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Protesta contro la legge sulla cittadinanza Protesta contro la legge sulla cittadinanza 

Cattolici indiani: la nuova legge sulla cittadinanza è incostituzionale

Sono stati circa 30mila i fedeli che, nei giorni scorsi, hanno partecipato all’incontro organizzato dalla Chiesa cattolica di rito latino a Mangalore, nello Stato indiano del Karnataka. All’evento, dedicato al tema dell’unità, hanno preso parte anche fedeli dei riti siro-malabarese e siro-malankarese, oltre che centinaia di sacerdoti e suore

Isabella Piro - Città del Vaticano

Ad aprire i lavori dell'incontro a Mangalore, monsignor Pierre Paul Saldanha, vescovo di rito latino di Mangalore che ha sottolineato l’importanza di vivere “in pace e rispettosamente come seguaci di Gesù Cristo”. “Noi crediamo – ha detto il presule - nel bene che alberga nel cuore dell'umanità. Organizzando questo incontro, ricordiamo a noi stessi che rimarremo saldi nella fede nell’unico Dio che ci unisce e ci insegna il suo amore”. Il presule ha poi sottolineato l’importanza dell’unità nazionale: “Come indiani – ha detto - siamo uniti dalla nostra Costituzione che sottolinea l’unità nella diversità”.  Gli ha fatto eco il vescovo siro-malabarese di Beltangady, Lawrence Mukkuzhy, il quale ha affermato: “Rispettiamo tutte le religioni e le credenze, e continueremo a servire il Paese”. Al termine dell’evento, gli organizzatori hanno chiesto al governo di dichiarare giorno festivo l'8 settembre, festa della Natività di Maria.

Tra le minoranze protette non si fa cenno ai fedeli musulmani

Da segnalare che l’incontro si è tenuto mentre in India si respira un clima di tensione politica e religiosa: il Parlamento nazionale, infatti, ha approvato la nuova legge sulla cittadinanza, che dispone la sua concessione alle minoranze induiste, sikh, buddiste, jain, parsi e cristiane provenienti da Bangladesh, Pakistan e Afghanistan. Nell’elenco delle minoranze protette, tuttavia, non si fa cenno ai fedeli musulmani, escludendo così di fatto dalla protezione le minoranze Hazaras, Baluchis e Ahmadiyyas, già vittime di persecuzioni.

Per la Chiesa la legge è discriminatoria

Unanime l’opposizione della Chiesa cattolica a tale normativa, definita “apertamente discriminatoria”: ad esempio, i vescovi del Gujarat, in India Occidentale, hanno chiesto al governo nazionale di "sospendere immediatamente questo provvedimento, fino a quando non viene fornita adeguata considerazione a tutti gli aspetti umani ad esso correlati, in modo da tutelare il bene dell'intera comunità umana residente in India”. Sulla stessa linea anche il “Justice Coalition of Religious”, gruppo comprendente diverse Congregazioni religiose, che hanno qualificato la nuova legge come “incostituzionale”, in quanto la Carta fondamentale sancisce che l’India “accetta che persone di ogni fede, credo, casta, lingua e genere siano indiani allo stesso modo e senza discriminazione”.

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10 febbraio 2020, 14:21