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Suor Luisa Dell’Orto, una vita “già data” anche nel martirio

Nell’odierna Giornata di preghiera e digiuno per i missionari martiri, splende la testimonianza della piccola sorella del Vangelo di Charles De Foucauld, uccisa ad Haiti il 25 giugno 2022. Una morte violenta ed inspiegabile, simile a quella di moltissimi altri haitiani che, specie in questo periodo, vivono sulla loro pelle un vero e proprio martirio

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Una morte diventata “altoparlante” per mostrare al mondo quella di tante vittime innocenti in un Paese, Haiti, che sembra dimenticato da tutti, ostaggio di violenza gratuita da parte di bande criminali, sull’orlo di una catastrofe umanitaria e in preda ai rapimenti soprattutto di religiosi, che sono quasi all’ordine del giorno. Ad usare l’espressione “altoparlante” è Maddalena Boschetti, missionaria fidei donum nel Paese caraibico, fedele amica di suor Luisa Dell’Orto che per lei è stata una guida e una luce in particolare all’inizio della sua missione ad Haiti.

“Altoparlante” che stride con la sua indole mite, con la sua fisicità esile e che invece è un termine così giusto quando si guarda al suo martirio, alla sua morte trovata per strada a Port- au- Prince il 25 giugno 2022 quando i colpi di una pistola l’hanno raggiunta e hanno messo fine alla sua esistenza terrena. Solo a quella. Perché quel sangue, il sangue dei martiri, ha solo alimentato ancora di più il bene e l’amore che lei con costanza e determinazione aveva seminato nei bambini salvati, nei futuri sacerdoti ai quali insegnava, agli stretti collaboratori che oggi, nella catastrofe generale in cui Haiti è piombata, riversano lo stesso amore ricevuto in altri piccoli e in altri giovanissimi a cui la violenza sta negando il domani.

Un dolore condiviso

Tra i suoi piccoli, c’è Falou, che oggi ha preso in mano le redini di "Kay Chal", la casa rinnovata grazie ai fondi raccolti da Caritas italiana con la colletta del 2010. È un ragazzo riservato, è venuto in Italia con Maddalena e con altri suoi compagni lo scorso dicembre, ha incontrato il Papa e ha portato da Haiti alcuni oggetti di suor Luisa - una campanella per richiamare i bambini di Casa Carlo, la sua Bibbia e alcuni appunti - custoditi oggi a Roma nella Basilica di San Bartolomeo all’Isola, il Santuario dei Nuovi martiri del XX e XXI secolo. È lui che è accorso in ospedale appena saputo della morte della Piccola sorella del Vangelo, il suo “punto di riferimento”; è lui che ha voluto mostrare il dolore di un’intera comunità, scesa in strada- a poche ore dal suo assassinio- per ricordarla indossando maglie con la sua foto e piantando una croce nel punto esatto in cui era morta, sul bordo di una strada trafficata. La croce, ha detto Papa Francesco, è la via del cristiano, della rinuncia a se stessi, che non è un cambiamento superficiale ma una vera conversione, non è solo sopportazione delle tribolazioni quotidiane, ma il portare “con fede e responsabilità quella parte di fatica, quella parte di sofferenza che la lotta contro il male comporta”. Come non leggere in questo la storia di suor Luisa.

“Ho il dovere di amare…”

Jocelène è una mamma, conoscemolto bene quanto male fa la violenza sui bambini. “Subito dopo aver ricevuto il messaggio della morte di suor Luisa, ho pensato: non c’è rispetto per la vita umana ad Haiti. E ho pensato anche che la causa sta nel fatto che molte persone sono nella povertà e non hanno ciò di cui c’è bisogno e sono ‘obbligate’ a commettere violenze pur di ottenere ciò di cui hanno bisogno”. È la fotografia della realtà, una posa viziata dall’ingiustizia, dalle disuguaglianze, dalla mancanza di rispetto verso la vita. Ma Jocelène, cresciuta dall’amore verso Gesù grazie ai missionari che mai hanno abbandonato questo popolo, sente di dover assolvere ad un dovere: continuare l'opera di suor Luisa attraverso l’educazione, la formazione e sensibilizzando le comunità “perché le persone capiscano che può esserci un avvenire migliore, un avvenire nuovo”. Anche Jeff, che ha incontrato Luisa quando aveva 9 anni, ha lo stesso sentire. “Siamo cresciuti insieme. Quello che lei mi ha insegnato è l'amore. Amare, e insegnare ad amare gli altri. Non voglio fermarmi su questa strada. Io non posso”. È bella e forte la sua determinazione. 

Commuove vedere già i semi del martirio di suor Luisa fiorire in questa primavera. È un fiorire nei cuori perché la cronaca racconta con violenza ben altro, ma è lì che bisogna riporre fiducia perché la storia va riscritta ogni giorno con dedizione, costanza e amore verso Dio e verso gli altri. Questo fanno i cristiani e questo con ogni probabilità avrebbe voluto suor Luisa, martire dei nostri giorni. 

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24 marzo 2024, 08:00