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Circa tre ore di colloqui on line tra i due leader mondiali Circa tre ore di colloqui on line tra i due leader mondiali 

Summit Usa - Cina: aperti al dialogo ma le sfide restano

Terminato nella notte il summit virtuale tra i presidenti americano e cinese, Joe Biden e Xi Jinping. Una decina di minuti in pubblico e poi oltre tre ore di colloqui privati. Per ora solo dichiarazioni da entrambe le parti, per un faccia a faccia che Pechino ha definito schietto, produttivo e costruttivo volto ad aumentare la comprensione reciproca. Francesco Sisci: è fondamentale che i due si siano parlati per porre dei paletti che possano arginare la degenazione delle tensioni bilaterali

Gabriella Ceraso e Giancarlo La Vella - Città del Vaticano

Un saluto informale, la mano alzata e l’espressione "vecchio amico felice di rivederti" rivolta da Xi a Biden rompono il protocollo e diventano subito virali sui social, poi il colloquio, voluto da Washington con i principali funzionari di entrambe le parti da cui emerge ancora poco. Nessuna dichiarazione congiunta, non grandi annunci ma uno scambio sostanziale definito da Pechino comunque "costruttivo". Una linea comune nelle intenzioni c'è ed è quella del rispetto e della coesistenza pacifica in un dialogo che intende continuare. "Mi sembra che la nostra responsabilità come leader della Cina e degli Stati Uniti è quella di garantire che la concorrenza tra i nostri paesi non viri verso il conflitto, intenzionale o meno", ha detto Biden a Xi all'inizio del loro incontro virtuale. "Solo una semplice e diretta competizione" in un momento in cui le nazioni di entrambi si trovano da attraversare periodi non semplici  e anche alla luce di precedenti discussioni e affronti specie sulla questione degli uiguri nel nord-ovest della Cina, le proteste democratiche a Hong Kong,  le tensioni con Taiwan. Xi fa eco al tono cordiale di Biden nelle sue osservazioni di apertura, dicendo che la Cina e gli Stati Uniti devono aumentare la "comunicazione e la cooperazione". 

La questione di Taiwan

Toni diversi rispetto al passato ma le criticità sono sul tavolo: più leadership politica per tornare al confronto razionale chiede Xi al suo omologo, competizione senza conflitto o pratiche inique anzi cooperazione vantaggiosa per entrambi è il fronte su cui invece spinge Biden che promette la difesa dei valori statunitensi e degli alleati, e esprime - fa sapere la Casa Bianca-  la sua preoccupazione in tema di diritti umani in Tibet, a Hong Kong e nello Xinjian. Taiwan balza in primo piano come una ferita aperta tra i due. Immutate le posizioni: no ad azioni unilaterali per cambiare lo status quo o minare pace e stabilità chiedono gli Usa, pronti a misure decisive se indipendentisti superano la linea rossa risponde Xi: questo è - dice- giocare con il fuoco.

I due hanno anche parlato delle principali sfide regionali, tra cui la Corea del Nord, l'Afghanistan e l'Iran e hanno individuato nella lotta ai cambiamenti climatici e nel campo dell'energia i due terreni su cui far partire una proficua cooperazione e tentare di aprire una nuova era nei rapporti bilaterali. 

Un colloquio per guardare al futuro del mondo

"E' importante che i leader delle due grandi potenze si siano parlati" - afferma Francesco Sisci, esperto di questioni internazionali, nell'intervista a Radio Vaticana - Vatican News - per porre delle misure di sicurezza, dei paletti che evitino il degenerare delle tensioni che negli ultimi due anni hanno rischiato di incrinare pericolosamente i rapporti tra le due grandi potenze.

Ascolta l'intervista a Francesco Sisci

Sono molti gli argomenti su cui è necessario che Stati Uniti e Cina si confrontino: la pandemia in corso, ma anche le tematiche legate al riarmo nucleare, la salvaguardia del clima, l'economia e il commercio. Secondo Sisci, ormai sulla pandemia Washington e Pechino hanno intrapreso strade diverse. Altro discorso va fatto per la corsa agli armamenti non convenzionali, sui quali, ricorda lo studioso, stanno aumentando gli investimenti e non solo da parte di Usa e Cina. Su questo tema, quindi, è importante che vi sia un controllo reciproco dato che si tratta di una questione caldissima. Sulle sfide climatiche, dice ancora Sisci, c'è una condivisione di obiettivi, ma è sulla condivisione delle tecnologie sulla salvaguardia dell'ambiente che ci sono frizione nell'impossibilità, da parte dell'occidente, di mettere in comune le conoscenze attuali. Un tema intricato, infine, è quello dell'economia e del commercio. La Cina è ormai la prima potenza mondiale, ricorda Sisci, e, secondo gli Usa, non può ancora pretendere quelle deroghe chieste quando 20 anni fa Pechino aderì all'Organizzazione Mondiale per il Commercio ed era effettivamente un'economia in via di sviluppo. C'è poi una reciprocità dei rapporti che gli Usa chiedono alla Repubblica Popolare a livello di libertà imprenditoriale che oggi ancora non c'è.

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16 novembre 2021, 09:17