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Indiani in fuga dalle alluvioni in Kerala Indiani in fuga dalle alluvioni in Kerala 

Kerala, Caritas India: “Un disastro senza precedenti”

Lo Stato indiano del Kerala è stato flagellato dalle alluvioni più distruttive degli ultimi 100 anni. 400 i morti, quasi 800 mila gli sfollati. “L’estensione della distruzione è sconcertante” afferma Paul Moonjely, direttore di Caritas India

Andrea Gangi – Città del Vaticano

Lo Stato meridionale del Kerala è afflitto da mesi da piogge monsoniche abbondanti e superiori alle medie stagionali. Nell’ultimo mese la situazione è peggiorata fino alla catastrofe. Migliaia di villaggi distrutti, vittime tra uomini e animali, quasi un milione di sfollati, interruzione delle vie di comunicazione, distruzione di abitazioni, inondazione di campi, blocco delle attività produttive. Paul Moonjely, direttore di Caritas India, afferma che “la Chiesa si è mobilitata sin dalle prime ore nel portare soccorso alle vittime e nel coordinarsi con le altre agenzie sul territorio”:

Ascolta la dichiarazione di padre Paul Moonjey

R. - Attualmente la necessità delle persone è legata all’approvvigionamento dei generi alimentari; questo è stato organizzato nel modo migliore. Sono arrivate molte risposte positive da diverse parti del Paese. I materiali di soccorso stanno arrivando. L’acqua si sta ritirando in questo momento, quindi il bisogno immediato riguarda la necessità di intraprendere azioni che coinvolgano ogni aspetto dell’ambito igienico- sanitari, quindi materiali e attrezzature sanitarie per curare la dissenteria. Sono questi i bisogni più urgenti in questo momento….Caritas India gode di un’ottima rete nello Stato del Kerala, con 32 società di lavoro sociale che operano a livello diocesano e centinaia di comunità e congregazioni religiose. Caritas India coordina questo enorme intervento attraverso le società diocesane di lavoro sociale e le comunità religiose. Siamo in grado di raggiungere quasi un milione di persone. Attraverso l’apertura delle nostre chiese, delle parrocchie e delle altre infrastrutture delle diocesi e delle comunità religiose dove abbiamo allestito dei campi di soccorso, abbiamo potuto dare accoglienza, beni e altri sistemi di supporto alla popolazione.

I messaggi di solidarietà

Messaggi di solidarietà arrivano all'India da tutto il mondo. Anche Papa Francesco ha pregato per le vittime, domenica scorsa al termine dell'Angelus: "Non manchi a questi fratelli la nostra solidarietà e il concreto sostegno della comunità". “È un disastro senza precedenti a memoria d’uomo – dice a Vatican News padre Paul Moonjely, direttore di Caritas India ed originario egli stesso del Kerala – e l’estensione della distruzione è sconcertante. Ciò nonostante, la Chiesa molto attiva, si è mobilitata sin dalle prime ore nel portare soccorso alle vittime e nel coordinarsi con le altre agenzie sul territorio”. Anche i rischi di epidemia stanno aumentando perché moltissimi impianti di acqua potabile sono stati contaminati, le fognature sono sommerse e danneggiate e le malattie iniziano a diffondersi tra la popolazione nei campi.

Il contributo di Caritas Italia

Insieme alle Caritas diocesane dei territori colpiti, in queste settimane, la rete dei soccorsi comprende anche Caritas Italia. Ne parla a Radio Vaticana Italia Beppe Pedron referente di Caritas italiana per l'India e il sud dell'Asia. “I cristiani sono capillarmente presenti su tutto il territorio – racconta Pedron - e questo permette di portare gli aiuti nei posti più remoti.  Lo stiamo facendo con acqua, cibo e kit igienici”. (Ascolta l'intervista a Beppe Pedron sul Kerala)

Una via per la speranza

“Le ultime notizie – spiega Beppe Pedron – sono confortanti. In questi giorni le piogge stanno iniziando a diminuire e le acque alluvionali stanno retrocedendo”. Il ritiro delle acque ha permesso ai soccorritori e alle forze dell'ordine di iniziare il recupero dei cadaveri, che ammontano a più di 400 a partire dall'inizio del monsone a giugno. C’è anche il pericolo che si diffondano epidemie, perché i cadaveri in decomposizione potrebbero contaminare le falde acquifere. “Il sistema fognario – continua Pedron – è a rischio. L’acqua potabile si potrebbe mescolare con i liquami”. 

E' difficile garantire assistenza a tutti i sopravvissuti, per ora; in ogni caso, tutto l'Esercito è stato dispiegato, anche se gli elicotteri della Marina e dell'Aviazione sono stati costretti a lanciare cibo e acqua dall'alto perché strade e ponti sono distrutti.

India dimenticata

A peggiorare la situazione già drammatica, l'indifferenza o quasi della comunità internazionale . “C’è una sorta di assuefazione – denuncia Pedron – per i disastri naturali in Asia, perché è il continente con più alto rischio di disastri naturali. Ad esempio, il disastro del Kerala è emerso negli ultimi giorni, quando i monsoni sono quasi finiti”.

 


 

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21 agosto 2018, 13:40