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Vicinanza della Chiesa del Giappone al Myanmar

L’arcivescovo di Tokyo ha inviato una lettera alla Chiesa “sorella” per assicurare la sua preghiera e quella di tutti i fedeli giapponesi, ribadendo la necessità di lavorare per il bene comune e la pace

Lisa Zengarini – Città del Vaticano

Non si fermano le espressioni di solidarietà delle Chiese asiatiche al martoriato popolo del Myanmar, mentre prosegue la sanguinosa repressione delle proteste contro il golpe militare del primo febbraio. In una lettera inviata nei giorni scorsi alla Conferenza episcopale del Myanmar e al cardinale arcivescovo di Yangon Charles Maung Bo, l’arcivescovo di Tokyo, monsignor Isao Kikuchi, ha voluto assicurare la particolare vicinanza nella preghiera alla Chiesa “sorella” del Myanmar.

La preghiera per la Chiesa sorella

"In questo tempo di Quaresima, mentre rinnoviamo la nostra dedizione a Cristo e ci sforziamo di vivere una nuova vita nella nostra comunità, preghiamo perché il sacrificio e le preghiere del popolo del Myanmar portino pace e rinnovamento al paese", si legge nel testo nel quale si esprime “profonda preoccupazione per l’attuale situazione e per l'impatto che sta avendo sulla gente". Monsignor Kikuchi assicura quindi la sua solidarietà alla Chiesa del Myanmar, “impegnata a servire i più deboli e a promuovere la pace per tutti”. “Con il Santo Padre preghiamo perché quanti hanno l'autorità lavorino con sincera volontà di servire il bene comune e i fondamentali diritti umani e civili, di promuovere la giustizia e la stabilità nazionale per una coesistenza armoniosa, democratica e pacifica", prosegue la lettera citando un recente intervento di monsignor Ivan Jurkovic, Osservatore Permanente della Santa Sede all’Onu a Ginevra.

Si lavori per la pace

L’arcivescovo di Tokyo ricorda quindi la sua visita in Myanmar, nel febbraio 2020, quando – afferma -  ha avuto modo di conoscere la realtà della Chiesa in Myanmar, rimanendo colpito dalla profonda fede dei cattolici birmani. L’auspicio del presule è che “le loro speranze e aspirazioni non siano distrutte". Monsignor Kikuchi conclude con le parole del cardinale Bo: “La pace è possibile, la pace è l'unica strada", e assicura la preghiera della comunità cattolica di Tokyo per il Myanmar. La lettera dell’arcivescovo di Tokyo si aggiunge ai numerosi appelli ed espressioni di solidarietà in queste settimane dalle Chiese asiatiche con la Chiesa e il popolo birmano. Tra questi la lettera aperta indirizzata nei giorni scorsi da 12 cardinali membri della Federazione della Conferenze Episcopali dell'Asia (Fabc) al cardinale Bo, in cui esprimono pieno sostegno all’impegno della Chiesa birmana per una soluzione pacifica del conflitto e contro la violenza militare nei confronti di civili innocenti. Nel messaggio i cardinali asiatici si sono rivolti ai militari, ai manifestanti e a tutti gli attori politici birmani ribadendo, con il cardinale Bo, che “la violenza non è mai una soluzione; la forza non è mai una soluzione. Dà solo origine a più dolore e sofferenza, a più violenza e distruzione”.  Ricordando che l'Asia “è un continente di pace e di speranza”, e che è “un’un'unica famiglia”, la lettera conclude ribadendo ancora una volta che “la pace è possibile”.

La comunità internazionale

Gli Stati Uniti hanno dichiarato di essere "inorriditi" dalle uccisioni delle forze di sicurezza in Birmania, e i capi militari di 12 paesi, tra cui Gran Bretagna, Giappone e Germania, hanno condannato l'uso di "forza letale contro persone disarmate" da parte dei militari birmani.

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28 marzo 2021, 08:00