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Vaccinazioni contro il colera in Yemen Vaccinazioni contro il colera in Yemen 

Yemen. Allarme Save the Children: 100mila bambini colpiti dal colera

Più di 100 mila casi di colera sono stati registrati, dall’inizio dell’anno in Yemen. Sono più del doppio rispetto allo scorso anno. Le principali cause sono le piogge violente e la guerra che da quattro anni sta devastando il Paese

Matteo Petri – Città del Vaticano

Le violente piogge hanno colpito di recente lo Yemen, le inondazioni improvvise, la scarsità di carburante e gli scontri in corso stanno contribuendo a peggiorare la situazione nel Paese. Dopo quattro anni di guerra, si aggiunge il problema della diffusione dell’epidemia di colera che quest’anno ha già colpito 100mila bambini, il doppio rispetto allo stesso periodo di un anno fa.
I bambini, secondo Save the Children, rappresentano quasi la metà di tutti i nuovi casi di colera registrati (45%). In particolare, tra il 1 gennaio e il 19 aprile di quest’anno sono stati registrati 236.550 casi sospetti, di cui 105.384 sono bambini sotto i 15 anni. Quasi la metà di questi casi sono stati registrati solo nell'ultimo mese, un numero molto superiore rispetto a quello registrato nello stesso periodo dell'anno scorso. La mancanza di carburante e l’aumento del prezzo di quest’ultimo stanno mettendo a dura prova la capacità di funzionamento dei sistemi fognari, di fornitura di acqua pulita e di raccolta dei rifiuti. Molte famiglie, infatti, non riescono ad accompagnare i propri figli nelle strutture sanitarie perché non possono permettersi il costo dei trasporti e in molti sono costretti a fare uso di acqua sporca perché l’acqua pulita, a causa dell’incremento del prezzo della benzina, è troppo cara.

La zona più colpita

Secondo Save the Children i casi di colera potrebbero crescere drasticamente soprattutto nelle zone dove imperversano gli scontri. Ad Hajjah, nel nord-ovest del Paese, per esempio, si teme che i combattimenti possano impedire l'accesso all'unica fonte d'acqua a 200mila persone, già particolarmente vulnerabili in seguito alla fuga dalle proprie abitazioni ed esposte ad alti livelli di insicurezza alimentare. Dopo che l’epidemia di colera aveva colpito più di 1 milione di persone nel 2017, la malattia è stata parzialmente contenuta nel 2018. A febbraio scorso, la comunità internazionale ha annunciato lo stanziamento di 2,6 miliardi di dollari nell’ambito della risposta alla guerra in Yemen, il 65% dei fondi necessari per affrontare i bisogni umanitari in tutto il Paese. A due mesi di distanza, tuttavia, quegli impegni non hanno ancora trovato concretezza e alle agenzie impegnate sul terreno sono arrivati solo il 4% dei fondi necessari per gli interventi in materia di salute e il 10% di quelli per i servizi igienico-sanitari, acqua e igiene, cruciali nella lotta alla diffusione della malattia.

La testimonianza di Filippo Ungaro, portavoce di Save the Children

“Hanno meno di 15 anni e sono più del doppio rispetto all’anno scorso – spiega così ai nostri microfoni Filippo Ungaro, portavoce di Save the Children la devastante epidemia in atto in questo momento in Yemen -. Nell’ultimo mese c’è stata una forte impennata del numero dei casi riscontrati”. “I bambini sono i più vulnerabili e quindi i più colpiti dall’epidemia, sono infatti quasi la metà dei casi di colera totali. I fattori che hanno causato quest’epidemia sono molteplici – spiega ancora Ungaro – in Yemen siamo entrati nel quarto anno di guerra, il sistema sanitario è stato quasi annientato, l’economia è al collasso e manca l’acqua potabile. Inoltre piogge e inondazioni improvvise hanno causato il deterioramento del sistema fognario”.
“Sono stati raccolti dei fondi in aiuto della popolazione ma proprio a causa del perdurare del conflitto sono una piccolissima parte è riuscita ad arrivare alla popolazione. Noi, come Save The Children – racconta ancora il portavoce – abbiamo 600 persone sul posto in 9 governatorati diversi”. “La cui cosa di cui primariamente ci sarebbe veramente bisogno – conclude Ungaro – è la cessazione delle ostilità e quindi, di una tregua stabile che consenta l’accesso degli aiuti umanitari nel Paese”.

Ascolta l'intervista a Filippo Ungaro

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26 aprile 2019, 13:50