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Protesta dei lavoratori in uno stabilimento Renault in Bretagna Protesta dei lavoratori in uno stabilimento Renault in Bretagna 

Economia: calano i prezzi dei carburanti. Renault taglia 15 mila posti di lavoro

Il coronavirus ha depresso l’intero comparto industriale automobilistico. Un’opportunità per riconvertire il settore verso le vetture elettriche, ma anche un rischio per l’occupazione

Michele Raviart – Città del Vaticano

A causa dell’emergenza coronavirus è crollato il prezzo dei carburanti in tutto il mondo, con conseguenze dirette sui tassi d’inflazione. Solo nell’Eurozona, infatti, il livello dei prezzo e sceso allo 0,1% , due punti percentuali in meno rispetto ad aprile. In Italia il saldo è negativo, 0,2% secondo le stime Eurostat, ed è la prima volta che avviene dal 2016. Dati che si aggiungono a un contesto generale, ha spiegato il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco durante la relazione annuale per l’anno 2019, in cui si prevede un crollo del Pil per quest’anno che varia dal 9 al 13%.

Quasi 5 mila tagli in Francia

Uno dei settori ad aver subito maggiormente le conseguenze economiche del lockdown è quello automobilistico. Azzerata di fatto la domanda, a pagarne le conseguenze rischiano di essere soprattutto i lavoratori. La casa automobilistica francese Renault, di proprietà per il 15% dello Stato francese, ha annunciato il taglio di 15 mila posti di lavoro, circa un terzo dei quali in Francia.

Ascolta l'intervista integrale a Giuseppe Berta sulla crisi della Renault

Tra riduzione di costi e riconversione

Un piano di riduzione dei costi da 2 miliardi di euro, con una diminuzione della produzione di 700 mila vetture in un anno, per un’azienda, la Renault,  da 180 mila dipendenti in tutto il mondo. L’obiettivo è far sì che questi tagli non diventino dei licenziamenti, attraverso il ricorso a misure volontarie, di mobilità interna e alla riqualificazione professionale. E proprio la riqualificazione è uno dei punti su cui spinge maggiormente il governo francese, con un piano da 8 miliardi euro per la riconversione della produzione nel settore delle auto elettriche.

Un nuovo rapporto tra auto e società?

“Tutti quanti hanno scommesso sul passaggio all’elettricità e in particolare ci ha puntato l’Unione Europea, ma l’auto elettrica è un cambiamento radicale nel funzionamento del rapporto che si crea tra l’auto e la società”, spiega a Vatican News il professor Giuseppe Berta, docente di Storia Contemporanea alla Bocconi ed esperto di politiche industriali nel settore automobilistico. “Le auto elettriche”, spiega, “hanno bisogno ad esempio di tantissimi punti di ricarica e nel piano che il governo francese ha presentato nei giorni scorsi si dice che entro il 2021 dovranno essere realizzati 100 mila punti di ricarica. Poi c’è la questione enorme delle batterie, della loro produzione, della loro durata, che tende a diventare sempre più lunga”.

Gli impatti sull’occupazione

Una riconversione su cui hanno puntato anche aziende come la Volkswagen, che investirà 2 miliardi di euro in due società cinesi del comparto dell’auto elettrica. Una scommessa di cui non si può sapere l’esito, spiega ancora il professor Berta, ma che sicuramente avrà delle ripercussioni sull’occupazione. “Con l’auto elettrica - sottolinea - si riduce drasticamente il numero dei componenti che entrano nelle autovetture, anche del 30%, questo vuol dire che ci sarà un impatto negativo sull’occupazione, cioè saranno necessari meno lavoratori per produrre automobili, da cui anche la riduzione della capacità produttiva di Renault. Questa tendenza si lega anche alla contrazione pesante del mercato che ha determinato la crisi del coronavirus. Ecco perché - conclude il professor Berta - le prospettive dell’occupazione in questo settore appaiono particolarmente oscure”.

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29 maggio 2020, 16:28