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Allerta nelle Filippine per l'attività del vulcano Taal: una testimonianza

Nelle Filippine si teme, da un momento all'altro, una nuova eruzione del vulcano Taal. Circa 500 mila persone hanno ricevuto l'ordine di lasciare le proprie case per mettersi al riparo. Quasi del tutto evacuata anche la Cittadella "Pace" del Movimento dei Focolari che sorge nei pressi di Tagaytay. Ai nostri microfoni la testimonianza di Ruben, uno dei suoi abitanti

Adriana Masotti - Città del Vaticano

Evacuazione totale nelle Filippine per mezzo milione di persone per il rischio di un'imminente "eruzione esplosiva" del vulcano Taal, un vulcano attivo situato nella provincia di Batangas, sulla costa occidentale dell’isola di Luzon. La decisione è stata presa ieri dalle autorità provinciali e interessa chiunque abiti nel raggio di 17 chilometri dal cratere, dopo che all’alba di domenica un’eruzione improvvisa ha fatto tremare la terra e prodotto una nuvola di cenere alta oltre 10 chilometri.

Cenere anche a Manila

Non si conoscono i tempi di una eventuale nuova eruzione: potrebbero passare alcuni giorni o qualche ora. Intanto c’è allerta anche nella capitale che si trova a 66 chilometri dal vulcano. Anche Manila è stata raggiunta, infatti, dalla cenere e le mascherine consigliate agli abitanti cominciano a scarseggiare. Uffici e scuole oggi sono rimasti chiusi, mentre l’aeroporto è stato parzialmente riaperto. Dei circa 25mila che hanno già lasciato le loro case, molti hanno trovato riparo in appositi centri allestiti dal governo, ma molti di più sono ospiti di parenti, e per facilitare le operazioni di evacuazione è sceso in campo l’esercito. Save the Children ha reso noto che più di 20.000 bambini sono stati evacuati dalla "zona di pericolo" . I piccoli sono spaventati e confusi e hanno bisogno di un sostegno urgente perché non abbiano ripercussioni psicofisiche

La solidarietà della Chiesa cattolica

La Conferenza episcopale filippina (Cbcp), ha lanciato un appello alla solidarietà a tutte le diocesi dell’arcipelago. Il presidente dei vescovi, monsignor Romulo Valles, ha suggerito di organizzare una seconda colletta durante la Messa di domenica prossima da destinare alle chiese locali colpite. L’arcivescovo di Davao ha inoltre chiesto aiuti sanitari nei centri che stanno accogliendo gli sfollati. Intanto, diverse parrocchie, seminari e case religiose nelle province di Batangas e Canvite hanno aperto le loro porte per ospitare le persone evacuate. L’arcivescovo di Lipa Gilbert Garcera ha chiesto aiuto per provvedere agli aiuti più urgenti: cibo, acqua potabile, coperte, kit igienici, asciugamani e maschere. Volontari per l’impacchettamento degli aiuti, ma anche per portare primo soccorso e assistenza psicologica agli evacuati sono stati richiesti dalla Caritas diocesana.

La Cittadella "Pace" a Tagaytay  


Nei pressi della città di Tagaytay sorge dal 1982 una delle Cittadelle del Movimento dei Focolari, la Mariapoli “Pace”. Tagaytay si trova a circa 30 chilometri dal vulcano Taal. La Mariapoli è un Centro di riferimento per la popolazione intorno e per tante persone di tutte le Filippine interessate ad approfondire lo stile di vita evangelico vissuto dagli abitanti. Qui è nata anche una scuola per il dialogo con le altre religioni, l'islam e il buddhismo, in particolare, ma anche induismo e scintoismo.

In un giorno qui il paesaggio è cambiato

Anche da Tagaytay molti hanno deciso di evacuare per timore di eventuali nuove eruzioni del vulcano che si trova al centro di un bel lago su cui la Cittadella si affaccia. Ma alcune persone del Movimento sono volute rimanere per garantire una presenza sul territorio. E’ quanto racconta ai nostri microfoni, Ruben Banaag, uno dei responsabili dei Focolari nelle Filippine, che parla italiano. “Alcuni di noi stanno distribuendo cibo e acqua per chi ne ha bisogno – dice - ci stiamo preparando per ospitare gli sfollati, se necessario.” A Tagaytay, dice, "non c’è immediato pericolo e noi stiamo cercando di pulire un po’ la Cittadella dalla cenere: in un giorno qui è cambiato il paesaggio e quello che era verde è diventato grigio”.

Mancano acqua e elettricità

Di tanto in tanto la terra trema per le scosse di terremoto dovute all'attività del vulcano ed è di questo, dice ancora Ruben, che la gente ha più paura. E poi non c’è né elettricità né acqua ed è difficile comunicare senza poter ricaricare le batterie dei cellulari e senza poter utilizzare i computer. Si rimane, dunque, in attesa con la speranza che il vulcano Taal si riaddormenti senza provocare ulteriori danni. Il vulcano Taal è tra i più pericolosi al mondo, l'ultima sua attività era stata registrata nel 1977.

Ascolta l'intervista a Ruben Banaag

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14 gennaio 2020, 15:20