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Un drone militare chiamato "Kalashnikov" mostrato nel 2019 in Russia Un drone militare chiamato "Kalashnikov" mostrato nel 2019 in Russia

Armi autonome: chiusa senza un’intesa la Conferenza all’Onu

Nell’incontro tenutosi a Ginevra dal 13 al 17 dicembre non è stato raggiunto un accordo per arrivare ad una normativa che stabilisca il primato del controllo umano, e non dell’intelligenza artificiale, nell’utilizzo di armi letali

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

La sesta Conferenza di revisione della Convenzione sulla proibizione o limitazione dell'uso di alcune armi convenzionali si è conclusa senza un accordo. L’incontro si poneva, tra gli obiettivi, quello di riconoscere la necessità di tracciare norme e linee morali per assicurare un controllo umano sull'uso delle armi autonome letali. E aveva anche l’ambizione di iniziare i negoziati su uno strumento giuridicamente vincolante. La Conferenza è invece terminata con l’indicazione a “considerare proposte”, ad elaborare possibili misure “prendendo in considerazione protocolli esistenti”, rinviando tutto a nuove discussioni nel 2022.

Cosa sono le armi autonome

A differenza delle armi semi-autonome, quelle completamente autonome sono gestite da sensori e software. Utilizzano nuove tecnologie come l'intelligenza artificiale e il riconoscimento facciale. Lo scenario, per ora visto nelle trame di alcuni film ma già in parte sviluppato dalla tecnologia, è quello di carri armati, sottomarini, robot e flotte di droni che colpiscono obiettivi senza la supervisione umana. In un rapporto dell’Onu, pubblicato a marzo, si sottolinea che il primo attacco autonomo con droni sarebbe già avvenuto in Libia. Alcuni Paesi, tra cui Stati Uniti e Russia, hanno destinato ingenti somme allo sviluppo di queste armi. Complessivamente, i dati sulla spesa militare nel mondo sono drammatici: si registra un raddoppio, dal 2000 ad oggi, a livello globale, arrivando a sfiorare i duemila miliardi di dollari all'anno, di fronte alle tante guerre, molte dimenticate, che affliggono il mondo.

Le armi non sono la strada (Angelus del 12-12-2021)

La guerra è un fallimento dell'umanità

Il dialogo internazionale, non le armi, è la strada da intraprendere. All’Angelus di domenica 12 dicembre Papa Francesco ha ricordato dati allarmanti. “A me addolora tanto - ha detto il Pontefice - la statistica che ho letto, l’ultima: in quest’anno sono state fatte più armi dell’anno scorso. Le armi non sono la strada”. “La guerra - scrive il Pontefice nell’enciclica Fratelli tutti - è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male”.

Santa Sede: si compia ogni sforzo per il disarmo completo

I sistemi di armamento, in particolare quelli autonomi, sollevano questioni morali ed etiche. Secondo la Santa Sede “è imperativo assicurare una supervisione umana adeguata, significativa e coerente” poiché solo gli esseri umani “sono in grado di vedere i risultati delle loro azioni e comprendere le connessioni tra causa ed effetto”. Nell’ambito dell’incontro tenutosi a Ginevra, la Santa Sede ha anche ribadito la necessità di compiere ogni sforzo “verso il disarmo generale e completo sotto un rigoroso ed efficace controllo internazionale”. Nel suo intervento alla Conferenza tenutasi in Svizzera, monsignor John D. Putzer, incaricato d'affari ad interim presso la Missione di Osservatore permanente della Santa Sede all’Onu di Ginevra, ha anche indicato una priorità: quella di “continuare la codificazione e lo sviluppo progressivo delle regole del diritto internazionale applicabili nei conflitti armati”.

L'intelligenza artificiale sia al servizio del bene comune

Si deve invertire la rotta - ha affermato il rappresentante vaticano - verso un uso dell’intelligenza artificiale condiviso fra gli Stati e per scopi del tutto pacifici anziché militari. La Santa Sede esorta le nazioni a prendere in considerazione “la creazione di un'organizzazione internazionale per l'intelligenza artificiale, per facilitare e garantire il diritto di tutti gli Stati a partecipare allo scambio più completo possibile di informazioni scientifiche e tecnologiche per usi pacifici e per il bene comune di tutta la famiglia umana”. In questo tempo scosso dalla pandemia, ha spiegato monsignor Putzer, è importante “mettere le tecnologie emergenti al servizio dell'umanità per usi pacifici e per lo sviluppo umano integrale”. 

Serve un piano ambizioso per nuove regole

La sesta Conferenza di revisione della convenzione sulla proibizione o limitazione dell'uso di alcune armi convenzionali non ha portato ad una intesa, ma è stata un’occasione di dibattito e di confronto. Gli Stati hanno concordato di continuare il lavoro relativo alle tecnologie emergenti nel settore dei sistemi di armi letali autonome per un altro anno. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha chiesto ai Paesi di presentare un "piano ambizioso" sulle nuove regole. Austria e Nuova Zelanda hanno proposto, in particolare, la creazione di una nuova legge internazionale che regoli le armi autonome. Molti Paesi hanno manifestato il loro disappunto per il mancato raggiungimento di un accordo alla Conferenza di Ginevra. "All’andamento attuale, il ritmo dello sviluppo tecnologico rischia di superare le nostre delibere", ha affermato l'ambasciatore svizzero Felix Baumann.

Disappunto delle Ong per il mancato accordo

É grande il rammarico delle organizzazioni non governative impegnate su questo fronte. Hanno esortato i negoziatori ad iniziare a lavorare su un trattato internazionale per stabilire nuove regole legalmente vincolanti. “È una vera occasione persa”, ha detto il consulente scientifico del Comitato Internazionale della Croce Rossa, Neil Davison. La coalizione “Stop Killer Robots” ha espresso la propria delusione, affermando che pochi Stati, in particolare Stati Uniti e Russia, hanno impedito alla maggioranza dei Paesi di cogliere "un'opportunità storica", ma ha anche ribadito che continuerà a lavorare per assicurare un mondo in cui la tecnologia sia sviluppata e utilizzata per promuovere la pace.

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18 dicembre 2021, 10:44