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Messico, 2500 gli omicidi al mese per mano dei cartelli dei narcotrafficanti

I dati del primo trimestre del 2019, diffusi dal Sistema nazionale di pubblica sicurezza messicano, riportavano ben 8.493 omicidi. “Ma negli ulteriori 3 mesi il numero è continuato a crescere. Si parla di una quota di 2500 omicidi al mese e forse anche di più”. Lo spiega a Vatican News, Lucia Capuzzi, giornalista di Avvenire, esperta di America Latina

Eugenio Serra – Città del Vaticano

In Messico, l’attività delle bande criminali e dei cartelli dei narcotrafficanti è sempre più fuori controllo. “I numeri degli omicidi – spiega ai nostri microfoni Lucia Capuzzi – sono spaventosi e in aumento. Numeri che hanno coinciso con l’inizio dell’amministrazione di Andres Manuel Lopez Obrador”.

Le cause degli omicidi in aumento

“L’aumento degli omicidi - racconta Capuzzi – va inquadrato nella ridefinizione che ha accompagnato la transizione presidenziale. Ovvero i narcotrafficanti, i grandi cartelli, le mafie del narcotraffico stanno ridefinendo gli equilibri. Stanno stabilendo nuovi patti con i singoli governatori, con i pezzi delle istituzioni corrotte e per far questo utilizzano, come sempre, la minaccia dell’aumento della violenza”. “Ma l’aumento dei crimini – aggiunge - potrebbe anche segnalare una non disponibilità o una minore disponibilità della nuova amministrazione a stabilire patti con le mafie del narcotraffico, e quindi l’incremento della violenza di quest’ultime come strumento di pressione”.

Ascolta l'intervista a Lucia Capuzzi

La situazione della Chiesa in Messico

“I sacerdoti soprattutto nelle comunità rurali più remote del Messico, così come gli operatori pastorali - prosegue la giornalista di Avvenire -, hanno una funzione sociale molto forte, sono spesso l’unico riferimento della comunità. Non dimentichiamo che il Messico è il Paese con il maggior numero di cattolici al mondo. E colpire un sacerdote è evidentemente un messaggio potente nei confronti della società". Infatti, se le mafie legate alla droga possono colpire loro, ciò vuol dire, spiega Capuzzi, che la società civile è ancora più a rischio.

I giovani reclutati come manovalanza

Il Messico è un Paese diseguale. “Interi pezzi di Messico, racconta Capuzzi, sono esclusi da una possibile ascesa sociale. Molto spesso per i giovani nati e cresciuti nelle periferie più dimenticate il narcotraffico è l’unica possibilità di ascesa sociale. Anche se la maggior parte di loro finisce come carne da macello. Ma la rabbia è forte, e la propaganda dei cartelli cresce".

La reazione della società civile

“La società civile – dice Lucia Capuzzi – reagisce, continua a reagire e mostra la sua vitalità in una situazione difficilissima. Ma viene lasciata sola. Lasciata sola dallo Stato, dalla comunità internazionale, che si preoccupa di tutto, tranne che degli omicidi in Messico. Il presidente Obrador aveva promesso un approccio sociale cercando di rimuovere le cause che spingono tanti ragazzi a farsi reclutare dalle mafie del narcotraffico. Ma finora ha fatto poco in questo senso”. “L’unico provvedimento che contrasta il crimine – conclude la giornalista – è stata la creazione della guardia nazionale. un corpo che, tra l’altro, sta venendo usato per bloccare il flusso dei migranti verso gli Stati Uniti”.

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27 giugno 2019, 15:45