero dure, a volte, riguardo ai genitori, riguardo alla realtà. Una ragazzina chiusa per mesi dentro poche stanze con persone con le quali ha confidenza e anche con persone con le quali non ha nessuna confidenza, quindi in una situazione molto difficile e il diario le serve per rimanere lucida e se stessa. Lei scrive cose anche belle sulla sua presenza di donna nel mondo e, per esempio, anche con molta ironia scrive: "io non farò mai la casalinga" e noi prendiamo queste parole così, con un sorriso. Non sappiamo quale sarebbe stato il sogno di Anne fuori da lì, lei ne elenca moltissimi: voleva fare la scrittrice, la giornalista, la storica che ricostruisce gli alberi genealogici delle dinastie reali, voleva fare la pattinatrice sul ghiaccio, voleva fare l'attrice e la cantante. Voleva fare tante cose come immagino vogliono fare tante cose anche i 14enni di oggi. Noi non sappiamo che cosa voleva fare Anne Frank per davvero, la cosa di cui siamo sicuri è che la guerra e il nazismo hanno fermato qualsiasi suo sogno. E' questo che stona, è questo che ci fa male: sapere che qualsiasi sogno avesse avuto Anne Frank, lei non lo ha potuto realizzare.

Sono passati 80 anni dal quel regalo. Che senso ha ricordare, come abbiamo voluto fare noi oggi, questo anniversario?

Ci sono parole che non hanno un tempo, ci sono parole che restano, che stanno lì e coinvolgono le persone, spingono le persone a cambiare, spingono le persone ad essere migliori e a provare a costruire anche un pianeta migliore. Ecco, il Diario di Anne Frank si colloca, credo, tra le parole importanti dell'umanità, le parole che rimangono e che rimarranno sempre e che continuano a vivere nelle persone. Certo, il desiderio di Anne Frank sarebbe stato quello di sopravvivere fisicamente alla guerra, però le sue parole permettono a tutti noi di far vivere non soltanto lei, ma in fondo di far vivere anche noi stessi. Noi viviamo in parte anche per le parole che ci sono state date dal passato, la nostra vita è piena proprio perché è stata riempita in parte dalle parole del passato che dentro di noi sono parole di oggi. Anne Frank ha questa forza, le sue parole sono parole di oggi, hanno 80 anni ma non li senti.

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12 giugno 2022, 09:06