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Una casa distrutta nella città di Gros Morne Una casa distrutta nella città di Gros Morne 

Haiti: almeno 15 morti per un nuovo terremoto

Dopo quello del 2010, che causò 300 mila vittime, un nuovo sisma colpisce la parte nord occidentale dell’isola. Maria Vittoria Rava: colpita un’area già in miseria

Michele Raviart – Città del Vaticano

Un terremoto di magnitudo 5.9 ha colpito Haiti tra domenica e lunedì causando almeno 15 morti e oltre 300 feriti. L’epicentro del sisma è stato localizzato in mare a quindici chilometri dalla città di Port-De-Paix, nella parte nord occidentale del’isola, e le scosse si sono sentite nella capitale Port-au-Prince e a Cuba. Migliaia gli sfollati in un’area grande come un terzo della Lombardia, spiega Maria Vittoria Rava, presidente della Fondazione Rava, che si occupa di aiuti sanitari nella Repubblica di Haiti (Ascolta l'intervista integrale a Maria Vittoria Rava sul terremoto ad Haiti).

Migliaia gli sfollati

“Ci sono centinaia e centinaia di famiglie che hanno perso la casa, anche perché le condizioni di vita a Port-de-Paix erano già molto molto misere”, afferma la presidente. “Le persone vivevano e vivono in case, baracche, molto facilmente abbattibili da scosse di terremoto violente come quelle che ci sono state”, spiega, e “per queste persone non è stata ancora data risposta né dalle autorità, perché comunque adesso sono tutti impegnati nei soccorsi; e neanche penso sarà data nel breve periodo. Anche solo trasportare le macerie in Haiti è molto difficile perché non ci sono le gru”.

Assistenza sanitaria carente

Il presidente Jovenel Moise ha lanciato un appello per donare sangue e ha chiesto alle agenzie internazionali e umanitarie di coordinarsi con la protezione civile e le agenzie locali per coordinare i soccorsi. Tra le organizzazioni coinvolte anche la Fondazione Rava, che sta guidando i soccorsi guidata dal medico  e sacerdote padre Rick Frechette. “Abbiamo ricevuto tantissime richieste di aiuto che vengono da Port-de-Paix dove i nostri team lavorano nel territorio”, continua Maria Vittoria Rava, “ci sono molte persone che sono intrappolate nelle loro baracche, e quindi difficilmente riescono a raggiungere i centri. Ci sono stati ovviamente degli importanti crolli, e il problema principale è che i pochi presidi medici e ospedali che ci sono lì non funzionano da molti anni. E quindi le persone, anche con una piccola o media ferita, o con un trauma, ossa rotte, non hanno il soccorso immediato”.

300 mila morti nel 2010

Un nuovo terremoto colpisce quindi Haiti, dopo quello del 2010 che colpì la capitale Port-Au-Prince causando circa 300 mila morti. “Sappiamo bene che le scosse non possono essere previste e quindi quello è difficile. L’ideale sarebbe pensarci prima, cioè ricostruire prima e dare alle persone case - non necessariamente con gli standard anti-sismici ultramoderni che stiamo utilizzando ad esempio in centro Italia  - per togliere le persone dalla situazione disumana in cui vivono, perché, al di là del sisma, queste persone vivono in baracche che non sono adeguate alla vita in genere, e alle condizioni umane di igiene: non c’è elettricità, corrente elettrica, acqua potabile”, spiega ancora Maria Vittoria Rava.

Una ricostruzione necessaria

“Queste persone fanno fatica persino a chiamare i soccorsi: cioè non sono raggiunte da strade e dai normali mezzi di comunicazione. Non esiste un treno che collega Port-au-Prince a Port-de-Paix, tanto è vero che padre Rick stava cercando disperatamente degli elicotteri, prestati magari dalle Nazioni Unite o da qualcun altro, per arrivare velocemente lì”, conclude. “Diciamo che in Haiti ci vorrebbero una ricostruzione e un impegno nel fornire finalmente le infrastrutture di base, che sono strade, corrente elettrica e acqua potabile. Questo per delle condizioni di vita, di base, che sicuramente aiuterebbe a prevenire danni così gravi anche in occasione di futuri sismi”.

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09 ottobre 2018, 13:34