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Suicidio assistito. Bassetti: non esiste diritto alla morte

Il presidente della Cei è intervenuto al convegno del tavolo Famiglia e Vita, evento organizzato in vista della sentenza della Consulta sul suicidio assistito, prevista per il prossimo 24 settembre. Le associazioni del laicato cattolico hanno esortato i parlamentati ad intervenire sul articolo 580 del codice penale

Marco Guerra – Città del Vaticano

"L'approvazione del suicidio assistito nel nostro Paese aprirebbe un'autentica voragine dal punto di vista legislativo, ponendosi in contrasto con la stessa Costituzione italiana", a pochi giorni dal pronunciamento della Corte Costituzionale sul articolo 580 del Codice penale che regolamenta e punisce chi istiga o aiuta una persona al suicidio, il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, esprime in maniera chiara tutta la preoccupazione della Chiesa italiana “riguardo ad una tema che tocca i più diversi ambiti della vita individuale e associata”.

Le implicazioni culturali di una legge eutanasica

Il porporato si è quindi soffermato dapprima su quelle che ha definito “le implicazione culturali” del suicidio assistito e poi ha preso in esame le opzioni possibili in ambito giuridico, “considerando l’incompatibilità di una legge favorevole al suicidio assistito con i principi costituzionali e la tutela dei diritti umani”. Un discorso che il cardinale ha pronunciato oggi pomeriggio, in occasione del Convegno “Eutanasia e suicidio assistito. Quale dignità della morte e del morire?”, promosso dal laicato cattolico presso l’auditorium della Cei a Roma. Ad animare l’evento il tavolo Famiglia e Vita che presso la stessa Conferenza episcopale italiana riunisce l'Associazione Psicologi e Psichiatri cattolici, l'Associazione Medici Cattolici, il Forum delle Famiglie, il Forum sociosanitario, il Movimento per la Vita e che ha visto l’adesione di altre 76 sigle associative del mondo pro life e pro family italiano.

Revisione legge Dat

Durante il suo intervento il presidente della Cei ha chiesto anche la revisione della Legge sul testamento biologico (le cosiddette Dat), la 219 del 2017, “laddove comprende la nutrizione e l’idratazione assistite nel novero dei trattamenti sanitari, che in quanto tali possono essere sospesi; così, andrebbero chiarite le circostanze che la legge stabilisce per la sedazione profonda e dovrebbe essere introdotta la possibilità di esercitare l’obiezione di coscienza alla norma”.

La visione utilitaristica della vita

"E' drammatico che la condizione di chi è meno autonomo sia percepita come una zavorra per la famiglia, per la società e per la comunità dei forti – ha detto ancora il porporato - A bene vedere, questa visione si fonda su un presupposto utilitaristico, per il quale ha senso solo ciò che genera piacere o qualche forma di convenienza materiale”. L’arcivescovo di Perugia ha inoltre spiegato che “la stessa malattia, se vissuta all’interno di relazioni positive, può assumere contorni molto diversi, e fare percepire a chi soffre che egli non solo riceve, ma anche dona”.

Non esiste diritto alla morte

“Ecco allora la base sulla quale va negato che esista un diritto a darsi la morte – ha proseguito il porporato- vivere è un dovere, anche per chi è malato e sofferente. Mi rendo conto che questo pensiero ad alcuni sembrerà incomprensibile o addirittura violento. Eppure, porta molta consolazione il riconoscere che la vita, più che un nostro possesso, è un dono che abbiamo ricevuto e dobbiamo condividere, senza buttarlo”.

Un piano inclinato

Il presidente della Cei ha indicato anche i pericoli che si andrebbero a creare qualora nel ordinamento italiano venisse affermata la liceità del suicidio: “L’introduzione dell’eutanasia aprirebbe anche ad altri scenari: indurrebbe a selezionare, mediante la formulazione di appositi parametri sanciti dallo Stato, chi debba essere ancora curato e chi non ne abbia il diritto. Il caso di Charlie, il piccolo britannico al quale è stata negata, contro il parere dei genitori, l’opportunità delle cure, rappresenta in tal senso un caso emblematico”. “Siamo una società che già seleziona – ha aggiunto -, e stabilisce chi tra gli esseri umani sia anche persona e porti o meno il diritto di nascere e di vivere”.

