Cerca

Don Peppe Diana, parroco a Casal di Principe, fu ucciso in un agguato camorristico il 19 marzo 1994 all'età di 36 anni Don Peppe Diana, parroco a Casal di Principe, fu ucciso in un agguato camorristico il 19 marzo 1994 all'età di 36 anni

Casal di Principe, l'ex sindaco: pericolosi gli spari alla Casa don Diana, serve Stato amico

Nel comune in provincia di Caserta, giorni fa sono stati esplosi dei colpi contro l'abitazione del sacerdote ucciso dalla mafia. La casa, un bene confiscato alla criminalità organizzata. L'attentato avvenuto pochi giorni dopo le dimissioni del sindaco Renato Natale che, nella nostra intervista, spiega il rischio che si torni indietro nella lotta alla camorra

Andrea De Angelis - Città del Vaticano 

Un simbolo, un bene confiscato, sede oggi di iniziative che hanno un comun denominatore: la lotta alla criminalità organizzata. La condanna, senza appello, alla camorra. Gli spari sulla Casa di don Peppe Diana hanno scosso Casal di Principe, già colpita dalle dimissioni del sindaco, Renato Natale, da sempre in prima linea contro il potere dei camorristi. Natale è tra i fondatori del Comitato don Peppe Diana e negli anni ha utilizzato diversi beni confiscati alla camorra per fini culturali, sociali, educativi. 

Il problema degli sfratti

I quattro colpi esplosi da una pistola a gas contro una finestra dello stabile sono partiti da un altro bene confiscato, nei pressi della Casa di don Diana. L'attentato è avvenuto pochi giorni dopo le dimissioni del primo cittadino, giunte in seguito allo sfratto di due famiglie. Una protesta dunque contro l’abbattimento di un’abitazione abusiva nella quale vivevano due famiglie con quattro bambini, rimaste ora senza casa. Natale aveva chiesto inutilmente una proroga di cento giorni alla procura di Santa Maria Capua Vetere per poter completare l’iter burocratico che avrebbe portato i due nuclei ad essere ospitati in un altro dei tanti beni confiscati ai casalesi nel suo comune. L'abitazione è stata abbattuta giovedì 2 settembre. A distanza di poche ore gli spari contro uno dei simboli della lotta alla criminalità organizzata. 

I segni di un ritorno al passato

Il Comitato don Peppe Diana ha diffuso la scorsa settimana una nota in cui si legge: "Casal di Principe vive un momento assai delicato, a ridosso di un crinale fra una conquista definitiva di una libertà per tanti anni compressa, con un ancoraggio solido nella legalità e nel rispetto dei diritti e dei doveri da parte di tutti, e un ritorno al passato, di cui alcuni segni già si intravedono. Il passato non ritorna mai uguale a sé stesso e sappiamo bene che non ci saranno più i capiclan di ieri a dominare armi in pugno, ma ciò non toglie che tentativi di riorganizzazione anche pulviscolare dei camorristi sono in corso". Con riferimento alla vicenda dell’abbattimento dell’abitazione abusiva, si legge: "Le disattenzioni, al pari delle divisioni, non possono che favorire il ritorno dei clan, che non saranno mai definitivamente sconfitti solo per via militare e giudiziaria. I cittadini devono ancora compiere fino in fondo la scelta netta della libertà e della legalità, del rifiuto della camorra senza se e senza ma".

A rischio molte famiglie

"Ho ricevuto diverse telefonate, dal presidente della commissione antimafia Morra al ministro Carfagna, dopo le mie dimissioni. Mi ha chiamato anche don Luigi Ciotti. Il problema però rimane e riguarda moltissime persone", afferma nell'intervista a Radio Vaticana - Vatican News il sindaco dimissionario di Casal di Principe, Renato Natale. "Parliamo di abusi edilizi sì, ma di prime case. Non c'è fine speculativo. Se si abbattono queste costruzioni, le famiglie non hanno un'altra dimora dove vivere", spiega. 

Ascolta l'intervista a Renato Natale

"Le persone temono che si facciano passi indietro su processi ormai avviati da tempo nella lotta alla crimanilità organizzata, le mie dimissioni - prosegue - sono un grido di allarme, una richiesta di aiuto. Oltre mille richieste di abbattimento sono un prezzo che paga tutta la comunità, non solo chi ha commesso l'abuso edilizio". 

L'attentato alla casa di don Diana "non è una ragazzata"

Quanto successo alla casa di don Diana "non è una ragazzata, non si può sottovalutare", afferma Natale. Su quella casa ci sono i volti di persone che hanno pagato con la vita la lotta alla criminalità organizzata. "Dobbiamo sempre preoccuparci quando accadono queste cose, specialmente in un momento come questo dove può nascere un clima preoccupante nella città. La sensazione che tutto possa tornare come prima, e c'è già chi ha detto, senza meditare, certamente in un eccesso di rabbia, che si stava meglio quando c'erano i camorristi. Ora è molto facile - denuncia - che i malintenzionati sfruttino questo clima. Invece occorre ripresentare il volto di uno Stato amico, che ci ha liberato dalla camorra, che si presenta sapendo quali sono le reali esigenze, con attenzione a problemi antichi. Occorrono - sottolinea - nuove norme che ci aiutino a far pace con il nostro passato, dominato dalla camorra e che non poteva avere esiti negativi anche dal punto di vista urbanistico". 

Il Comitato don Peppe Diana

Tra i fondatori del Comitato don Peppe Diana c'è anche Renato Natale. "Nasce all'indomani della morte di don Diana e mette insieme tre, quattro associazioni. Oggi è cresciuto e sono oltre cento le realtà che lo compongono"., afferma il sindaco dimissionario. L'obiettivo è preservarne la memoria, diffondendo il suo insegnamento. "Lavoriamo sui temi della legalità, dello sviluppo. Promuoviamo un'economia sociale che nasce sui beni confiscati, formiamo i giovani, organizziamo mostre, laboratori. C'è una biblioteca dedicata alla legalità e nella Casa don Diana abbiamo ospitato la Galleria degli Uffizi, con oltre 40mila visitatori. Segno che la cultura - conclude - è un motore importante". 

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

09 settembre 2021, 11:37