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Aria inquinata a Sarajevo Aria inquinata a Sarajevo 

Tecnologie e salute: la sfida del Green Deal

Cambiamenti climatici, degrado ambientale, coronavirus: sono tutte questioni che riportano alla strategia che l'Ue ha lanciato come "Green Deal". Il professor Francesco Profumo ricorda che le tecnologie “pulite” ci sono, che dal Recovery Fund arriveranno fondi considerevoli, ma sottolinea che serve una nuova mentalità olistica, che comprenda crescita economica, uso delle risorse, salute

Fausta Speranza – Città del Vaticano

Rendere sostenibile l’economia. La via è promuovere l’uso efficiente delle risorse grazie a un’economia pulita e circolare, ripristinare la biodiversità e ridurre l'inquinamento. Tutto questo compare nel cosiddetto Green Deal, il piano di azione dell’Ue pronto da tempo che la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, nel suo discorso programmatico a settembre scorso ha citato tra i punti centrali. 

 Ne abbiamo parlato con l’accademico Francesco Profumo, già presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, membro dell’Accademia delle scienze di Torino e dell’Accademia europea:

Ascolta l'intervista con Francesco Profumo

Il professor Profumo ricorda che già prima dell’emergenza Covid-19 la cosiddetta “transizione verde” era una priorità dell’Ue.  

E’ evidente nel lavoro e nei documenti degli ultimi anni – sottolinea - in particolare con un impegno da assumere nel periodo tra il 2021 e il 2027 e con obiettivi fissati entro il 2030 o il 2050. E il punto è che la questione del coronavirus deve rafforzare la convinzione della necessità di agire con urgenza.  Profumo sottolinea che nel discorso di settembre scorso la presidente della Commissione europea ha perfino raddoppiato l’impegno: va considerato, infatti, che Von der Leyen ha vincolato ben il 37 per cento dei 750 miliardi di euro del Recovery Fund per la questione ambientale, così come, invece, si è deciso che il 20 per cento dei fondi siano per compensare i gap digitali. Profumo esprime l’auspicio che presto questi fondi siano effettivamente sbloccati, per poi chiarire che si tratta di portare avanti una nuova strategia per la crescita che trasformi l'Unione in un'economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva. Tre gli obiettivi da soddisfare entro il 2050: che non siano più generate emissioni nette di gas a effetto serra; che la crescita economica sia dissociata dall'uso delle risorse; che nessuna persona e nessun luogo sia trascurato. Tutto questo compare nel piano programmatico della Commissione europea accanto alle altre questioni più urgenti. 

 

La vera sfida è trasformare le problematiche climatiche e le sfide ambientali in opportunità in tutti i settori politici rendendo la transizione equa e inclusiva per tutti. L’Ue su questo è leader nel mondo perché – ricorda Profumo – gli Stati Uniti negli ultimi tempi hanno fatto passi indietro mentre gli altri grandi Paesi del mondo, come la Cina, hanno difficoltà a farlo o non hanno sviluppato finora la stessa sensibilità. Tutto ciò – sottolinea Profumo – in Europa è possibile perché un buon uso delle risorse e la crescita economica non sono in contraddizione, così come promuovere la tecnologia non significa andare contro le esigenze dell’ambiente. Piuttosto - ribadisce -  esistono tecnologie all’avanguardia che sono esattamente al servizio dell’ambiente per esempio nel settore dei trasporti o altro.

L’impegno concreto, infatti, deve muoversi su diversi piani: investire in tecnologie rispettose dell'ambiente; sostenere l'industria nell'innovazione; introdurre forme di trasporto privato e pubblico più pulite, più economiche e più sane; decarbonizzare il settore energetico; garantire una maggiore efficienza energetica degli edifici.  Bisogna comprendere che la transizione verde è un’opportunità grande per l’Europa e per il mondo ma – chiarisce Profumo – per farlo bisogna liberarsi dall’idea che i fondi del Recovery Fund che arriveranno ai Paesi membri dell’Ue possano servire a “tornare al passato”: bisogna comprendere invece che si tratta di inventare qualcosa di nuovo. Le tecnologie appunto ci sono, “quello che serve è una mentalità di tipo olistico che concepisca la sostenibilità come crescita economica e come strumento di benessere per gli esseri umani”.    

 

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22 ottobre 2020, 14:54