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Manifestazione a Gerusalemme contro l'espulsione in Africa di richiedenti asilo eritrei e sudanesi Manifestazione a Gerusalemme contro l'espulsione in Africa di richiedenti asilo eritrei e sudanesi 

Israele: sospeso accordo su ricollocamento richiedenti asilo in Paesi occidentali

Dopo l'annuncio di un "accordo storico" con l'Onu, il premier israeliano Netanyahu fa marcia indietro. Prevedeva l'espulsione da Israele di migliaia di migranti africani verso Paesi dell'Occidente con cui si sarebbe dovuta trovare un'intesa. Il commento di padre Rafic

Adriana Masotti - Città del Vaticano

L'Unhcr, l'agenzia Onu per i rifugiati, "prende atto" del passo indietro compiuto da premier israeliano Benyamin Netanyahu ieri sera, dichiarando di voler sospendere l'accordo siglato poche ore prima dal suo governo con l'Onu e che mirava a regolare l'immigrazione illegale nel Paese.

Un "accordo storico" tra Israele e Onu

L’intesa prevedeva l’espulsione di poco più di 16 mila rifugiati eritrei e sudanesi da Israele e il loro ricollocamento, nell’arco di 5 anni, in diversi Paesi dell’Occidente disposti ad accoglierli. Agli altri 18 mila migranti, presenti nello Stato ebraico, sarebbe stato concesso un permesso di soggiorno provvisorio. Oggi, la portavoce dell'Unhcr per il Sud Europa, Carlotta Sami aveva precisato che non era stato ancora stabilito quali fossero questi Paesi, ma che quell’intesa “è la soluzione che avrebbe beneficiato entrambe le parti, sia lo stato Stato di Israele che i rifugiati". Ad accogliere con gioia la notizia dell'accordo era stato anche padre Nahra Rafic, coordinatore della pastorale dei migranti e richiedenti asilo in Israele. "Una decisione ottima - commenta ai nostri microfoni p. Rafich - e ora questo andare avanti e tornare indietro sulle decisioni da parte del governo dice che nel Paese c'è una grande confusione in questo momento e richieste diverse sul tema dell'immigrazione. Ciò porta anche ad una grande incertezza".

Il rischio di espulsioni verso il Rwanda

La soddisfazione di p. Rafic e degli attivisti per i diritti umani operanti in Israele nasceva dal fatto che cancellava un precedente provvedimento, temporaneamente bloccato dalla Corte Suprema israeliana, che prevedeva a partire dai prossimi giorni, il respingimento dei migranti verso "un Paese terzo" africano, il Ruanda. "Un'ipotesi drammatica -afferma p. Rafic - perchè le testimonianze di quanti sono ritornati là, ci dicono che in Rwanda non c'è nessuna protezione per i migranti".

Proteste e critiche dalla destra israeliana

"Una notizia buona, dunque, l'espulsione verso il Canada e l'Europa - prosegue p. Rafic, perchè anche se non è tutto facile, almeno in questi Paesi c'è il rispetto dei diritti umani". Sicuramente molti migranti sarebbero stati felici di lasciare Israele "perchè qui - dice ancora p. Rafic -  vivono una condizione molto fragile, non riescono ad iscriversi all'Università e se lavorano devono pagare forti tasse.

La destra vuole tutti i migranti fuori da Israele

Motivo della sospensione dell’accordo con l’Onu, che Netanyahu ha detto esaminerà ulteriormente, le proteste di chi chiede l’espulsione massiccia e immediata di tutti gli africani, ma anche le forti critiche mosse da esponenti dei partiti di destra israeliani. Anche in Israle c'è un sentimento di paura verso quanti arrivano, paura che possano cambiare l'identità culturale del Paese".  Si tratta di un timore non razionale però - sottolinea ancora p. Rafic - perchè la presenza dei migranti in questi ultimi anni sta diminuendo.

P. Rafic: spero che il governo abbia coraggio

Padre Nahra Rafich pensa che voci di chiusura nei riguardi dei richiedenti asilo ci saranno sempre, ma che il ruolo di un governo non sia quello di sottomettersi a tutte le richieste. "Quello che mi auguro - conclude - è che le autorità sapranno avere il coraggio di prendere la decisione giusta.

Ascolta l'intervista integrale a padre Nahra Rafic

 

 

 

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03 aprile 2018, 11:33