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Memoriale del genocidio - Rwanda Memoriale del genocidio - Rwanda 

Francia: una messa per le vittime dell’eccidio di Gazurazo

I 3 vescovi, 9 sacerdoti, un religioso e un bambino uccisi a Gazurazo, in Rwanda, saranno ricordati in una messa sabato a Verzy, in Francia. L’iniziativa, per il sesto anno consecutivo, è della diaspora ruandese in Europa.

Tiziana Campisi - Città del Vaticano

Anche quest’anno la diaspora ruandese in Europa ricorderà il massacro di Gazurazo, in Rwanda, che il 5 giugno del 1994 costò la vita a tre vescovi – mons. Vincent Nsengiyumva, arcivescovo di Kigali, mons. Thadée Nsengiyumva vescovo di Kabgayi e mons. Joseph Ruzindana, vescovo di Byumba –, nove sacerdoti, un religioso e un bambino di 8 anni. Uccisi nel refettorio del noviziato dei fratelli giuseppini dall’Esercito Patriottico Ruandese – milizie del Fronte Patriottico Ruandese (FPR) del leader politico tutsi e attuale presidente Paul Kagame –, in loro memoria sabato sarà celebrata una messa a Verzy, in Francia.

Il genocidio del Rwanda

I 14 morti di Gazurazo sono tra le vittime del genocidio di 24 anni fa in Rwanda, in cui morirono circa un milione di persone. La strage è tra i numerosi massacri, crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi dai combattenti dell’FPR durante la lotta per la conquista del potere tra il ’90 e il ’94. Massacri proseguiti nella vicina Repubblica Democratica del Congo dopo la loro salita al governo.   

Degna sepoltura per le vittime 

Da anni, la diaspora ruandese, attraverso varie associazioni – tra cui il Centro per la lotta contro l’impunità e l’ingiustizia in Rwanda – chiede giustizia. Tra l’altro, i 13 ecclesiastici uccisi sono stati sepolti dai loro carnefici in una fossa comune, lontani dalle loro diocesi, e non sono state celebrate esequie. La Chiesa cattolica ruandese ha avviato nel 1995 una serie di procedure per poterli inumare dignitosamente, ma le autorità di Kigali non hanno dato il loro assenso.

La testimonianza di una sopravvissuta

Per Espérance Mukashema, scampata all’eccidio di Gazurazo, nel quale ha perso la vita il figlio Richard Sheja, è importante che i vescovi trucidati non cadano nell’oblio, soprattutto per il loro operato nel Rwanda. Per questo, intervistata da Jambonews.net, invita a partecipare alla messa organizzata a Verzy, cui seguirà un momento di condivisione. “Nel 1994, quando ci siamo rifugiati nelle residenze dei presuli uccisi, a Kabgayi – racconta la donna – avevano la possibilità di fuggire, ma si sono rifiutati di abbandonare i rifugiati e hanno scelto di restare al loro fianco mettendo a rischio le loro vite”. Espérance Mukashema è autrice del libro “They killed an angel. My first born son, Richard Sheja” dove ricorda il figlio e racconta la sua storia.

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06 giugno 2018, 14:18