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Antonio Guterres segretario generale dell'Onu e Louise Arbour, rappresentante speciale Onu per le migrazioni internazionali Antonio Guterres segretario generale dell'Onu e Louise Arbour, rappresentante speciale Onu per le migrazioni internazionali 

Global Compact per evitare caos e sofferenze ai migranti

Approvato dalle Nazioni Unite un Patto globale per l’immigrazione. Non un accordo vincolante ma “una road map per evitare caos e sofferenze”, ha commentato il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Intervista a Raffaela Milano direttrice di Save the Children per l’Europa

Roberta Gisotti – Città del Vaticano

Ci sono voluti 18 messi di trattative per arrivare al “Global Compact”, sottoscritto ieri da 164 Paesi riuniti - sotto l’egida delle nazioni Unite - a Marrakech, in Marocco. Il testo è stato approvato con un colpo di martello, dopo la lettura, senza votazione né firma e rinviato al voto di ratifica dell’Assemblea generale dell’Onu, prevista il 19 dicembre.

Favorire una migrazione sicura, ordinata, regolare

23 gli obiettivi fissati nel Patto globale teso a rafforzare una collaborazione internazionale per una migrazione “sicura, ordinata e regolare”. “Una road map per evitare caos e sofferenze”, questo il senso dell’accordo raggiunto, ha spiegato il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, chiarendo che l’intesa non crea nuovi diritti per migrare ma ribadisce il rispetto dei diritti di ogni persona.

Non tutti i Paesi hanno aderito all’accordo

Ma il consenso non è stato unanime: una quindicina di Paesi si sono rifiutati di aderire o hanno congelato la decisione. I primi a ritirarsi già un anno fa sono stati gli Stati Uniti, seguiti da diversi Paesi europei: Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Austria, Bulgaria, Croazia mentre l’Italia e la Svizzera hanno rinviato l’adesione; fuori dal Patto anche Israele ed Australia.

Il testo non viola la sovranità degli Stati

Tali ripensamenti, ha commentato Louise Arbour, rappresentante speciale dell’Onu per le migrazioni, mostrano una “sconnessione tra la gestione della politica estera ed “alcune preoccupazioni e pressioni interne” a questi Paesi. “L’immigrazione – ha osservato Arbour – è una realtà, non è una cosa positiva o negativa”, ritenendo “ridicolo” un rifiuto del Global Compact per ribadire una posizione anti-immigrazione, poiché il testo non viola il diritto delle Nazioni di decidere la propria politica migratoria, ma è solo uno strumento per “cercare di gestire nel modo migliore questo fenomeno in modo collettivo”. La stessa Arbour aveva lamentato alla vigilia della Conferenza di Marrakech “la tanta disinformazione sul Global Compact e su quello che veramente stabilisce”, per favorire la migrazione legale e scoraggiare quella illegale. Soddisfatti ma con riserva le organizzazioni e i movimenti umanitari che temono la natura non vincolante del Patto, la cui applicazione è lasciata alla buona volontà degli Stati firmatari.

Punto forte la centralità dei migranti minori

Tra i risultati positivi più rilevanti è la centralità nel Global Compact della tutela dei minori, come sottolinea Raffaella Milano, direttrice dei Programmi in Italia e in Europa dell’organizzazione in difesa dell’infanzia, Save the Children

Ascolta l'intervista a Raffaella Milano

R. – Tra i punti più forti c’è il riconoscimento della figura specifica dei minori non accompagnati e dei minori separati dalle famiglie, che sono in assoluto i migranti più vulnerabili. Poi c’è la protezione dei minori dal traffico e dallo sfruttamento e la particolare attenzione che va data alle donne e alle bambine. Inoltre c’è l’impegno ad assicurare che le famiglie abbiano la possibilità di rimanere unite: questo, purtroppo, ora non accade, ed è una situazione gravissima, quella di separare i nuclei familiari migranti. Ci sono inoltre moltissimi altri aspetti positivi, che riguardano il diritto allo studio, cioè l’ingresso dei bambini migranti nei percorsi di educazione e la riunificazione familiare. Tutti punti che anche dalla nostra esperienza diretta, come Save the Children, sul campo, giudichiamo fondamentale che vengano riconosciuti dagli Stati come aspetti qualificanti di una migrazione ordinata e sicura. Diciamo che per noi questa è un’intesa importantissima, fondamentale; poi, certo, la fase attuativa ci dirà quanto effettivamente siamo riusciti a migliorare le condizioni concrete dei milioni di bambini e di adolescenti che sono in un percorso di migrazione.

Spesso si sente dire che l’Onu non risolve concretamente i problemi: quale sarà l’iter di questo accordo?

R. – L’auspicio è che gli sforzi e gli impegni degli Stati e delle Nazioni Unite alla fine poi convergano verso questi obiettivi che peraltro, di fatto, producono un miglioramento delle condizioni di vita sia per i migranti ma anche per i Paesi che accolgono i migranti. Quindi si cerca di raggiungere un equilibrio che alla fine sia un equilibrio di sviluppo per tutti.

Il raggiungimento di questo accordo sta a significare – quantomeno – la presa d’atto che l’immigrazione sia un problema globale?

R. – Certamente: è un problema globale, non è un’emergenza legata a un determinato momento ma è legata a tanti fattori. Noi infatti siamo abituati a legare questo tema delle migrazioni, soprattutto delle migrazioni forzate, a problemi di carattere economico, o di carattere conflittuale, di guerre ma sappiamo che anche il tema ambientale sta diventando una grandissima sfida, da questo punto di vista. Quindi anche le persone che fuggono a causa delle condizioni ambientali stanno diventando un altro fenomeno in grandissima crescita. Quindi, sono flussi di movimento delle persone che sarebbe illusorio immaginare di bloccare, mentre invece vanno indubbiamente regolati con un meccanismo che metta in primo piano proprio la sicurezza delle persone che sono in viaggio, che sono in movimento. In questo senso è molto importante questo Global Compact perché dobbiamo imparare, come collettività a convivere, a coesistere con il fenomeno delle migrazioni.

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11 dicembre 2018, 15:02