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Gran Bretagna: elezioni europee in clima Brexit

Nigel Farage, paladino del divorzio dalla Ue, favorito nei sondaggi: potrebbe prendere il 37%. Ieri le dimissioni di Andrea Leadsom, ministra dei rapporti con il Parlamento

Chiara Capuani – Città del Vaticano

Si aprono le urne in Gran Bretagna. Il Regno Unito, insieme all’Olanda, sarà il primo Paese, membro dell’Ue, a votare per il rinnovo del Parlamento europeo. Lo fa in un clima incerto e paradossale, quello di un Paese che tre anni fa votò per uscire dall’Unione Europea, e che oggi è chiamato a votare per un Parlamento che non li vedrà più protagonisti.
“La situazione in Gran Bretagna, dopo la Brexit, è stata particolarmente difficile”, afferma Emanuele Rossi, costituzionalista e giurista italiano, ordinario presso la Scuola Superiore “Sant’Anna” di Pisa. “Gli accordi che sono stati proposti dal governo al Parlamento non sono stati mai accettati e ad oggi non si vede una soluzione concreta a questo divorzio”.

Ascolta l’intervista a Emanuele Rossi

Le elezioni europee

“Una situazione caotica, quella del Regno Unito, che potrebbe portare ad una polarizzazione e a un rafforzamento sui temi estremi della Brexit – prosegue Rossi commentando l’inizio delle elezioni –. Da un lato potremmo assistere al rafforzamento di chi si è fatto promotore di questo divorzio dall’Ue e che ha addirittura fondato un partito pro Brexit. Mi riferisco a Farage. Dall’altro lato c’è chi sostiene la possibilità di restare nell’Unione Europea, soprattutto il partito liberale. Anche i partiti nazionalisti scozzesi e gallesi potrebbero riscuotere un certo successo. Ad essere penalizzati invece, da questa situazione, potrebbero essere i due partiti tradizionali maggiori, quello dei conservatori e dei laburisti”.

Lo stallo sul referendum

“Questa stasi indica con certezza un tema: uscire dall’Ue non è affatto semplice. Negli anni, l’Unione Europea, ha consolidato i processi d’inclusione,ma non ha mai vissuto l’esclusione. Ha sempre portato avanti modelli di integrazione e non si era mai posta l’ipotesi che un membro dell’Ue potesse decidere di tirarsi fuori. Gli strumenti normativi che vigono al momento dimostrano tutta la loro debolezza di fronte a questa ipotesi”.

 

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23 maggio 2019, 13:44