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Una delle chiese della diocesi di Sulmona-Valva distrutte dal terremoto del 2009 Una delle chiese della diocesi di Sulmona-Valva distrutte dal terremoto del 2009 

A Sulmona oltre cento chiese da salvare dopo il terremoto del 2009

Monsignor Michele Fusco, vescovo della diocesi abruzzese, lancia un appello alle istituzione per sollecitare il restauro e la riaperture dei luoghi di culto danneggiati dal sisma del 2009 e dai successivi aggravamenti causati da quello di Amatrice: “Continueremo a far sentire la nostra voce”

Giulia Mutti – Città del Vaticano

Erano un patrimonio senza tempo, luoghi di incontro e di preghiera che hanno visto centinaia di volti e di storie. Ora, invece, le oltre cento Chiese della diocesi di Sulmona-Valva, distrutte nel 2009 dal sisma che ha colpito il centro Italia, sono vuote e abbandonate dai fedeli. Le condizioni strutturali, già precarie a seguito del terremoto dell’Aquila, si sono aggravate per il sisma di Amatrice del 2016 e, da quella data, i danni non sono ancora stati riparati. Agli eventi sismici si aggiunge il passare del tempo che influenza il deperimento. “Questo patrimonio artistico si deteriora di anno in anno – spiega monsignor Michele Fusco, vescovo della diocesi di Sulmona-Valva - a causa della pioggia, della neve, delle intemperie e a causa della non cura da parte delle istituzioni, dato che la maggior parte di questi territori sono disabitati”.

Ascolta l'intervista integrale a monsignor Fusco, vescovo di Sulmona-Valva

La “Chiesa” come comunità

Le Chiese, non solo sono il centro della vita religiosa di tante comunità”,  spiega il presule, ma attorno a loro si crea “l’intera identità di un piccolo Paese, dal momento che è l’unico luogo culturale e religioso di aggregazione”. Quest’idea è particolarmente vera per una regione come l’Abruzzo dove le piccole comunità “sono molte e il campanile è l’unico luogo di ritrovo”.

Gli appelli “inascoltati”

Nonostante i numerosi appelli lanciati dalla diocesi nel corso degli anni, non ci sono state azioni concrete da parte delle amministrazioni locali. Già il primo maggio il vescovo aveva chiesto spiegazioni al comune di Cocullo, in provincia dell’Aquila in occasione della festa di San Domenico, ma la sua richiesta è rimasta senza alcuna risposta. "Durante le visite pastorali – racconta il vescovo - in questo periodo sto visitando molte comunità e sto raccogliendo il ‘grido’ di tutte quelle persone che si chiedono quando verranno riaperte le chiese”. “Questo ‘grido’ è impellente ed incessante – continua – e noi continueremo a mettere in luce questo fatto nei prossimi mesi e nelle prossime settimane finché non otterremo una risposta”.

I fondi stanziati

In una nota, la diocesi di Sulmona-Valva ricorda che “nel 2017 il segretariato regionale ha assegnato per i lavori circa 2 milioni e 400 mila euro per i danni del terremoto del 2009”. Inoltre, come spiega la nota “è stato riconosciuto l’aggravamento con il terremoto del 2016 e, a fine 2022, sono stati assegnati altri 2 milioni e 600 mila euro dal Commissario per la ricostruzione”. Tuttavia la diocesi si chiede ancora il motivo di tali rallentamenti che non permettono l’inizio dei lavori. “Il problema sono le istituzioni – commenta monsignor Fusco- che hanno avuto dallo Stato l’incarico di ricostruire le chiese, ma a causa del poco personale non riescono ad agire concretamente”. “In questi anni, nella nostra diocesi – aggiunge- gli interventi sono stati pochissimi, si tratta di una o due chiese e, attualmente, siamo in un momento di stallo”.

L’indifferenza delle autorità locali

Nel 2016, Papa Francesco ha parlato della necessità di un cammino condiviso tra le istituzioni e la Chiesa per la ricostruzione dell'Italia centrale. “Un metodo sinodale che – spiega il vescovo – non ha trovato abbastanza dialogo con la parte delle autorità statali che non riescono a soddisfare i bisogni della popolazione, anche a causa della mancanza di personale all’interno degli uffici preposti”. Di fatto, “dopo il terremoto del 2016 – sottolinea- la ricostruzione delle chiese è stata affidata alle diocesi e, per questo, le cose sono diventate ancora più difficili da realizzarsi”. 

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22 maggio 2024, 10:48