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Migranti a bordo della Ocean Viking Migranti a bordo della Ocean Viking 

Migranti: l'Ue cerca l'accordo sulla redistribuzione

Verrà prolungata la missione Sophia avviata nel 2015 dall'Unione Europea nel Mediterraneo centrale, mentre si cerca un accordo sulla redistribuzione dei migranti nei diversi Paesi del vecchio continente, a partire dalle 82 persone a bordo della Ocean Viking

Andrea De Angelis - Città del Vaticano

La questione migratoria continua ad interrogare l’Europa. La nuova Commissione, la cui squadra è stata presentata questa settimana, ha in agenda un nuovo patto sulla migrazione e l’asilo, come chiesto dal presidente Ursula von der Leyen ai neo commissari Schinas e Johansson. Un patto auspicato anche dal presidente del Consiglio italiano, Conte, nell’incontro a Bruxelles con il successore di Juncker alla guida dell’organo esecutivo dell’Unione europea. In attesa di nuovi sviluppi, intanto è arrivata la decisione di prorogare la missione Sophia.

La proroga della missione Sophia

Pattugliare il Mediterraneo ed arginare l’azione degli scafisti. Dei trafficanti di uomini. Questo l’obiettivo della missione Sophia che registra una nuova proroga di sei mesi, dopo quella dello scorso 30 marzo. Il compito di pattugliamento non è affiancato formalmente al salvataggio ed al trasporto dei naufraghi, sancito invece dal diritto internazionale. Il nome ufficiale della missione, nata nel 2015, è European Union Naval Force in the South Central Mediterranean. In onore della bambina somala nata il 24 agosto 2015 sulla nave tedesca Schleswig-Holstein, facente parte dell’operazione voluta da Bruxelles, si è poi arrivati alla denominazione “Sophia”. Negli anni si sono moltiplicati i compiti da un lato (tra questi l’addestramento della Guardia Costiera e della Marina libica ed il miglioramento dello scambio di informazioni sulla tratta di esseri umani con le agenzie di polizia degli Stati membri, Frontex ed Europol), ma ridimensionati i mezzi dall’altro, per arrivare all’eliminazione dell’utilizzo di unità navali nella missione. Navi non previste neanche nei suddetti sei mesi di proroga, fino al marzo del 2020.

Una redistribuzione europea

Il termine “redistribuzione” è stato pronunciato più volte negli ultimi anni come parola chiave per arrivare ad una soluzione efficace e condivisa della questione migratoria. Punto fondamentale anche del nuovo patto che von der Leyen vuole ottenere durante il suo mandato alla guida della Commissione. Più in particolare von der Leyen ha chiesto al neo commissario Johansson che si “riavvii la riforma delle norme sull'asilo, includendo la ricerca di nuove forme di solidarietà e garantendo che tutti gli Stati membri diano un contributo significativo per sostenere quei paesi sotto la maggiore pressione migratoria”. Nell’estate che si sta concludendo più volte la soluzione di persone migranti a bordo di navi alle quali non è stato consentito l’approdo nei porti italiani, è arrivata proprio dalla disponibilità di altri Paesi membri all’accoglienza. Germania, Portogallo, Francia, Lussemburgo e Irlanda, più alcune strutture della Conferenza Episcopale Italiana, hanno accolto ad esempio le 116 persone sbarcate dalla nave Gregoretti alla fine dello scorso mese di luglio.

E’ nato il figlio della donna sbarcata dalla Ocean Viking

Diversi Paesi europei si sono detti pronti a ricevere le 82 persone migranti a bordo della Ocean Viking, la cui redistribuzione verrà coordinata dall’Unione Europea. Notizia, questa, accolta con soddisfazione dal presidente del Consiglio, Conte, che ha parlato di “forte adesione alla redistribuzione all’interno dell’Unione Europea”. Intanto, tra dichiarazioni e trattative, una bella notizia arriva da Malta: è nato ieri sera il figlio della donna evacuata poche ore prima con la massima urgenza dalla Ocean Viking. Lo ha comunicato Mediterranea Saving Humans

“Redistribuzione? Sì, ma persone non sono pacchi postali”

“La vera svolta nella missione Sophia arriverà quando le si darà un carattere anche umanitario”. Lo afferma Luca Di Sciullo, presidente di Idos – Centro Studi e Ricerche sull’Immigrazione, nell’intervista rilasciata a Radio Vaticana Italia. Per Di Sciullo poi sulla redistribuzione occorre andare al di là degli annunci: se infatti il Parlamento si impegnò in tal senso, subì poi una frenata dai Governi. “Queste persone non sono pacchi postali”, aggiunge.

Ascolta l’intervista a Luca Di Sciullo

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13 settembre 2019, 12:37