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In fuga dalle zone degli scontri In fuga dalle zone degli scontri 

Libia: continuano gli scontri. Migliaia in fuga

In Libia riapre per i voli notturni l’aeroporto di Mitiga, colpito ieri dal generale Haftar, mentre le forze alleate di Serraji continuano la controffensiva. Migliaia di civili in fuga dalle zone dei combattimenti

Elvira Ragosta – Città del Vaticano

Continuano gli scontri in Libia, nella zona della capitale. Le forze a sostegno del governo internazionalmente riconosciuto di Serraj, impegnate nella controffensiva “Operazione vulcano di Rabbia” annunciano il controllo di due basi e la cattura di 23 prigionieri. Intanto, l'aeroporto Mitiga, chiuso ieri dopo i raid del generale Khalifa Haftar, ha riaperto solo per i voli notturni

Appello dell’Onu alla pacificazione

L'Alto commissario Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, fa appello alle forze che sostengono il governo di concordia nazionale di Tripoli e a quelle capeggiate dal generale Khalifa Haftar a "evitare ulteriori violenze" in Libia dopo l'escalation innescata dall'offensiva annunciata giovedì scorso da Haftar, uomo forte della Cirenaica che punta alla capitale libica. "Faccio appello a tutte le parti affinché uniscano gli sforzi per evitare ulteriori violenze insensate e spargimenti di sangue", ha detto Bachelet. Negli ultimi tre giorni le strutture sanitarie in Libia hanno denunciato 47 morti e 181 feriti nella regione di Tripoli, secondo quanto indicato dall'Organizzazione mondiale della sanità. Tra i deceduti, nove sono civili tra cui due medici.

Migliaia di civili in fuga, altri sono intrappolati nella zona degli scontri

L’ultimo aggiornamento dell'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari parla di 3.400 gli sfollati per gli scontri armati in corso nei pressi di Tripoli. In alcune aree interessate a causa dell’intensità dei combattimenti i civili non sono in grado di scappare né di ricevere servizi di soccorso. Le Nazioni Unite hanno lanciato un appello per una tregua umanitaria temporanea che permetta il passaggio di civili che desiderano lasciare Tripoli e fornire assistenza umanitaria. Sono invece circa 1400 i rifugiati e migranti nei centri di detenzione, in prossimità delle aree colpite. "Siamo molto preoccupati per tutti i civili intrappolati nei combattimenti in corso a Tripoli, compresi i migranti e i rifugiati bloccati nei centri di detenzione nelle aree colpite o nelle immediate vicinanze - afferma Craig Kenzie, capo progetto delle operazioni di Medici senza frontiere a Tripoli - Anche in periodi di relativa calma, migranti e rifugiati trattenuti nei centri di detenzione sono costretti a condizioni pericolose e degradanti che hanno impatti negativi sulla loro salute fisica e mentale. Il conflitto ha reso queste persone ancora più vulnerabili e ha drasticamente ridotto la capacità della comunità umanitaria di fornire una risposta salvavita tempestiva e garantire evacuazioni urgentemente necessarie".

Il rischio di una guerra civile

"E' molto forte il rischio di una guerra civile – commenta Claudia Gazzini, analista dell’International crisis group - perché abbiamo forze alleate di Haftar che sono arrivate nei dintorni di Tripoli sperando di riuscire a prendere la capitale in pochi giorni, poi le forze alleate del governo di Tripoli, per lo più le forze misuratine, che costituiscono il grande corpo militare nell’ovest libico hanno deciso di mobilitarsi, quindi stiamo parlando di una guerra al momento a Tripoli e nelle città che circondano la capitale, ma anche la possibilità di una guerra nel centro della Libia perché le forze alleate di Tripoli vogliono colpire le linee di approvvigionamento dell’esercito di Haftar”.

Ascolta l’intervista a Claudia Gazzini

 

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09 aprile 2019, 13:23