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Unicef: Afghanistan, quasi 4 milioni di bambini non vanno a scuola

Sono 3,7 milioni i piccoli afghani, in maggioranza bambine e ragazze, che non frequentano la scuola. Ad incidere, il conflitto, l’insicurezza, la povertà, le discriminazioni. Intervista con Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia

Giada Aquilino - Città del Vaticano

Quasi quattro milioni di bambini fra i 7 e i 17 anni in Afghanistan non vanno a scuola. Lo rivela l’Unicef, citando la nuova ricerca ‘Global Initiative on Out-of-School Children: Afghanistan Country Study’. Ad allarmare è il fatto che il conflitto in corso e le condizioni di sicurezza del Paese, in peggioramento, insieme a una povertà e a una discriminazione profondamente radicate, in particolare contro le ragazze, hanno fatto aumentare a 3,7 milioni il numero di bambini che non frequentano la scuola: è la prima volta dal 2002. “Proprio le ragazze rappresentano il 60% della popolazione che non va la scuola”, sottolinea Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia (Ascolta).

La situazione delle ragazze

Tale dato, prosegue, “le espone a moltissimi svantaggi, perché porta anche ad un aggravarsi delle discriminazioni di genere”. Le province più colpite sono quelle di Kandahar, Helmand, Wardak, Paktika, Zabul e Uruzga, “dove fino all’85% di queste ragazze non sta andando a scuola”. Le motivazioni, spiega Iacomini, “sono tra le più svariate: abbiamo evidenze di sfollamenti e, laddove ci sono sfollamenti, queste ragazze si trovano a vivere in contesti nuovi, in cui esplodono casi di matrimoni precoci, che colpiscono proprio la possibilità di andare a scuola dei bambini, ma soprattutto delle ragazze”. A tali fattori, prosegue, se ne aggiungono altri. “Mancano le insegnanti donne; c’è una grande scarsità di strutture scolastiche. E tutto questo quindi fa sì che le ragazze vengano tenute fuori dalle aule, proprio perché o vengono date in sposa oppure - purtroppo - vivono in contesti sfollati, lontano dai luoghi dove abitavano e quindi in condizioni di povertà estrema”.

L’instabilità del Paese

Ad oggi, secondo studi internazionali, il territorio dell’Afghanistan sotto il controllo dei Talebani ammonta ad una percentuale che varia dal 56% al 70%, con forti minacce alla stabilità del Paese. Soltanto oggi almeno 8 persone sono rimaste uccise in un attentato kamikaze a Kabul, contro membri del Consiglio degli Ulema che si era appena pronunciato contro il terrorismo. In questo quadro aumentano i rischi di abusi, sfruttamento, reclutamento. “In queste zone purtroppo l’abuso sessuale, sia sotto forma di matrimonio precoce sia di violenza, continua ad essere sempre più diffuso. Ed ecco perché la scuola è così fondamentale, perché rappresenta un vero e proprio rifugio, un luogo dove non soltanto si acquista consapevolezza, ma anche dove si può cercare di sottrarsi ad una situazione di caos estremo”, mette in luce il portavoce di Unicef Italia.

Gli obiettivi dell’Unicef

L’agenzia Onu ha quindi “fissato una serie di punti fondamentali, tra cui quello di cercare di riportare tutti questi bambini a scuola, assicurarsi che vengano ricostruite le scuole laddove mancano o che vengano forniti i servizi essenziali; e soprattutto che siano assunte insegnanti donne, rafforzando la loro capacità, per rispondere al problema dell’istruzione e in maniera concreta al fenomeno dei matrimoni precoci”.

2018, anno dell’istruzione in Afghanistan

I numeri del rapporto sono preoccupanti, eppure si notano progressi e speranze: i tassi di abbandono scolastico sono bassi, visto che l’85% dei ragazzi e delle ragazze che iniziano la scuola primaria va avanti e completa il percorso; e anche il 94% dei ragazzi e il 90% delle ragazze che cominciano la scuola secondaria inferiore prosegue gli studi. Inoltre “il governo dell’Afghanistan - riporta Iacomini - ha posto questo tema come prioritario e ha dichiarato il 2018 come l’anno dell’istruzione. Quindi - conclude - credo che questo sia proprio il momento di un grande e nuovo impegno” nei confronti dei giovani dell’Afghanistan.

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04 giugno 2018, 13:07