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Yemen, soddisfazione di Save the Children per lo stop all’esportazione di armi

Oltre 103.000 firme già raccolte con la petizione lanciata dalla ong per chiedere all’Italia lo stop alla vendita di armi italiane usate nella guerra in Yemen. Ieri è stata votata alla Camera una mozione che sospende l’esportazione di armi pesanti verso l’Arabia Saudita e Emirati

Matteo Petri – Città del Vaticano

Stop alle bombe italiane in Yemen. Ieri la Camera ha votato una mozione di maggioranza per sospendere la vendita di armi pesanti, bombe d’aereo e missili, a Emirati Arabi e Arabia Saudita. Senza dubbio importante è stata la spinta data dalle oltre 103.000 firme già raccolte con la petizione lanciata da Save the Children nell’ambito della campagna “Stop alla guerra sui bambini”. Dall’inizio del conflitto in Yemen, nel 2015, almeno 6.500 bambini sono rimasti uccisi o feriti dai bombardamenti e più di 19 mila radi aerei hanno colpito scuole e ospedali.

La decisione italiana

La decisione italiana arriva dopo che nei mesi scorsi già i governi di Germania, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi e Regno Unito avevano deciso di sospendere le esportazioni di armi pesanti verso Ryad. Arabia Saudita e emirati Arabi sono attualmente parte attiva nella guerra in corso in Yemen da 4 anni. Già nel 2017 una risoluzione dell’Europarlamento spingeva per un embargo nella vendita di Armi all’Arabia Saudita, che non è però mai stato adottato.

La risposta di Save The Children

“Quest’approvazione va nella direzione giusta”, spiega a Vatican News Michele Prosperi, portavoce di Save the Children. La richiesta della ong non si esaurisce però con quanto deciso ieri alla Camera. “Il governo italiano passi adesso ai fatti – continua Prosperi – avviando la sospensione di nuove licenze insieme alla cancellazione totale delle spedizioni di armamenti italiani in Arabia Saudita”. “I bambini in Yemen stanno subendo anche in questi minuti conseguenze dirette e indirette, come la malnutrizione, dovuti a questi bombardamenti”, aggiunge il portavoce.

La riconversione industriale

“Uno dei difetti più grandi di quanto approvato ieri in Parlamento – spiega Prosperi – è che nella mozione mancano totalmente indicazioni al governo per spingerlo a impegnarsi direttamente a sostegno di processi di riconversione produttiva militare”. A tal proposito dal 1990 esiste anche una legge, (legge 185/1990) secondo la quale in Italia non è consentito né il transito né la vendita di armi a un Paese in guerra, come attualmente sono Arabia Saudita ed Emirati Arabi. “Il nostro auspicio è che l’Unione Europea, nel suo insieme, giunga ad un embargo congiunto di questi armamenti. Questo - conclude il portavoce - sarebbe veramente un obiettivo importante che farebbe una grande differenza”.

Ascolta l'intervista integrale a Michele Prosperi

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27 giugno 2019, 14:01