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L'ospedale di Reims in cui è ricoverato Vincent Lambert L'ospedale di Reims in cui è ricoverato Vincent Lambert 

Lambert, Spagnolo: alimentazione e idratazione interventi proporzionati

Il direttore dell’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica di Roma spiega che alimentazione e idratazione sono necessari a mantenere la buona qualità di vita del paziente e che nel caso di Lambert non sono una fonte di gravosità e accanimento. Intanto la Comunità Giovanni XXIII ricorda i tanti italiani assistiti nelle sue case famiglia

Marco Guerra – Città del Vaticano

Vincent Lambert, il cittadino francese tetraplegico di 42 anni – secondo alcuni medici in stato vegetativo mentre altri lo ritengono in stato di coscienza minima - dal 2 luglio scorso è stato privato di alimentazione e idratazione dopo una sentenza della Cassazione che ha annullato la decisione della Corte d'appello di far proseguire il trattamento in attesa del parere del Comitato Onu per i Diritti delle persone con disabilità che aveva chiesto alla Francia sei mesi di tempo per esaminare il caso. 

Il Papa sul caso Lambert

Sulla vicenda era intervenuto anche Papa Francesco, lanciando diversi appelli. Nel maggio scorso il Santo Padre si era espresso così in un tweet:

Preghiamo per quanti vivono in stato di grave infermità. Custodiamo sempre la vita, dono di Dio, dall’inizio alla fine naturale. Non cediamo alla cultura dello scarto.

La denuncia dei genitori

Numerosi anche gli appelli inascoltati dei genitori di Lambert, che ieri hanno rinunciato a presentare ulteriori ricorsi e presentato una denuncia per "omicidio volontario".

La Comunità Giovanni XXIII chiede legge contro l’eutanasia

Dal canto suo oggi Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Giovanni XXIII, in un comunicato ha ricordato che nelle loro case famiglia “sono accolti tanti Vincent Lambert”. “Persone tetraplegiche con gravi disabilità ma non in coma, non in fin di vita", si legge nella nota. "Bambini e adulti accolti nel calore di una famiglia, grazie alla quale ritrovano il sorriso e nuove vie di comunicazione”.

“Chiediamo una legge che proclami il 'sì' alla vita e dichiari il 'no' ad atti eutanasici, come questo,  continua Ramonda. L'Europa e l'Italia hanno bisogno di una legislazione per accompagnare queste persone a vivere dignitosamente fino alla fine. Una legislazione che vieti la sospensione dell'alimentazione e dell'idratazione”.

Prof. Spagnolo: nutrizione e idratazione interventi proporzionati

Sulle specifiche condizioni di salute di Lambert - che, ricordiamo, vive una situazione sanitaria stabilizzata da circa 11 anni in un letto attrezzato dell'ospedale principale di Reims – VaticanNews ha raccolto il parere del prof. Antonio Spagnolo, direttore dell’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica di Roma:

R. - Dobbiamo dire che la questione del signor Lambert riguarda la buona pratica clinica. Sul piano etico non dovrebbe esserci differenza tra una medicina cattolica e una medicina laica, perché l’obiettivo è quello di fare il bene del paziente. Allora, parlando di accanimento terapeutico, ho detto che ci sono degli interventi che possono essere gravosi per il paziente e continuarli significa prolungare la sofferenza, non ottenere alcun beneficio, e rappresentare una sorta di ulteriore sproporzione nei confronti del paziente. Questo vale in generale per gli interventi. Per ciò che riguarda invece, ad esempio, la nutrizione e l’idratazione, questo in linea generale è un intervento che deve essere fatto non in quanto malato, non in quanto paziente, ma in quanto persona. E quindi, in questa prospettiva, in linea generale, una nutrizione, un'idratazione, anche se sostenute con strumenti – la peg o il sondino nasogastrico eccetera – sono interventi che, possiamo dire, sempre proporzionati. Laddove invece la nutrizione e l’idratazione dovessero rappresentare l’elemento fonte di gravosità, anche la nuova Carta degli operatori sanitari parla del fatto che, in linea generale, la nutrizione e l’idratazione si sospendono, ma quando si tratta di situazioni in cui ci può essere un aggravio, un’ulteriore difficoltà, per esempio perché si producono infezioni, una sorta di trombosi per esempio dei tubi, dei vasi, che sono incanulati. E quando è inefficace, nel senso che ormai il paziente non assimila più, ecco, in queste situazioni, lo dice anche la Carta degli operatori sanitari, è giustificato il rimuoverla.

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09 luglio 2019, 15:09