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Ucraina, gli esperti delle università cattoliche SACRU a confronto

Come evitare una ulteriore escalation nella guerra in Ucraina. Ne parla Raul Caruso, professore di Economia della Pace all’Università Cattolica di Milano nel contributo che segue, come parte di un ampio progetto ideato dal consorzio degli atenei cattolici in queste ultime settimane di forti tensioni internazionali

La Strategic Alliance of Catholic Research Universities (SACRU) alla luce dei numerosi appelli di Papa Francesco per la pace in Ucraina e in linea con l'obiettivo specifico di cooperazione globale per il Bene Comune all’insegna dell’identità cattolica, ha raccolto in queste ultime settimane le prospettive di diversi esperti di Relazioni Internazionali, Economia e Teologia delle Università partner, provenienti da quattro continenti. Il tema dunque è uno sguardo ampio sulla pace. Di seguito vi proponiamo il contributo di Raul Caruso, Professore di Economia della Pace all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano:

di Raul Caruso *

La notte del 24 febbraio 2022, Vladimir Putin ha lanciato un attacco su larga scala contro l'Ucraina. Molti paesi hanno condannato severamente l'attacco. La tensione è ora aumentata e quindi tutti i governi e i diplomatici dovrebbero lavorare instancabilmente per evitare un ulteriore peggioramento della situazione e per proteggere i civili. Qui di seguito, sollevo tre punti aggiuntivi che vale la pena discutere per evitare un'ulteriore escalation nel prossimo futuro.

In primis, anche se in queste ore l'attenzione è su Russia, Stati Uniti ed Europa, è il momento di rinvigorire un ampio dialogo con la Cina. La cooperazione con la Cina è oggi impellente. In particolare, dato che gli stati occidentali stanno imponendo una serie di importanti sanzioni economiche contro il Cremlino, la Cina potrebbe diventare l'attore chiave in questo scenario. Infatti, le sanzioni potrebbero rivelarsi di fatto inefficaci se un grande partner commerciale come la Cina prendesse il controllo degli affari dei paesi occidentali con la Russia. Recentemente Pechino e Mosca hanno rafforzato i loro legami e la Cina è un grande importatore di petrolio e gas russo. La Cina potrebbe aumentare le sue importazioni sostenendo così pesantemente il Cremlino. Gli Stati Uniti e i Paesi europei devono evitare questo.

In secondo luogo, anche se apparentemente impopolare e inefficace nel breve periodo, è il momento di rilanciare politiche e accordi globali sul commercio di armi. Negli ultimi anni, l'approccio ambiguo dei governi occidentali sul commercio di armi ha contribuito alla frammentazione del mercato delle armi. I governi occidentali sono diventati concorrenti nel mercato mondiale delle armi piuttosto che attenersi alle relazioni tradizionali per restringere il mercato. Poi, la vendita di armi è diventata un elemento centrale della politica estera russa e alcuni paesi sono ora vincolati al Cremlino a causa di questo legame. Il segnale che deve essere inviato al mondo è che le democrazie sono effettivamente impegnate a stabilire la pace, quindi ogni ulteriore ambiguità nel mercato globale delle armi deve essere evitata.

Infine, le democrazie europee dell'UE devono impegnarsi a finalizzare l'allargamento verso i Balcani. Lì, Putin ha un impatto sostanziale sulla regione a causa del sostegno dato a un membro della presidenza tripartita bosniaca, ovvero il leader serbo-bosniaco Milorad Dodik. Negli ultimi mesi, la tensione è aumentata nella regione. Inutile dire che una nuova guerra in Bosnia sarebbe lo scenario peggiore per l'Europa. In breve, raggiungere un cessate il fuoco è estremamente urgente, ma anche lavorare per cambiare lo scenario globale di instabilità è necessario.

* Professore di Economia della Pace all’Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano

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25 febbraio 2022, 09:44