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Il direttore dimissionario di Frontex, Fabrice Leggeri Il direttore dimissionario di Frontex, Fabrice Leggeri  

Migranti, si dimette il direttore di Frontex. Morti tremila migranti da inizio 2020

Il direttore di Frontex, Fabrice Leggeri, si è dimesso dopo le polemiche sui respingimenti nel Mar Egeo alimentati da un’indagine interna dell’Unione Europea. Intanto l’Unhcr lancia l’allarme sull’aumento delle vittime nei viaggi della disperazione dal Nord Africa all’Europa

Marco Guerra – Città del Vaticano

È polemica sull’Agenzia europea della Guardia di frontiera e costiera (Frontex), dopo le dimissioni del suo direttore, il francese Fabrice Leggeri, presentate giovedì al consiglio dell’agenzia dell’Ue e rese note venerdì. Leggeri ha lasciato l’incarico a seguito di un rapporto stilato al termine dell’indagine dell’Olaf, l'Ufficio europeo per la lotta antifrode, che critica la gestione di Frontex.

L’indagine Olaf

I risultati dell’inchiesta non sono stati pubblicati ma, secondo le indiscrezioni raccolte da alcune testate giornalistiche francesi, l’Olaf recrimina a Fabrice Leggeri ed altri membri dell’agenzia di "non aver rispettato le procedure, aver mostrato slealtà verso l'Unione europea e una cattiva gestione personale". L’indagine si inserisce, oltretutto, in un contesto più ampio di accuse pregresse, mosse da parte di più realtà, riguardanti pratiche illegali di respingimenti dei migranti nel Mar Egeo e di compiacenza nei confronti delle autorità greche. Dal canto suo, l'ex direttore di Frontex nega qualsiasi coinvolgimento dell'agenzia in respingimenti illegali e dichiara che le sue dimissioni siano una risposta a uno scarso sostegno politico. Le posizioni emergono da una mail mandata al suo staff e ottenuta dal settimanale tedesco Der Spiegel. Leggeri afferma che si vorrebbe trasformare Frontex "in una specie di organizzazione dei diritti umani", il cui compito sarebbe solo supervisionare le operazioni di frontiera degli stati UE. Questo, scrive, non è il mandato dell'agenzia, che sarebbe invece sostenere gli Stati membri nella protezione delle frontiere esterne.

Il mandato di Frontex

Ad ogni modo, resta il tema di fondo del mandato di Frontex torna con forza al centro del dibattito politico europeo, con alcune Ong che accolgono con soddisfazione le dimissioni di Fabrice Leggeri e chiedono perfino di chiudere l’agenzia per il controllo delle frontiere esterne dell’Ue. Alcune forze politiche auspicano un cambiamento profondo del mandato nella direzione dei diritti, ma solo lo scorso gennaio 16 Stati Ue hanno chiesto più fondi per rafforzare i confini, anche con muri. Ieri una portavoce della Commissione europea, Anitta Hipper, ha ribadito che "il ruolo cruciale di Frontex è quello di aiutare gli Stati membri a proteggere le frontiere esterne comuni dell'UE e allo stesso tempo di garantire il rispetto dei diritti fondamentali. Perché questo accada, Frontex deve avere un'agenzia stabile e ben funzionante”. Intanto la Commissione ha annunciato che procederà rapidamente alla nomina di un nuovo direttore per garantire la piena continuità dell'agenzia.

Tremila morti in mare nel 2022

Il terremoto che ha investito Frontex arriva mentre l'Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) pubblica un nuovo bollettino che riferisce che più di 3000 persone, in questi primi mesi del 2021, hanno perso la vita cercando di raggiungere l'Europa attraversando il Mediterraneo centrale e occidentale e l'Atlantico. Nel 2021, “1.924 persone sono state segnalate come morte o disperse sulle rotte del Mediterraneo centrale e occidentale, mentre altre 1.153 sulla rotta marittima dell'Africa nord-occidentale verso le  isole Canarie”, sottolinea l'Unhcr. Il numero di morti segnalati nello stesso periodo del 2020 era di 1.544 per le due rotte. La maggior parte delle traversate in mare sono avvenute su gommoni sovraccarichi ed instabili, molti dei quali si sono rovesciati o sgonfiati, ricorda l'Unhcr. Per far fronte a questa situazione l'Unhcr chiede "163,5 milioni di dollari per assistere e proteggere migliaia di rifugiati e altre persone". Serve un sostegno per aiutare a "fornire alternative significative a questi pericolosi viaggi e impedire che le persone diventino vittime dei trafficanti".

Brambilla (Asgi): tema di fondo è il mandato di Frontex

“Dall’indagine Olaf emerge la volontà di Frontex di non far emergere le violazioni e di non fare nulla per fermarle”, commenta Anna Brambilla, membro dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), che poi si sofferma sul tema del mandato di Frontex: “Il problema di fondo sta nel mandato che sostanzialmente è quello di rafforzare le frontiere esterne, affiancando la polizia degli Stati membri. Si affida ai corpi di polizia il controllo delle frontiere esterne senza affidargli compiti di salvataggio”. “Da questo cambio di vertice dobbiamo aspettarci pochi cambiamenti sul modo di operare – prosegue Brambilla – se non ci sarà una modifica statutaria di Frontex”. Nell’intervista con Vatican News l’esponente di Asgi sottolinea che “la struttura operativa di Frontex è tale da agevolare condotte senza un controllo effettivo” e poi auspica che l’Ue torni a predisporre missioni navali di ricerca e soccorso dei migranti, che sono state interrotte nel 2015. “L’Ue ha dato prova di saper ospitare i rifugiati ucraini – afferma in conclusione - ma questo ha accentuato molte contraddizioni perché le misure di protezione messe in atto per quest’ultimi confliggono con i respingimenti di afghani e siriani”.

 

Ascolta l'intervista ad Anna Brambilla

 

 

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30 aprile 2022, 12:46