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La distruzione a Palu La distruzione a Palu 

Indonesia. Caritas Internationalis: è emergenza sanitaria

E’ salito a 1.944 morti il bilancio delle vittime del sisma e dello tsunami che hanno colpito il 28 settembre scorso l'isola indonesiana di Sulawesi. 5 mila i dispersi. Oltre 74mila persone sono ancora sfollate. Appello di Caritas Internationalis

Emiliano Sinopoli – Città del Vaticano

“Il numero dei morti probabilmente salirà ancora – ha reso noto Willem Rampangilei, presidente della National Search and Rescue Agency che si occupa della gestione locale delle calamità naturali - non appena le autorità saranno in grado di stabilire quanti siano stati i danni nelle zone rurali. Le ricerche di possibili sopravvissuti sotto le macerie sono state interrotte”.

5 mila dispersi

Il presidente della National Search and Rescue Agency, ha fatto una stima pesantissima anche dei dispersi: sono gli abitanti del quartiere di Petobo, a Palu, capoluogo di provincia, dove oltre duemila case sono state inghiottite dal fango. “In base alle nostre informazioni ci sono circa 5.000 persone scomparse a Petobo”, ha spiegato nel corso di una conferenza stampa. Petobo ha subito una liquefazione del suolo, un fenomeno che si verifica quando un forte terremoto colpisce un suolo poco solido e con ampie fosse d'acqua, facendo cedere il terreno che a quel punto libera una grande quantità di acqua e trascina via gli edifici. “Finora le autorità indonesiane – ha detto Rampangilei - avevano ipotizzato che il numero dei dispersi fosse di alcune centinaia, nonostante le numerose organizzazioni che operano nella zona interessata nei giorni scorsi avessero già avvertito che ci potevano essere più di un migliaio di dispersi tra Petobo e Balaroa, un altro quartiere di Palu”.

L’appello di Caritas Internationalis

Caritas Internationalis esprime profonda preoccupazione per una imminente emergenza sanitaria che potrebbe diffondersi sull'isola se non verranno urgentemente costruite latrine provvisorie e predisposte forniture d'acqua pulita. “A Palu e dintorni - racconta a Vatican News, Matteo Amigoni, operatore di Caritas italiana in Indonesia - le condutture idriche, le strutture per lo smaltimento degli scarichi e servizi igienici sono completamente distrutti o fortemente danneggiati. In questo momento non è in alcun modo possibile trattare o smaltire i rifiuti e l'acqua che viene prelevata dalle fonti è spesso ricolma di sedimenti e di conseguenza fortemente pericolosa per il consumo da parte della popolazione”.

Contaminazione delle acque

“Assistiamo a sempre più persone che riportano casi di diarrea, e questo fa crescere la preoccupazione per la diffusione di una epidemia – ha continuato l’operatore - tutto ciò è particolarmente preoccupante per i bambini, che sono i più esposti al rischio di morire per via della disidratazione e della malnutrizione, ulteriormente aggravati dalla diarrea. Molte persone, inoltre, sono costrette a fare i loro bisogni all’aperto, accrescendo il forte rischio di una emergenza sanitaria alle porte”. La contaminazione delle acque rappresenta uno dei problemi più gravi per la popolazione colpita dal disastro, unita ai danni ingenti che hanno subito decine di strutture sanitarie. “Se non verranno immediatamente predisposte consistenti forniture di acqua potabile e sicura - ha concluso Amigoni - nei prossimi giorni e settimane assisteremo alla moltiplicazione dei casi di diarrea e di altre malattie che si trasmettono con l’acqua”.

Ascolta l'intervista a Matteo Amigoni

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08 ottobre 2018, 13:19