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Rifugiati in fuga dall'Etiopia al Sudan Rifugiati in fuga dall'Etiopia al Sudan 

La regione etiope del Tigray, teatro di crisi umanitaria e diplomatica

Le agenzie delle Nazioni Unite ribadiscono un forte appello umanitario: un livello di malnutrizione senza precedenti interessa le donne incinte e le neo mamme nella regione dell’Etiopia, dove si combatte da undici mesi. Fa discutere intanto l’espulsione di sette responsabili Onu

Fausta Speranza – Città del Vaticano

Accusati di “ingerenza” negli affari interni dell'Etiopia. Sette funzionari - tra cui operatori del Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (Unicef) e dell'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Unocha) - sono stati dichiarati “persona non grata”, con l’invito a lasciare il Paese africano entro 72 ore. Una decisione che ha seguito di pochi giorni il primo allarme lanciato in questi giorni dagli operatori umanitari per il rischio catastrofe umanitaria nella regione del Tigray, scenario di un conflitto che si trascina da undici mesi tra l’esercito nazionale e i combattenti del Fronte popolare di liberazione del Tigray (Fplt). Da parte sua, il segretario generale delle Nazioni Unite si è detto “scioccato” dalla decisione, mentre gli Stati Uniti hanno annunciato sanzioni per il governo di Addis Abeba. Un comunicato della Casa Bianca le motiva con l’assenza di progressi  nella risoluzione del conflitto. La testata statunitense CNN, in un reportage realizzato in Sudan, ha descritto una realtà tragica. L’ultimo episodio denunciato è stato il rinvenimento nelle acque del fiume Tekeze Setit, tra Etiopia e Sudan, di decine di corpi di uomini, donne e bambini. Le vittime risultano essere cittadini etiopi di etnia tigrina e la maggior parte dei corpi rinvenuti, secondo i testimoni e le fonti locali, presentava evidenti segni di torture. Tanti gli appelli di Papa Francesco,  l'ultimo in ordine di tempo in occasione dell'udienza generale l'8 settembre scorso: 

Cibo e acqua sempre meno accessibili

L’Usaid, l’agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo alimentare, ha dichiarato che dal 20 agosto i rifornimenti di aiuti umanitari e i convogli di cibo sono stati bloccati e non riescono più ad aver acceso al Tigray.  dove ci sono oltre 4,5 milioni di persone in uno stato di estrema necessità e bisogno.

La denuncia di Michelle Bachelet

L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha messo in guardia su quanto sta avvenendo nel Corno D’Africa dichiarando che sono state raccolte prove di “molteplici e gravi violazioni dei diritti umani commesse da tutte le parti in conflitto nel Tigray”. In un aggiornamento al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (Ohchr) sulla situazione nella regione settentrionale dell’Etiopia, la Bachelet ha affermato che il conflitto "è continuato senza sosta e rischia di estendersi all’intero Corno d’Africa". L’alto commissario Onu ha poi posto l’attenzione sulle violenze sessuali che vengono continuamente perpetrate nelle aree travolte dalla guerra. A fine agosto c’è stato anche un forte intervento del aegretario generale delle Nazioni Unite, Antònio Guterres, che ha parlato di una situazione infernale aggiungendo: “Sono in gioco l’unità dell’Etiopia e la stabilità della regione. La retorica incendiaria e la profilazione etnica stanno lacerando il tessuto sociale del Paese”.

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02 ottobre 2021, 08:28