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Emilio Rossi: giornalista dalla grande onestà intellettuale, cultura e fede

"Per ricordare Emilio Rossi a 10 anni dalla sua morte. L'informazione è un bene per tutti". Ieri presso la sede di Palazzo Pio, un convegno ha ripercorso la vita e il grande insegnamento del giornalista che, tra l’altro, fu centrale nel portare il Vaticano nel mondo della televisione

Debora Donnini – Città del Vaticano

Un ricordo di Emilio Rossi denso di emozione e ricco di spunti di riflessione per fare oggi una buona informazione. E' stato tracciato, ieri pomeriggio, presso la sede di Palazzo Pio, a Roma, dal convegno: "Per ricordare Emilio Rossi a 10 anni dalla sua morte. L'informazione è un bene per tutti". A susseguirsi testimoni della parabola professionale e umana di Emilio Rossi: da primo direttore del Tg1, dopo la riforma del 1975, a vice direttore generale della Rai, da presidente dell'Unione Cattolica Stampa Italiana fino alla guida del Comitato di Amministrazione del Centro Televisivo Vaticano e del Comitato tv e minori.

Ruffini: informazione come bene comune

Indiscusso protagonista dell’informazione in Italia, Emilio Rossi è stato prima di tutto un uomo di cultura e dalla grande onestà intellettuale. Un cristiano. “Ha creduto nell’informazione come bene comune” ed è stato un “cercatore della verità e non del potere”, ha detto in apertura il prefetto del Dicastero per la Comunicazione, Paolo Ruffini, sottolineando che tocca “a noi raccoglierne il testimone”.

P. Lombardi: la gratitudine della Chiesa

A testimoniare personalmente come Emilio Rossi contribuì a far entrare il Vaticano nel mondo della televisione, è stato padre Federico Lombardi che, con emozione, ha richiamato alla memoria la sua figura di grande giornalista e maestro di giornalismo, il suo essere un laico credente e coerente, la sua fede, la sua sensibilità per il bene comune del popolo. In sostanza, padre Lombardi ha espresso la gratitudine della Chiesa per quanto Rossi ha fatto per il Ctv. A Vatican News racconta come, con la sua grande esperienza, insieme con padre Stefanizzi, prese in mano questa realtà e la fece crescere gradualmente. "Ho avuto con lui - dice - un bellissimo rapporto dal 2000 fino alla morte".

Emmanuele Milano: sforzo di indipendenza

Come maestro di giornalismo, che correggeva i pezzi togliendo gli aggettivi di troppo e chiedendo sintesi e chiarezza, lo hanno ricordato i giornalisti Piero Badaloni, Angela Buttiglione e tanti altri. Ricordi commossi anche da parte di grandi protagonisti dell’informazione in quegli anni: Nuccio Fava, Emmanuele Milano, Fabiano Fabiani, in particolare, dei giorni dell’attentato. Il 3 giugno del 1977 venne gambizzato dalle Brigate Rosse mentre si recava al lavoro in via Teulada. Correttezza dell’informazione, volontà di raccontare, sforzo di indipendenza contro ogni pressione esterna per dare ciò che si sentiva in coscienza di dover dare: qualità centrali in Emilio Rossi, sottolinea nella nostra intervista Emmanuele Milano, che lavorò con lui al Tg1 e poi guidò Rai 1 quando Rossi era vicedirettore generale.

Andrea Melodia: parlare a tutti, nel rispetto delle opinioni

A ricordare i suoi tratti umani, a volte segnati anche da qualche arrabbiatura sempre motivata dalla convinzione di dover far meglio, è stato Andrea Melodia che gli è succeduto alla guida dell’Unione Stampa Cattolica Italiana, Ucsi, e che ha lavorato con lui al Tg1. Forte la sua indipendenza politica: “meglio una riunione di redazione in più e una cena di meno”, diceva. Melodia ha curato la pubblicazione del suo ultimo libro, pubblicato postumo, “È tutto per stasera. Storia italiana, vicende politiche, RAI, un poco di autobiografia”. “Vi abbiamo inserito due appendici essenziali, trovate nell’archivio di Rossi”: il primo documento è un appunto scritto a Bernabei nell’aprile del 1975, prima della approvazione della legge di riforma. “Lui - ricorda Melodia intervistato da Vatican News - diceva sostanzialmente che quell’idea che prendeva piede in quegli anni di suddividere la Rai in filoni ideologi, allo scopo in positivo di dare maggiore autonomia alle diverse anime politico-culturali, avesse però in sé inevitabilmente un germe: rompere il senso stesso del servizio pubblico, cioè introdurre una lottizzazione in modo che ciascuno si potesse sentire autorizzato a lavorare a servizio di un’idea piuttosto che di un’altra, e non a  servizio di tutti.  Questa era l’idea di fondo per cui Emilio Rossi si oppose”.

“Per lui il giornalista era colui che era a servizio di tutti e cercava di mettersi a servizio del pubblico per quello che il pubblico aveva bisogno di avere: comprensione dei fatti, equidistanza, obiettività, verità”. In sintesi, forte era la convinzione “che comunque la società potesse ancora – problema che abbiamo ancora oggi – avere una base comune di convivenza civile, nella quale venissero combattute sia le falsità nell’informazione, sia le opinioni di parte violente e non rispettose degli altri”. Voleva che il pluralismo fosse introiettato dal giornalista, che non fosse, quindi, eterodiretto ma avesse in sé questa capacità, questa formazione? “Sì - risponde Melodia - difendeva il pluralismo e non fece un telegiornale di parte. Il Tg1 di Emilio Rossi fu un meraviglioso telegiornale per tutti, in cui c’era molta attenzione ai contenuti di natura etica, religiosa, nel quale lavoravano persone di tutte le opinioni, in cui la volontà di parlare a tutti e rispettare le opinioni di tutti, era difesa momento per momento, con estrema attenzione”.

Un lascito importante, dunque, per tutti i giornalisti di oggi, testimoniato, tra l'altro, dalle splendide parole del suo programma editoriale del TG1 letto all'assemblea di redazione del 25 febbraio 1976, riportato come seconda appendice al libro. Per Rossi, si doveva fare “un telegiornale ben fatto, cioè funzionale, rigorosamente corretto, pluralisticamente aperto, ospitale, senza reticenze, senza steccati confessionali o ideologici, senza compiacenti strizzate d’occhio verso chi è potente o chi è più alla moda, un telegiornale che sia rispettosamente al servizio della gente. Questo sembra anche il modo giusto di intendere la laicità del telegiornale: cioè il suo non essere strumentalizzato, il suo avere un valore in sé, nella sua intrinseca rispondenza a una libera, civile funzionalità…”.

Il premio dedicato a Emilio Rossi

Nel corso del convegno, da Vania De Luca, attuale presidente dell’Ucsi, è stata annunciata la nascita di un premio intitolato ad Emilio Rossi. Un premio realizzato dalla collaborazione del Dicastero per la Comunicazione, dell’Ufficio nazionale per le Comunicazioni Sociali della Cei - testimoniato dalla presenza del suo direttore, don Ivan Maffeis - e della stessa Ucsi. Non solo. A confermare l’importanza del messaggio di Emilio Rossi lo stesso Ordine dei giornalisti, che ieri ha annunciato di voler dare il suo patrocinio.

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04 dicembre 2018, 08:38