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Burkina Faso: sfollati raccolti nel campo di Pissila, nella provincia di Sanmatenga Burkina Faso: sfollati raccolti nel campo di Pissila, nella provincia di Sanmatenga 

Sahel: grave crisi umanitaria, aggravata da conflitti e cambi climatici

Appello del Pam per fronteggiare le immediate necessità alimentari di quasi 900 mila sfollati all’interno del Burkina Faso, del Mali e del Niger

Roberta Gisotti – Città del Vaticano

A pochi giorni dal messaggio del Papa di sostegno all’attività del Programma alimentare mondiale (Pam-Wfp), in occasione della riunione a Roma del Comitato esecutivo, giunge una nota informativa dell’agenzia dell’Onu sulla gravissima crisi umanitaria che sta attraversando la regione africana del Sahel centrale e che colpisce tre Paesi, Burkina Faso, Mali e Niger, tra i più poveri al mondo, afflitti da annosi conflitti interni, infiltrati dall’estremismo islamico, oltre che interessati da fenomeni climatici avversi.

A fronte di questa emergenza il Pam lamenta una carenza di fondi per fronteggiare le immediate necessità alimentari delle popolazioni più bisognose: 2 milioni e 400 mila le persone da assistere nell’intera area, soggetta a spostamenti massivi di sfollati, 860 mila nei confini dei tre Paesi. Da qui l’appello per un finanziamento straordinario di 150 milioni di dollari per evitare una catastrofe annunciata, come ci spiega Enrico Piano, funzionario del Pam nel Burkina Faso, il Paese con più criticità, in questo momento.

Ascolta l'intervista ad Enrico Piano

R. – Un terzo del Paese è soggetto a violenze ed attacchi da parte di diversi gruppi armati che hanno causato lo sfollamento di mezzo milione di persone. A dicembre 2018 il numero di sfollati era solo di 40mila persone e purtroppo le prospettive non sono incoraggianti, visto che per la fine dell’anno sono attesi 650mila sfollati. Questa situazione sta avendo un impatto devastante su una popolazione che soffre di povertà endemica, dovuta alla disoccupazione, all’insicurezza alimentare, al bisogno di assistenza. Il conflitto che si sta sviluppando da gruppi armati non identificati sta registrando un numero di incidenti superiore di quelli registrati negli ultimi anni. Nel 2019 si sono già registrati più episodi di violenza rispetto a tutto il 2018. Tutto ciò accade in un Paese dove 4 persone su 5 fanno affidamento sull’agricoltura come mezzo di sussistenza per i loro bisogni giornalieri, che si ritrovano adesso a non avere più acceso ai terreni per coltivare e di conseguenza c’è il rischio di una crisi umanitaria dovuta all’insicurezza alimentare, che può essere molto elevata.

A fronte di tale situazione sicuramente conosciuta a livello delle Nazioni Unite, come si spiega che in questo periodo stiano diminuendo gli aiuti dei Paesi membri?

R. - Purtroppo la situazione nel Sahel centrale è stata posta a livello più alto di urgenza dal Programma alimentare mondiale, per via del bisogno urgente di aumentare la risposta umanitaria. Purtroppo questa emergenza avviene in concomitanza ad altre emergenze, come la Siria, lo Yemen, l’Iraq. Di conseguenza l’attenzione mediatica è anche su altre emergenze. Dunque, speriamo che con questo comunicato, con queste informazioni, anche con questa intervista, possiamo attirare l’attenzione di altri donatori ed altre persone che possono essere interessate a contribuire alle attività del Pam ma anche di alteri partner, perché l’intervento di tutti è necessario per migliorare la situazione.

Attenzione mediatica soprattutto concentrata in questi ultimi anni sui flussi migratori, senza considerare che questi sono in gran parte spinti dal bisogno delle popolazioni, che avrebbero necessità di essere aiutate a casa loro…

R. - Si, questo è vero ma nel caso del Burkina Faso quello che abbiamo potuto riscontrare nelle nostre operazioni sul campo è che la popolazione non scappa verso l‘estero; di fatto, restano nel Paese, perché si spostano dove l’insicurezza non c’è. Di conseguenza la maggior parte degli sfollati di cui parlavo – mezzo milione - sono interni al Paese.

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20 novembre 2019, 12:59