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Sant’Egidio: la firma dell’accordo in Mozambico è un importante traguardo

L’intesa firmata ieri a Gorongosa, nel centro del Paese, tra il presidente Filipe Nyusi e il leader della Renamo Ossufo Momade, mette fine a decenni di conflitto tra il potere centrale e l’ex gruppo ribelle, divenuto principale partito di opposizione

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

E’ un accordo storico che sarà una cornice d’eccezione al viaggio di Papa Francesco in Mozambico, i prossimi 5 e 6 settembre. Dalla fine, nel 1992, della guerra civile che provocò un milione di morti, il Mozambico ha vissuto un lungo percorso di negoziati che ha portato all’odierno accordo e alla indizione di elezioni generali il prossimo 15 ottobre. Tra i protagonisti degli ultimi decenni di storia del Mozambico c’è la Comunità di Sant’Egidio e, con lei, don Angelo Romano che, oltre ad essere un profondo conoscitore del Paese africano, è stato, nel 2016, mediatore dell’Ue ai negoziati e per il quale la firma di ieri rappresenta un grande successo, come spiega ai microfoni di Radio Vaticana Italia:

Ascolta l'intervista a don Angelo Romano

R. - E' un traguardo importantissimo, perché nell’intenzione dei due firmatari si dovrebbe scrivere la pagina definitiva della pace nel Paese tra il governo, gestito dall’antico Fronte di Liberazione del Mozambico (Frelimo) e la Renamo, che è stata per 17 anni un movimento di guerriglia, fino alla firma degli Accordi di pace a Roma, a Sant’Egidio, il 4 ottobre 1992. Dopo quella firma, il Paese è stato ricostruito, ma più volte ci sono stati dei momenti di tensione, dovuti al fatto che l’applicazione dell’Accordo di Roma non è stata completa per quanto riguarda il disarmo delle truppe della Renamo. Il leader della Renamo, Alfonso Dhlakama, aveva sempre mantenuto una piccola quota di combattenti come una sorta di garanzia contro le eventuali sorprese da parte governativa. E questa cosa, negli anni, più volte aveva generato tensioni, e anche peggio, fino ad arrivare al 2016, in cui ci sono stati scontri abbastanza pesanti tra queste truppe residuali, potremmo dire, della Renamo, e le truppe governative. Tutto a partire da una serie di rivendicazioni che la Renamo faceva contro il governo. Questo accordo quindi è estremamente importante, segue alcune misure opportune che sono state prese dal punto di vista della riforma dell’assetto istituzionale del Mozambico. E’ stata appena fatta una riforma di decentralizzazione, che era una delle richieste della Renamo, che permetterà, per esempio, l’elezione dei governatori, diremmo noi dei presidenti della Regione, che fino ad ora erano di nomina governativa. Quindi, darà la possibilità all’opposizione di governare, come succede in Italia, alcune regioni del Paese. Questa è una crescita democratica istituzionale che accompagna il consolidamento della pace.

Anche perché le elezioni generali sono previste il 15 ottobre…

R. – Sì, ci sono delle elezioni previste e quindi questo fa ben sperare. Questa firma le mette certamente nella giusta luce e giunge alla fine di un percorso che poi ha avuto dei momenti accompagnati anche in modo sostanziale dalla comunità internazionale: nel 2016 c’è stata una mediazione internazionale che ha in qualche modo gettato le basi di tutto questo, a cui ho partecipato anche io come Sant’Egidio, in rappresentanza dell’Unione europea. Quindi, c’è stato un percorso che in questi ultimi tre anni ha portato a una serie di misure che oggi riteniamo essere effettivamente molto opportune, molto felici.

Lei, don Angelo, ha più volte ricordato il ruolo di Sant’Egidio nella recente storia politica di questo Paese. La Comunità come giudica questa firma? La ritiene solida?

R. – Io spero proprio di sì, nel senso che vedo un processo, che è andato sempre più rafforzandosi, di dialogo che ha evidenziato bene i problemi. Noi siamo sempre abituati, purtroppo è un errore, a pensare alla pace come a una sorta di libro che una persona prende, compra e mette in libreria, e sta lì. E invece è qualcosa che va continuamente rinnovata, difesa, protetta, fatta crescere. C’è un’attività quotidiana che costruisce la pace. E in questi anni il Mozambico tante volte ha dovuto riprendere in mano quella pace per consolidarla. Io credo che questo passaggio sia veramente importante, perché oggi il Paese è un Paese che può crescere economicamente ma, soprattutto, è un Paese che ha dimostrato di avere una maturità anche democratica. Il popolo mozambicano ha voluto questa sorta di pace con la volontà molto chiara di non tornare indietro, verso gli anni della guerra civile. Oggi la maggior parte dei mozambicani, oltre il 50%, è nata dopo il 1992, c’è quindi una “generazione della pace” che non ha conosciuto la guerra e che non la vuole conoscere. Credo che questa sia la migliore garanzia per un Mozambico di pace.

A settembre, Papa Francesco sarà per due giorni in questo Paese. Quindi sarà veramente un dono per l’arrivo del Pontefice questa firma…

R. – Assolutamente sì. E credo che l’aspettativa per la visita di Papa Francesco abbia certamente aiutato la volontà delle due parti di firmare prima del suo arrivo. Mi ha colpito un particolare relativo alla televisione che trasmetteva le immagini della firma: quest’ultima è avvenuta a Gorongosa, nell’area che era controllata dalle truppe residuali della Renamo, una zona di foreste, in cui è stato allestito un grande palco. Nello schermo, ormai da diversi giorni, la tv mozambicana, qualsiasi cosa stia tramettendo, la trasmette con una fotografia del Papa in alto a sinistra. Quindi, anche durante la firma, c’erano il presidente del Mozambico, il presidente della Renamo, ma c’era Papa Francesco in alto a sinistra, che sorrideva! Questa immagine mi ha colpito, sembrava veramente che, anche se non presente fisicamente, il Papa ci fosse lo stesso. La visita del Papa ha in qualche modo contribuito a stabilire un clima positivo nel Paese che ha aiutato certamente questo ultimo passo di pace.

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02 agosto 2019, 14:34