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Vaccino contro il Covid-19 Vaccino contro il Covid-19 

Coronavirus: con i vaccini, entro fine anno, la luce in fondo al tunnel

Dallo scorso 27 dicembre, è iniziata in Europa la campagna di vaccinazione contro il Covid-19. A oggi, sono due vaccini approvati dall'Ema, l'Agenzia europea per i farmaci,: quello di Pfizer e BioNTech, e, notizia di ieri, quello della statunitense Moderna. E' ancora in attesa di approvazione l' italo-inglese AstraZeneca, sviluppato tra Oxford e Pomezia. Il biologo Vescovi: "Presto vedremo i primi miglioramenti nella curva dei contagi"

Marina Tomarro - Città del Vaticano

Nel mondo sono quasi sedici milioni le persone che hanno già ricevuto il vaccino contro il coronavirus. In Europa, l’Italia è in testa con oltre 326 mila somministrazioni, ottava nella classifica mondiale. E in questi giorni i governi dei vari Paesi stanno studiando soluzioni per distribuire più velocemente i vaccini alla popolazione.

Con i vaccini, un lento ritorno verso la normalità

“I tre vaccini, Pfizer, Moderna e AstraZeneca, sono diversi tra di loro – spiega il biologo Angelo Vescovi, direttore scientifico della Casa Sollievo della Sofferenza a San Giovanni Rotondo -  Nessuno dei tre è identico all'altro. Quelli di Pfizer e Moderna sono i più simili tra loro.  Per capire quali siano le differenze, bisogna comprendere come funziona un vaccino. La vaccinazione introduce non il virus vivo, ma dei frammenti. Il nostro organismo si accorge che c'è qualcosa di estraneo e crea degli anticorpi contro questi frammenti di virus, così quando poi incontreremo il virus vivo ci saranno già degli anticorpi pronti a difenderci da questo attacco. Comunque tutti questi vaccini hanno una alta efficacia contro il coronavirus".

Ascolta l'intervista ad Angelo Vescovi

Qual'è la percentuale di somministrazione del vaccino in una popolazione, necessaria per poter arrivare ad una "immunità di gregge"?

R - In media dovrebbe essere vaccinato circa il 70/80 per cento della popolazione, per avere la così detta immunità. Però questo non vuol dire che non cambi niente, anche prima di raggiungere questa percentuale. Cominceremo a vedere miglioramenti nella curva delle infezioni già quando sarà vaccinato il trenta-quaranta per cento della popolazione. I vaccini che attualmente utilizziamo hanno l'effetto di proteggere il vaccinato dal contagio. Però questo non esclude che virus, per un certo periodo, continui a crescere all'interno delle nostre cellule con l’effetto patologico di una malattia e che quindi noi possiamo ancora essere contagiosi. Perciò è buona regola, per proteggere chi non è ancora vaccinato, continuare a portare la mascherina fino a quando questa pandemia si estinguerà. Penso che per la fine della primavera, al massimo ad estate inoltrata, la situazione sarà sicuramente sotto controllo. E spero che per la fine dell'anno potremmo vedere la luce alla fine del tunnel. Molto dipende dai comportamenti dei singoli, ci vuole senso di responsabilità: una pandemia è un problema sociale prima che biologico.

I vaccini sono stati distribuiti, finora, soprattutto nei cosiddetti Paesi ricchi.  Come fare per garantire una diffusione equa anche in quelli più poveri?

R - Non abbiamo informazioni chiare da molti Paesi del Sud del mondo, dove sicuramente la situazione è drammatica.  Voglio cercare di essere ottimista. Si parlava di anni per sviluppare un vaccino, e invece io avevo previsto i primi tra novembre e dicembre. Alla fine così è stato, per fortuna. In questo momento sono in arrivo altri vaccini, perchè è necessario avere una serie di armi contro il virus e soprattutto una disponibilità che permetta di diffondere il vaccino in tutto il mondo Purtroppo c'è una procedura che prevede la prenotazione, ed è chiaro che chi ha le strutture economiche più solide è arrivato per primo.  Ma ci saranno altri vaccini molto presto, quindi io credo che il problema della disponibilità si chiuderà entro fine anno, perché ci saranno almeno sette o otto nuovi vaccini.

Chi è stato già contagiato ed è guarito, è necessario che venga vaccinato o è diventato automaticamente immune al virus?

R - Quando si viene infettati da un virus, superata l'infezione si diventa immuni per un certo periodo di tempo. Questo virus è nuovo e ha delle caratteristiche particolari. Non è chiarissimo quanto tempo duri la protezione, cioè gli anticorpi che noi produciamo perché abbiamo incontrato il virus naturale. So che in questo momento l'atteggiamento generale degli immunologi è quello comunque di vaccinare, magari più tardi perché non sono quelli più a rischio, anche le persone che comunque hanno già incontrato il virus. Navighiamo ancora a vista, perché non dimentichiamoci che questo virus lo conosciamo solo da un anno, e in termini biologici è veramente pochissimo. Avere già queste armi per contrastarlo è un miracolo, ma forse non tutti lo hanno capito. 

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07 gennaio 2021, 16:40