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Ludopatia: una malattia da 100 miliardi di euro

Anziani, disoccupati, ma anche lavoratori e studenti. È questo il mondo del gioco d’azzardo, una delle peggiori piaghe sociali che affligge milioni di famiglie italiane. Il commento di Patrizia Saraceno, membro dell’Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d’azzardo e vicepresidente del Centro Italiano di Solidarietà don Mario Picchi (CeIS)

Luisa Urbani – Città del Vaticano

Sempre più italiani sfidano la sorte e, sperando in un futuro migliore, investono i loro risparmi nel gioco d’azzardo. Un’abitudine che però rischia di diventare una malattia che distrugge intere famiglie. Il problema è legato soprattutto alla facilità di accesso al gioco, considerata una pratica lecita. “Giocare d’azzardo è semplice come andare a comprare il pane al forno”. È l’allarme di Patrizia Saraceno, membro dell’Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d’azzardo e vicepresidente del Centro Italiano di Solidarietà don Mario Picchi.

I numeri di un fenomeno in crescita

Nel 2017, stando ai dati ufficiali dei Monopoli di Stato rielaborati da Maurizio Fiasco, Presidente dell’Associazione per lo studio del gioco d’azzardo, gli italiani hanno speso complessivamente 101,85 miliardi di euro. Un aumento del 6% rispetto al 2016 e del 142% sul 2007. Con una spesa pro capite, tra i cittadini con più di 18 anni, di 1.697 euro.

Le provincie dove si gioca di più

Prato si aggiudica la maglia nera con una quota pro capite pari a 3.796 euro. Seguita poi da Teramo e Pescara dove la quota pro capite si aggira intorno ai 2.400 euro. All’ultimo posto le provincie di Cagliari, Trento ed Enna, qui la spesa ammonta tra i 1.000 -1500 euro.

Lo Stato continua a favorire il gioco, incassando però sempre meno

I soldi giocati nel 2017 sfondano il tetto dei 100 miliardi di euro. Gli incassi dell’erario, però, sono crollati di un terzo in sette anni. Su 26.931.571.772 di euro investiti l’anno scorso coi giochi, ne restano allo Stato solo 304.673.167. L’erario ricava solo l’1,13% dai giochi online. Una somma irrisoria rispetto a quella investiti dai giocatori.

La piaga del gioco illegale

I dati diffusi dal Ministero prendono in considerazione solo i giochi legali. Per comprendere l’entità del fenomeno non si deve dimenticare il gioco illegale gestito dalle mafie. Si tratta di una percentuale pari al 20%. La presenza di gioco sommerso è più evidente al Sud, dove i malavitosi distribuiscono e installano i propri apparecchi, sostituendosi allo Stato e all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, come è stato evidenziato da numerose inchieste condotte nel corso degli anni.

Il dramma della ludopatia: una malattia simile alla tossicodipendenza

Dietro il gioco d’azzardo si nasconde l’inferno delle dipendenze patologiche che causano la perdita del lavoro e della dignità, rovinando intere famiglie. “Dal lavoro del CeIS è emerso come la ludopatia sia molto simile alla tossicodipendenza. Parlando con le persone abbiamo evidenziato come loro, mentre giocano, annullano tutto quello che hanno intorno. La stessa patologia si riscontra nei tossico dipendenti “spiega Patrizia Saraceno.
Le persone che presentano forme di ludopatia in Italia, secondo un’indagine del giornale L’Espresso, sono circa 790.000. Di queste, il 50% è disoccupato. A rischio patologia sono invece 1.750.000 italiani. Un dramma che pesa anche sullo Stato perché per ogni giocatore patologico grave, il costo annuale delle cure a carico dello Stato raggiunge i 38 mila euro.

L’ identikit del giocatore

Secondo Patrizia Saraceno “non esiste un vero identikit del giocatore. Quella del gioco d’azzardo è una dipendenza trasversale che riguarda uomini, donne e giovani di ogni ceto sociale: dal disoccupato alla persona più abbiente. Però c’è un aspetto che accomuna tutti, ed è il motivo che spinge a giocare: l’illusione di sistemarsi per tutta la vita. Anche il riscatto sociale è una ragione che spinge le persone più bisognose ad avvicinarsi al gioco. Infine – prosegue Saraceno - soprattutto tra i giovani, bisogna evidenziare il fatto che spesso il gioco viene considerato un’attività normale. Molti ragazzi vedono i loro genitori giocare abitualmente e così iniziano anche loro”.

L’allarme tra i giovani

In Italia il 58,1% dei ragazzi gioca d’azzardo. Secondo una ricerca curata dall’Istituto di fisiologia clinica del Cnr, l’8 % dei giovani che gioca ha già comportamenti problematici. Dati che trovano conferma anche nell’attività svolta dal CeIS. “Come onlus svolgiamo molto lavoro di prevenzione tra i giovani. Relazionandoci con loro abbiamo notato come si sia abbassata l’età in cui i ragazzi si avvicinano al gioco: all’inizio della nostra attività lavoravamo nelle scuole superiori, ora abbiamo iniziato anche con i ragazzi di quinta elementare” spiega la vicepresidente.

L’aiuto del CeIS e l’intervento dello Stato

Il CeIS attua una serie di interventi diversificati che riguardano sia l’ambito lavorativo che quello familiare. “Noi interveniamo soprattutto attraverso la psicoterapia attivandoci su diversi fronti: quello personale e quello familiare. I percorsi che vengono intrapresi coinvolgono anche la famiglia del giocatore perché la ludopatia è un problema che coinvolge tutto il nucleo, si pensi ad esempio ai debiti di gioco. Inoltre c’è anche il problema delle difficoltà di comunicazione tra il giocatore e la sua famiglia” illustra Patrizia Saraceno sottolineando come quello della riabilitazione sia un processo lungo e difficile per via del fatto che il gioco d’azzardo è lecito. “Anche l’attività dell’Osservatorio – conclude - si sviluppa con dei piani diversificati che prestano maggiore attenzione alla prevenzione, attività che si rivolge soprattutto ai più giovani.

Ascolta e scarica l'intervista a Patrizia Saraceno

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17 aprile 2018, 15:03