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Nigeria, i familiari delle vittime del massacro di Natale 2023 Nigeria, i familiari delle vittime del massacro di Natale 2023  (AFP or licensors)

Nigeria, Onaiyekan: chi c'è dietro i massacri di civili? Viviamo più che una guerra

Il cardinale arcivescovo emerito di Abuja torna a commentare la strage di Natale nello Stato di Plateau che ha causato duecento morti e spiega che in tanti anni nulla è cambiato, anzi "la situazione peggiora". Auspica che con il nuovo governo ci siano presto "dei risultati" sulla sicurezza nel Paese e ringrazia il Papa per la vicinanza e la solidarietà espresse a fine anno per le vittime

Deborah Castellano Lubov e Antonella Palermo - Città del Vaticano

Perché nulla cambia? È la domanda che si pone l'arcivescovo emerito di Abuja, cardinale John Olorunfemi Onaiyekan, alla luce di una situazione sempre più preoccupante che attraversa da anni la Nigeria, minata da stragi armate con spargimento di sangue tra civili indifesi. 

Il massacro di Natale, una "sciagura terribile"

Il ricordo, ancora fresco, è del massacro messo in atto alla vigilia di Natale in diversi villaggi nel martoriato Stato di Plateau, nella zona centrale del Paese, da gruppi considerati localmente "ben addestrati di criminali" che hanno colpito indiscriminatamente i civili causando 200 vittime. "Un massacro, una sciagura terribile - commenta il porporato - che però non è cosa nuova per noi". Spiega, infatti, che il Paese è da almeno dieci anni devastato da questi episodi. "Sempre il governo dice che sta facendo di tutto per stroncare, ma alla fine non è accaduto niente. I criminali continuano a seminare tanti dolori fra la gente", denuncia. 

Ascolta l'intervista al cardinale Onaiyekan

Una storia che si ripete da anni

All'indomani della strage, il governatore Caleb Mutfwang ha descritto le azioni armate come "barbare, brutali e ingiustificate" e ben coordinate. Il suo portavoce, Gyang Bere, precisava che il governo avrebbe adottato "misure proattive per frenare gli attacchi in corso contro cittadini innocenti". Ciò che finora sembra emerso è che nonostante la polizia avesse rafforzato la sorveglianza in molte regioni settentrionali, centrali e della capitale Abuja, i gruppi armati hanno agito indiscriminatamentre. L'agenzia Open Doors sottolinea, dal suo osservatorio su questo genere di fenomeni, che da lungo tempo le comunità agricole, per lo più cristiane, subiscono attacchi da parte degli allevatori Fulani (musulmani). E mette in guardia sul fatto che l'elemento religioso non andrebbe trascurato. Di certo, la complessità della situazione esige una narrazione che tenga conto di molteplici aspetti, anche etnici, economici, sociali. 

"È più di una guerra. Perché niente cambia?"

"Per me e per tanti nigeriani è impensabile che il governo, con tutti i mezzi che ha a disposizione, non sia in grado di identificare chi sono i mandanti, chi sono quelli che comprano le armi". E precisa che 27 sono stati i villaggi saccheggiati a Natale: "Questo è più di una guerra", scandisce. "Stiamo ancora aspettando di vedere che cosa fa il nostro governo adesso". Il cardinale nigeriano ricorda che per otto anni (fino allo scorso maggio, ndr) il Paese è stato guidato dal generale Buhari, il quale, riguardo al problema della sicurezza in Nigeria, veniva ritenuto da più parti, siccome lui è un Fulani, un complice. Onaiyekan si chiede se gli artefici siano semplicemente dei terroristi, non nigeriani. "Ma se vengono da fuori, come fanno ad entrare nel nostro Paese e come possono organizzare queste sciagure? Adesso abbiamo un nuovo governo - osserva - e il presidente viene da un’altra parte della Nigeria. Eppure non si capisce perché niente cambia". Anzi, precisa, "sembra che le cose peggiorano. Noi continuiamo ad aspettare".

La preoccupazione del Papa per la Nigeria è grande conforto

L'arcivescovo emerito della capitale nigeriana spera che nel giro di poco tempo si avrà "qualche risultato". Mentre lamenta che le autorità "promettono sempre che stanno indagando", spiega che nel frattempo i capi religiosi rimarcano alla popolazione che "si deve evitare la vendetta, che non aiuta e non porta alla pace". Infine, il porporato si mostra grato a Papa Francesco che ha ricordato questi fatti a fine anno: "Per noi è un grande conforto. Sappiamo che la sua è una parola di consolazione per migliaia e migliaia di persone che hanno potuto sentire ciò che sta succedendo nel nostro Paese". 

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04 gennaio 2024, 15:16