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Padre Volodymyr Malshynn durante una liturgia nella Chiesa sotterranea di Vishneve Padre Volodymyr Malshynn durante una liturgia nella Chiesa sotterranea di Vishneve

La Chiesa greco-cattolica ucraina, “ospedale da campo” tra gli orrori della guerra

Tradizionalmente presente e numericamente importante nell’Ucraina occidentale, la Chiesa greco-cattolica si sta sviluppando nel centro del Paese, in particolare a Kyiv e dintorni, con nuovi edifici o strutture “sotterranee”. Vera Chiesa in missione, porta il messaggio del Vangelo nel cuore delle città, offrendo, soprattutto in questo periodo di violenze, sostegno a popolazioni talvolta lontane dalla fede

Xavier Sartre – Kyiv

Sono al massimo dieci le donne che intonano i canti in quella che è ancora solo la cripta della chiesa di don Volodymyr Malchyn. Assistono alla divina liturgia, celebrata dal sacerdote di questa giovane parrocchia di Vyshneve, cittadina nella periferia occidentale di Kyiv, la capitale ucraina. La chiesa non è ancora emersa dal suolo ed è protetta solo da una tettoia che sporge appena dal terreno, quasi una catacomba come quelle dei primi tempi del cristianesimo che fungevano da rifugio in caso di allerta aerea. La chiesa ha un valore inestimabile: alcune scuole del quartiere non possono più accogliere gli studenti perché non hanno un riparo.

Una piccola cucina, un bagno ed un ripostiglio completano il locale principale che funziona come una cappella. Le pareti sono state dipinte di recente. Ma ciò che può sembrare provvisorio non ha più nulla a che fare con la chiesa degli albori di questa parrocchia, quando dalla regione di Lviv è arrivato don Volodymyr, sposato e padre di tre figli. In questa regione a maggioranza ortodossa, il suo arrivo non è stato accettato spontaneamente dalle autorità locali, legate alla Chiesa ortodossa. “All'inizio celebravo l’Eucaristia nel soggiorno di uno dei miei parrocchiani, poi ho affittato una stanza in un ufficio poiché il numero dei fedeli aumentava. All'inizio erano dieci, oggi un centinaio”, ricorda padre Volodymyr.

Incontrarsi attorno all'Eucaristia in quella che ufficialmente è una chiesa è dunque un bel passo avanti. Attualmente porta avanti attività per i bambini del posto, come campi estivi o invernali, catechismo o feste come quella di San Nicola. La sua Chiesa aiuta anche i più bisognosi, soprattutto gli anziani: alcuni ricevono solo una pensione di 50 euro, troppo poco per vivere dignitosamente. E la guerra ovviamente non ha fatto che aumentare i problemi economici e sociali che minano la popolazione.

Padre Volodymyr Malshynn durante la divina liturgia
Padre Volodymyr Malshynn durante la divina liturgia

Aiuto agli sfollati

Con la guerra e l’arrivo degli sfollati – in tempi normali sono 12 mila in una cittadina di 50 mila abitanti – padre Volodymyr ha ancora più lavoro. Nel suo quartiere, ogni settimana vengono a chiedere aiuto dalle cinque alle sei famiglie sfollate, dopo aver attraversato circa cinque o sei Paesi, un’odissea per ritrovare la propria casa. “Sono tutti stanchi e stressati dalle prove che hanno subito. Ci sono molte persone che hanno perso tutto, che sono umiliate, danneggiate o che piangono la morte dei propri cari. Alcuni sono malati e non hanno potuto farsi curare durante l’esodo”, spiega.

Fortunatamente un giovane prete, Jaroslav, anche lui sposato, dà una mano a don Volodymyr. I due lavorano a stretto contatto con i servizi sociali comunali che indirizzano alcuni di questi sfollati alla parrocchia che riceve, tra l’altro, gli aiuti alimentari distribuiti dalla Chiesa. Fornire loro un tetto sopra la testa, un luogo caldo dove possano essere accolti senza discriminazioni è essenziale per questa gente sradicata dalle proprie case e sfuggita dall’occupazione russa. È stato avviato per loro anche un partenariato psico-sociale con i servizi sociali che apprezzano l’impegno del sacerdote, il più delle volte rivolto a persone che non hanno fede o che sono ortodosse.

Anche in questo caso gli aiuti internazionali sono essenziali. Don Volodymyr, durante la preghiera eucaristica, non ha esitato a ringraziare in particolare l’associazione L'Œuvre d'Orient per le sue donazioni. Quest’opera, creata nel 1856, è presente in Ucraina dal 1924 e svolge la sua azione soprattutto in campo sociale, aiutando scuole, dispensari, centri per disabili o anziani. È presente anche nel campo pastorale accanto a diocesi, parrocchie, seminari e monasteri. Nel 2022 L'Œuvre d'Orient ha sostenuto 92 progetti in Ucraina per un totale di 3,2 milioni di euro. La guerra ha amplificato questo sostegno e la maggior parte dei progetti riguarda ora l’aiuto agli sfollati (tramite l’acquisto di cibo, medicine, generatori o l’installazione di punti caldi, tra gli altri). Gli aiuti sono distribuiti dalla Chiesa greco-cattolica, come nel caso di don Volodymyr.

