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Un momento di una delle proteste a Khartoum Un momento di una delle proteste a Khartoum 

In Sudan si polarizza il confronto sulla fase di transizione

A Khartoum dopo tre decenni di governo di al-Bashir, scendono in piazza in modo alternato le due fazioni che guidano la transizione verso la democrazia, mentre un blocco dei trasporti nell'est del Paese africano provoca problemi di approvvigionamento e ulteriori tensioni

Fausta Speranza - Città del Vaticano

Si susseguono le manifestazioni in Sudan ma di diverso tipo:  sono organizzate infatti da una o dall’altra delle due  fazioni che guidano la transizione verso la democrazia, dopo tre decenni di governo di Omar al-Bashir. Bashir è stato destituito dall’esercito nell’aprile 2019 di fronte alle pressioni di massa sotto la guida delle Forze per la libertà e il cambiamento (Ffc), un’alleanza civile che è diventata un elemento chiave della transizione. Dinamiche complesse secondo Bruna Sironi, corrispondente dall’Africa per la rivista dei Comboniani “Nigrizia”:

Ascolta l'intervista a Bruna Sironi

Sinori conferma che centinaia di manifestanti sudanesi filo-militari si sono radunati in questi giorni nella capitale Khartoum chiedendo lo scioglimento del governo provvisorio post-dittatura. Lamentano l’instabilità politica e la crisi economica. I manifestanti domandano che il Consiglio sovrano, l’organismo militare-civile che sovrintende alla transizione, non interagisca più con il governo. Una contro-manifestazione è prevista per giovedì 21 per chiedere un pieno trasferimento di poteri ai civili. Sironi spiega che gli ultimi sviluppi arrivano dopo che il governo ha dichiarato il 21 settembre di aver sventato un tentativo di colpo di Stato di cui sono stati accusati sia gli ufficiali militari che i civili legati al regime di Bashir La fazione principale della Ffc ha affermato che la crisi “è progettata da alcuni partiti per rovesciare le forze rivoluzionarie spianando la strada al ritorno dei resti del precedente regime”. Jaafar Hassan, portavoce della Ffc, ha definito il sit-in pro-militare “un episodio nello scenario di un colpo di stato”. Venerdì scorso - riferisce Sironi - il primo ministro Hamdok ha avvertito che la transizione sta affrontando la sua crisi “peggiore e più pericolosa”. Sabato il ministro delle Finanze, Jibril Ibrahim, si è rivolto alla folla chiedendo le dimissioni del governo. Nel frattempo – prosegue Sinori – ci sono anche proteste nell’est del Paese con blocchi nei trasporti che creano problemi di viabilità e di approvvigionamenti. Si tratta di rivendicazioni di leader locali che lamentano di non essere stati interpellati in alcune della fasi di transizione ma di fatto – spiega ancora  Sironi – sono aspetti locali dello stesso problema: la contrapposizione tra due diverse concezioni della fase di transizione post dittatura.

Il contesto internazionale

Gli Stati Uniti hanno rimosso il Sudan dalla lista nera degli Stati sponsor del terrorismo nel dicembre 2020, eliminando un grosso ostacolo agli aiuti e agli investimenti tanto necessari nel Paese ma il sostegno interno al governo di transizione è diminuito negli ultimi mesi a causa di un duro pacchetto di riforme economiche sostenute dal Fondo monetario internazionale, tra cui il taglio dei sussidi per il carburante e la fluttuazione del valore della sterlina sudanese.

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20 ottobre 2021, 13:12