La voce della Chiesa senza timore

Il cardinale ha infine affrontato il tema della testimonianza nelle parole e nelle opere: “La Chiesa è chiamata a rendere testimonianza ai valori evangelici della dignità di ogni persona e della solidarietà fraterna. Nel quadro della nostra società, spesso smarrita e in cerca di un senso e di un orientamento, la Chiesa questi valori deve viverli, facendo anche sentire la propria voce senza timore, soprattutto quando in gioco ci sono le vite di tante persone deboli e indifese”.

L’impegno dei laici

Per quanto riguarda l’impegno dei laici il presidente della Cei ha detto che “su temi che riguardano tutti, il contributo culturale dei cattolici è non solo doveroso, ma anche atteso da una società che cerca punti di riferimento”. Il cardinale ha chiuso il suo intervento rivolgendosi alla comunità cristiane alle associazioni auspicandosi che la “passione per la tutela e la promozione della vita e dell’autentica libertà delle persone, possa diffondersi a tutti i cristiani, a tutti i cittadini e ai nostri Parlamentari”.

Gambino: autodeterminazione falso mito

Dopo l’intervento dei Cardinale, al centro congressi Cei hanno tenuto banco gli interventi dei responsabili tavolo Famiglia e Vita, che hanno parlato davanti ad una nutrita rappresentanza di parlamentari venuti ad ascoltare il parere di medici, giuristi, psicologi ed esperti di stati vegetativi e di minima coscienza.

Il presidente di Scienza e Vita e Direttore del Dipartimento di Scienze Umane dell’Università Europea di Roma, Alberto Gambino, ha chiesto a tutti politici presenti di intervenire tramite una legge che possa “graduare” il reato di aiuto suicidio in modo tale da scongiurare un intervento della consulta che sarebbe immodificabile. Gambino si è anche soffermato sul “falso mito dell'autodeterminazione” che nelle situazioni di fragilità sconta la mancanza di una vera libertà nelle decisione.

Cantelmi: in aumento eutanasia per i depressi

Tonino Cantelmi, psichiatra e psicoterapeuta, ha sottolineato che non si può equiparare il vivere e il morire e si è detto sconcertato per l'incremento della richiesta di morte di persone con disturbi psichiatrici nei Paesi dove è consentita l’eutanasia: “Una ragazza depressa, una anoressica e tutte quelle vite che sono un peso economico restano senza libertà di scelta difronte una società cinica e non solidale”.

Gandolfini: c’è rischio abbandono terapeutico

Dal canto suo, il presidente del Family Day e neurochirurgo Massimo Gandolfini ha riferito che in 43 anni di professione non ha mai conosciuto alcun paziente che gli abbia chiesto la morte invece di essere curato e ha lanciato un allarme il rischio crescente di abbandono terapeutico nelle strutture sanitarie italiane.

Le testimonianze dei volontari

Toccante la testimonianza dell’avvocato Francesco Napolitano dell’Associazione Risvegli che segue le persone in stato vegetativo: “Queste leggi sono ai limiti dell'offesa per coloro che ogni giorno seguono e danno amore a malati gravi e in stato di minima coscienza. Queste leggi incrinano le basi del rapporto di fiducia con i medici”. “È venuto a trovarci il Papa – ha aggiunto Napolitano – e le sue carezze sono valse più di qualsiasi altra considerazione”. Maria Cristina Maculan dell’Assocazione famiglie numerose ha invece raccontato la sua esperienza di adozione di un bambino cerebroleso, “generato come uno scarto ma divenuto fonte di gioia e amore” per tutta la sua famiglia.

De Palo: senza famiglie malati a rischio scarto

Il presidente del Forum delle Famiglie, Gigi De Palo, ha quindi rimarcato il ruolo fondamentale delle famiglie come ammortizzatore sociale e il rischio di una società futura formata da singoli individui soli che non appena raggiunta l’anzianità potrebbero essere considerati un peso per la società.

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11 settembre 2019, 20:46