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Siria: a fine mese il primo incontro del comitato costituzionale

Lo ha annunciato l’inviato speciale Onu: Geir Pedersen si è augurato che l’appuntamento rappresenti “un segnale di speranza per il popolo siriano”

Federico Francesconi – Città del Vaticano

Il meeting del comitato si terrà a Ginevra sotto la supervisione delle Nazioni Unite e si propone, con il documento della carta fondante, di porre una base per una soluzione diplomatica ai conflitti in Siria. All’incontro si uniranno sia esponenti governativi, sia gruppi d’opposizione al presidente Assad, sostenuti dalla Turchia. Pedersen ha ricordato in un intervento al Consiglio di Sicurezza dell’Onu che questa iniziativa da sola non può risolvere il conflitto e ha aggiunto che sarà necessario il sostegno di tutte le parti in causa per trovare una soluzione pacifica.

La situazione in Siria oggi

Con una guerra civile che insanguina la Siria dal 2011, il territorio appare ancora frammentato: il nord del Paese è sotto il controllo degli indipendentisti curdi, la gran parte del sud e del centro è ora in mano ad Assad, alcune aree più piccole nel sud-est appartengono alle forze alleate con la Turchia e infine la regione di Idlib, nel nord-ovest è controllata dal gruppo di ribelli della milizia islamica di Hay’at Tahrir al-Sham, legata ad Al Qaeda.

La regione di Idlib

In questo momento proprio Idlib è il centro degli scontri. La regione, prima più pacifica, era stata interessata da pesanti migrazioni interne, ma ora tutti i profughi della zona si trovano nel mezzo di una vera e propria emergenza umanitaria; infatti, i bombardamenti del governo siriano, appoggiato dalle forze russe, hanno colpito scuole, ospedali e mercati, causando centinaia di vittime.

I rifugiati in Turchia

In questo momento in Turchia si trovano 3,6 milioni di siriani, contando solamente quelli registrati. Alla cerimonia della riapertura del Parlamento di Ankara dopo la pausa estiva, il premier turco Erdogan ha dichiarato di non intendere “ospitarli per sempre” e ha presentato i nuovi dettagli del suo progetto per il reinsediamento dei rifugiati in Siria. Secondo questo piano, almeno due milioni di siriani dovrebbero essere ricollocati nel nord-est del loro Paese d’origine in una zona di sicurezza concordata con Washington; tuttavia le trattative potrebbero farsi complicate: nell’area si trovano anche le milizie curde dello Ypg, considerate un gruppo terrorista dal governo turco.

La possibilità di una soluzione politica

“Fallita la ribellione contro Assad, la Siria è un agglomerato di realtà e forze che interessa un po’ a tutti: dagli Stati Uniti all’asse russo-iraniano, all’Arabia Saudita, alla Turchia. L’unica soluzione potrebbe quella di una costituzione federale”, ha spiegato ai microfoni di Radio Vaticana Massimo Campanini, già docente di Studi islamici dell’Università di Trento.

Ascolta l'intervista a Massimo Campanini

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02 ottobre 2019, 16:28