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Il presidente Maduro presenta la nuova Assemblea Nazionale (Epa / Miraflores Press) Il presidente Maduro presenta la nuova Assemblea Nazionale (Epa / Miraflores Press)

In Venezuela si insedia il nuovo Parlamento

Dopo le contestate elezioni dello scorso mese, in Venezuela inizia la nuova legislatura. Il 31% degli aventi diritto al voto ha deciso che a guidarla saranno le forze di maggioranza, vicine al presidente Nicolas Maduro. Di “truffa” hanno parlato le opposizioni, a partire dall’ex presidente dell’Assemblea Nazionale, Juan Guaidó. Nella nostra intervista, il giornalista Alfredo Luis Somoza parla del possibile "effetto Biden"

Andrea De Angelis – Città del Vaticano

Come prevede la Costituzione, ad un mese dalle elezioni oggi si insedia il Parlamento venezuelano, la Asamblea Nacional. A guidarla le forze politiche vicine al presidente Nicolas Maduro, che hanno ottenuto circa il 69% delle preferenze nella tornata elettorale del 6 dicembre. L’assenza dei partiti dell’opposizione, che hanno definito una “farsa" la consultazione, ha permesso al presidente in carica di conquistare facilmente anche l’ultima istituzione che non controllava, quell’Assemblea nazionale che dopo alcune riforme e modifiche del Tribunale Supremo ha visto aumentare a 277 il numero dei seggi.

Il nuovo Parlamento 

Il Parlamento tornerà ad avere in questo modo le funzioni che gli erano state esautorate dallo stesso Maduro, il quale le aveva affidate ad un’Assemblea nazionale costituente, un organismo parallelo chiamato ad elaborare una nuova costituzione, ma che svolgeva di fatto anche compiti legislativi. Proprio due anni fa, il 5 gennaio 2019, Juan Guaidó diventava presidente del Parlamento. Venti giorni dopo, Guaidó si autoproclamava presidente appellandosi all'articolo 233 della Costituzione venezuelana. In base a questo articolo, in caso di vuoto di potere, il presidente dell'Assemblea Nazionale è eleggibile come presidente ad interim. La vittoria del Gran Polo Patriottico (Gpp), un’alleanza che raggruppa il Partito Socialista Unito del Venezuela (Psuv) ed altri partiti che appoggiano il presidente Maduro, comporta che Guaidó, presidente di turno e per questo, in virtù di un articolo della Costituzione, nominato presidente transitorio del Venezuela, non sarà più legittimato a ricoprire il ruolo che gli era stato riconosciuto da diversi Paesi del mondo, tra i quali Stati Uniti e Francia. Già il 28 marzo 2019, il governo del presidente Maduro aveva revocato a Guaidó l'incarico di presidente dell'Assemblea nazionale, inabilitandolo per 15 anni dall'esercitare qualsiasi incarico pubblico. Guaidó non aveva riconosciuto la decisione, ritenendola illegittima ed incostituzionale.

L'effetto Biden

"In Venezuela c'è un paradosso che porta da un lato ad avere un nuovo Parlamento, dopo che lo stesso era stato esautorato. Dall'altro però, il suo ruolo non è riconosciuto dalle opposizioni". Lo afferma nell'intervista a Vatican News il giornalista Alfredo Luis Somoza,  presidente dell'Istituto Cooperazione economia internazionale di Milano. "Visti i numeri della maggioranza , che ha 256 dei 277 deputati, è facile immaginare - prosegue - che il potere legislativo si limiterà a convalidare ciò che verrà fatto dal potere esecutivo". 

Ascolta l'intervista ad Alfredo Luis Somoza

"La vera novità - sostiene Somoza - è che negli Stati Uniti il nuovo presidente si chiama Joe Biden, un uomo che si è sempre molto occupato di America Latina, anche quando è stato vice di Obama per otto anni alla Casa Bianca". "Sposerà la via del dialogo diretto con Maduro; l'obiettivo - afferma - sarà quello di un processo democratico che porti alla vera prova del fuoco per il Paese, le presidenziali del 2023". "Le condizioni del Venezuela nel complesso continuano ad essere drammatiche, non solo per il prezzo molto basso del petrolio dal quale dipende il 90% dell'export del Paese, ma anche per l'incapacità di estrarne. Non c'è un'alternativa ed i problemi si moltiplicano. La pandemia - conclude Somoza - ha acuito il crollo del sistema assistenziale, soprattutto di quello sanitario. Non mancano solo farmaci e rifornimenti, ma anche medici. I dati comunicati dei contagi sono troppo bassi; la speranza è che il Venezuela possa avere accesso ad una vaccinazione di massa, ma non si hanno notizie in tal senso".

Il 2020 del Venezuela

Quello appena conclusosi non è stato un anno facile per il Paese americano. Secondo il Global Network against Food Crises, un’agenzia sponsorizzata dall’ONU, la crisi alimentare in Venezuela è stata tra le più gravi al mondo, dopo Yemen, Repubblica Democratica del Congo ed Afghanistan. Il PIL del Paese è diminuito di oltre dieci punti percentuali e, come riporta l’Economist, secondo una ricerca fatta da tre università venezuelane, il 79% della popolazione si trova in stato di estrema povertà ed il 30% dei bambini sotto ai 5 anni soffre di malnutrizione cronica o di arresto della crescita. Senza dimenticare che negli ultimi cinque anni un sesto della popolazione venezuelana ha abbandonato il Paese, provocando quella che le Nazioni Unite ritengono una delle crisi di rifugiati più gravi a livello mondiale. A tutto ciò, va aggiunta la pandemia di Covid-19: sono oltre 110mila i casi a livello nazionale ed un migliaio le vittime, ma il timore è che i dati possano essere sottostimati (per restare nel Continente, la Bolivia con un terzo circa degli abitanti, ha il 50% in più di contagi e quasi dieci volte le vittime del Venezuela).

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05 gennaio 2021, 13:13