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Profughi ucraini al confine con la Romania Profughi ucraini al confine con la Romania

Krajewski in Ucraina: porto l'amore del Papa a un popolo in fuga

L'elemosiniere del Papa ha raggiunto il Paese in guerra, portando l'abbraccio del Pontefice a chi ha lasciato le proprie case. Tante sono le testimonianze dei profughi, soprattutto donne sole o con figli. Cercano di raggiungere una destinazione sicura dopo aver vissuto il terrore dei bombardamenti e aver perso tutto. Mobilitate la Chiesa e le organizzazioni umanitarie, i cui componenti raccontano il dramma di tanti di loro

Devin Watkins e Alessandro Guarasci - Città del Vaticano

Ci sono tanti modi di stare vicino a chi soffre, con l'aiuto materiale, spirituale, con una semplice chiamata o portando un pensiero. In questo mosaico di voci c'è chi si apre all'ascolto anche dei lontani e chi accoglie il dolore delle donne. 

L'abbraccio del Papa al popolo ucraino

Il cardinale Konrad Krajewski, Elemosiniere del Papa, si trova ora in Ucraina per portare l’aiuto e la vicinanza di Papa Francesco. “Il Santo Padre mi manda per manifestare il suo amore verso il popolo perseguitato, il popolo che si deve spostare, il popolo che deve fuggire dalle proprie case, diocesi, e città”, spiega il porporato. “Il Papa li vuole tutti abbracciare e stare vicino a loro e dirgli che gli vuole bene”, aggiunge: “Io porto la sua Benedizione, ma già la presenza qui nella terra dove c’è la guerra è molto significativa. Quando incontro la gente, già il fatto che si viene dal Vaticano a nome del Santo Padre gli dice tutto. Spesso vedo già le lacrime perché il Papa è così vicino”.

Shevchuk: La Chiesa è sarà con il suo popolo

Alla missione del cardinale Konrad Krajewski fa riferimento anche Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore di Kiev-Halyč della Chiesa greco-cattolica ucraina, nel consueto videomessaggio. “Oggi – afferma - vogliamo accogliere il nostro ospite con dignità e aiutarlo a vedere le ferite dell’Ucraina”. “La Chiesa è e sarà con il suo popolo,  nei luoghi in cui la nostra presenza è più richiesta”, per abbracciare le persone e aiutarle ad alleviare le loro sofferenze. Infine il ringraziamento al vescovo di Chisinau, monsignor Antonyj Cosha, per “l’eccezionale sostegno e l’accoglienza dei nostri migranti, della gente in fuga” dall’Ucraina alla Moldavia.

Il parroco di Kiev: questo incubo deve finire

Padre Pavlo Vyshkovkyi è un oblato di Maria Immacolata e parroco della Chiesa di San Nicola a Kiev. Racconta dell’impegno che tanti fedeli e volontari stanno mettendo per aiutare la popolazione in difficoltà, costretta anche a due ore di fila per prendere il pane. Il sacerdote spiega che in questi momenti di difficoltà tanti si sono avvicinati ai sacramenti, si sono aperti alla fede. “Il Signore – racconta padre Pavlo – lavora anche nei momenti difficili”. E di questi momenti ce ne sono molti, si vive la paura della guerra, si vivono le drammatiche conseguenze. “Ci sono 900 bambini – spiega – che sono invalidi per colpa del conflitto”. La speranza è nella preghiera perché, conclude il sacerdote, “questo incubo possa finire”.

Ascolta la testimonianza di padre Pavlo Vyshkovskyi

La forza delle donne ucraine

E in questo 8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, numerose le manifestazioni con uno sguardo particolare alle donne ucraine, cui verrà chiesto soprattutto lo stop al conflitto e che saranno dedicate alle "sorelle ucraine", in particolare quelle che da sole o con i propri figli raggiungono i confini sfidando bombe e violenze. Molte di loro sono state accolte in Moldavia dalle Suore Missionarie della Provvidenza. Suor Rosetta Benedetti, nell’intervista a Radio Vaticana – Vatican News, racconta il dramma di molte di loro.

Ascolta l'intervista a Suor Rosetta Benedetti

Il dolore negli occhi

“Arrivano impaurite e stanche fisicamente e interiormente e noi cerchiamo di dare loro il meglio che abbiamo: una sistemazione, cibo, vestiti”. Poi cerchiamo di aiutarle a raggiungere la loro destinazione, lontano dall’assurdità e dal dolore di questa guerra. “Una di loro – racconta Suor Rosetta – è arrivata in lacrime, senza documenti, con l’esigenza di andare all’ambasciata ucraina in Moldavia”. Io non sapevo che cosa dire – confessa la religiosa – e l’ho semplicemente abbracciata, dicendole di non preoccuparsi. Sei con noi che ti vogliamo bene”.

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08 marzo 2022, 12:30