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Migranti giunti a Dungeness, promontorio sulla costa del Kent, in Inghilterra Migranti giunti a Dungeness, promontorio sulla costa del Kent, in Inghilterra

Le agenzie cattoliche di Inghilterra e Galles: sbagliato deportare i migranti in Ruanda

La recente decisione di Londra di approvare una legge che consente la consegna dei richiedenti asilo al Paese africano ha suscitato la condanna di Cafod, l’agenzia umanitaria ufficiale della Chiesa cattolica in Inghilterra e Galles e che fa parte di Caritas International

Linda Bordoni – Città del Vaticano

È stata una “delusione a molti livelli. Cafod, l'agenzia umanitaria ufficiale della Chiesa cattolica in Inghilterra e Galles e fa parte di Caritas International bolla così l’approvazione da parte del Parlamento britannico, ieri, 23 aprile, della controversa legge che prevede la il trasferimento dei migranti illegali in Ruanda. Neil Thorns direttore della Advocacy e della comunicazione di Cafod che, parlando a Vatican News–Radio Vaticana, descrive il piano come privo di “compassione e di responsabilità internazionale”. Al Cafod, spiega, “siamo delusi dal fatto che questo progetto di legge sia andato avanti e siamo delusi a vari livelli. Non credo che mostri la cura e la compassione che Papa Francesco, e altri, ci invitano a prestare a coloro che fuggono da situazioni di conflitto e disagio".

Ascolta l'intervista in lingua originale con Neil Thorns

Thorns non solo sottolinea l'incapacità della legislazione di tenere conto dei valori cristiani e dell'appello del Papa ad “accogliere, proteggere, integrare e promuovere” i migranti, ma sottolinea anche lo scollamento tra il disegno di legge e i sentimenti del popolo britannico, raccontando ad esempio l'ampia accoglienza riservata ai rifugiati provenienti da Paesi come l'Ucraina. “Ovunque siano arrivate persone dall'Ucraina o da altri Paesi, la gente ha dato il benvenuto a questi rifugiati”, è l’osservazione di Thorns, convinto che la scelta del Parlamento “non rifletta l'umore e la situazione del Paese”.

Distorsione del problema

Il disegno di legge, secondo Cafod, distorce la problematica della crisi dei rifugiati, che in realtà vede la maggior parte degli sfollati cercare rifugio nei Paesi limitrofi piuttosto che in Europa. Thorns lamenta quindi la negligenza del Regno Unito rispetto al suo dovere di sostenere le popolazioni vulnerabili e chiede una distribuzione più equa delle responsabilità. “Sappiamo che la stragrande maggioranza delle persone che fuggono da conflitti, difficoltà economiche e quant'altro, si dirigono in gran parte verso i Paesi circostanti a quelli da cui fuggono. Non arrivano in Europa”.

Assunzione di responsabilità

L’approvazione della legge, inoltre, aggiunge, è in contrasto con i principi delineati nel nuovo Patto dell'Unione europea per l'asilo e la migrazione, che enfatizza la responsabilità condivisa tra gli Stati membri. Pur non facendo più parte il Regno Unito dell’Ue, la critica è nei confronti della riluttanza del governo britannico a scegliere soluzioni umane, soprattutto alla luce delle sue significative risorse e della sua potenziale capacità di assistenza. “Siamo il Paese con più risorse da impiegare nell'aiuto e quindi dovremmo assumerci la nostra parte di responsabilità”, spiega ancora Thorns, che resta scettico rispetto al fatto che la legge dissuaderebbe i migranti dall'intraprendere viaggi pericolosi. “Se sei in una situazione in cui sei disposto a rischiare la vita su queste imbarcazioni orrendamente inconsistenti, sovraccariche e spesso prive di strumenti di salvataggio adeguati, non vedo come questa sorta di minaccia potenziale lontana possa farti cambiare idea”.

Rispetto della dignità

Thorns esprime la convinzione che possano e debbano esistere politiche umanitarie legali per proteggere le persone vulnerabili. “Penso – conclude – che ci possano essere percorsi umanitari legali che permettano alle persone di arrivare. Le richieste possono essere valutate, come dovrebbe essere secondo il diritto internazionale", aggiunge, spiegando che in questo quadro i migranti e i richiedenti asilo possono essere accolti o, a volte, se non lo sono, accompagnati nel rispetto della loro dignità secondo diverse soluzioni. Dare la priorità alla deterrenza piuttosto che alla compassione, ignorando gli obblighi internazionali, e usare misure punitive per affrontare le cause di fondo dello sfollamento sicuramente non è la cosa giusta da fare “per dare alle persone un'alternativa a quel terribile viaggio attraverso la Manica”.

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24 aprile 2024, 15:33