La chiesa sotterranea di Vishneve
La chiesa sotterranea di Vishneve

Una tenda per accogliere e dare riparo

Altra terra di missione è Makaryv, piccola cittadina a nord di Kyiv. In un’area parcheggio è stata allestita una grande tenda in tela traforata con una stufa a legna che accoglie tutti coloro che hanno bisogno di stare al caldo. L’idea è stata di don Taras che ha voluto realizzare questo ritrovo della Chiesa greco-cattolica in una cittadina che ha visto scontrarsi violentemente per un mese gli eserciti ucraino e russo, con circa 250 vittime civili. Al culmine dei combattimenti, sono rimaste solo un migliaio di persone, le altre sono fuggite verso ovest, spiega padre Oleg. Molte case ed edifici sono stati danneggiati o addirittura distrutti. Un anno e mezzo dopo, la maggior parte dei residenti è tornata, ma alcuni vivono ancora in strutture temporanee e in alcune case le finestre sono ancora rotte.

La ricostruzione è costosa. L’aiuto alle vittime implica soprattutto la fornitura di finestre.  Caritas Kyiv ne ha offerte circa 400. Un aiuto più che gradito per il responsabile degli affari sociali dell’amministrazione locale, Hryhoriy Nevmerzhystkyi, che di tanto in tanto entra nella tenda per riscaldarsi, proprio come gli agenti di polizia locali. Come spesso accade in Ucraina, le autorità civili apprezzano la collaborazione con la Chiesa greco-cattolica. A Makariv ancor più che altrove. Le cicatrici della guerra stanno gradualmente scomparendo, ma il conflitto è onnipresente, dicono. “Quasi ogni giorno celebriamo i funerali dei soldati della regione uccisi al fronte”, confida Nevmerzhystkyi. “Muoiono in difesa dell’Ucraina ma anche dell’Europa. Stiamo pagando un alto prezzo di sangue per l’umanità”. In questa dura prova, la tenda di padre Taras è un’oasi di pace.

All’interno si trovano tavoli e panche, un forno a legna, tutto l’occorrente per preparare il cibo, una lavagna e dei cartelloni. Ma soprattutto ci sono prese di corrente per caricare il cellulare o il portatile, wi-fi, giochi per i bambini. Questo luogo ospita regolarmente anche psicologi che offrono consultazioni a chi è traumatizzato dalla guerra. La Caritas propone anche un corso sulla leadership nelle comunità.

Rue d'Hostomel distrutta dai combattimenti
Rue d'Hostomel distrutta dai combattimenti

Una chiesa tra le rovine

Sulla via del ritorno verso Kyiv si fa sosta a Hostomel, a pochi chilometri dalla prima periferia della capitale. Le truppe russe sono arrivate lì nel febbraio e nel marzo 2022. Un ponte che attraversa la superstrada è stato distrutto, di un centro commerciale si può vedere solo la carcassa di metallo carbonizzata. In una delle strade di questa cittadina, luogo di vacanza ideale per i cittadini di Kyiv, costellata di pinete, tutte le case cittadine sono devastate dalle fiamme. Davanti alle porte giacciono tra le ceneri auto carbonizzate. In fondo, su un terreno piantumato con alti pini, all’ombra di un complesso residenziale di una decina di piani, si trova invece una struttura prefabbricata con grandi vetrate: è la nuova chiesa greco-cattolica del quartiere. Serve anche come punto di deposito per gli aiuti umanitari e come luogo di incontro. Assemblato in tre giorni al costo di 30 mila dollari, l’edificio è stato finanziato da Mudra Sprava, la fondazione di beneficenza della Curia patriarcale della Chiesa greco-cattolica ucraina e consacrato nel novembre 2023. È una versione più moderna della tenda ma sempre segno della costante opera di evangelizzazione dei greco-cattolici, tradizionalmente assenti da queste regioni. I due sacerdoti che vi lavorano forniscono alla popolazione sostegno umanitario distribuendo cibo, sostegno sociale e psicologico e assistenza spirituale.

Per quanto riguarda l’aiuto psicologico, è padre Oleg a offrirlo grazie alla sua formazione in psicologia a Roma. “Ma non è facile. La gente associa la psicologia all'Unione Sovietica quando alcune persone furono rinchiuse con pretesti psichiatrici. Confidarsi con qualcuno che non conosci non è facile. Bisogna innanzitutto stabilire un legame di fiducia con la persona”, spiega il giovane prete. I traumi legati alla guerra si sono moltiplicati nel corso dei mesi e sempre più ucraini soffrono di problemi che vanno dalla semplice mancanza di sonno a disturbi più profondi che richiedono una terapia. La Chiesa greco-cattolica ha quindi incrementato le iniziative e la formazione per fornire questo sostegno ai civili e ai veterani di ritorno dal fronte. Padre Roman è responsabile della nuova parrocchia che attualmente conta solo dieci fedeli. Cosa che non gli impedisce di aiutare regolarmente 2.500 persone grazie a Mudra Sprava (Giusta Causa), ma anche alla Caritas e ai Cavalieri di Colombo.

Che sia a Vyshneve, Makariv o Hostomel, la Chiesa greco-cattolica insomma non esita a creare parrocchie e ad andare incontro alla popolazione. Esempio concreto di quella “Chiesa in uscita” tanto lodata da Papa Francesco e anche di “ospedale da campo”. La guerra, paradossalmente, permette ai suoi membri di dimostrare quanto il loro messaggio sia aperto a tutti, un messaggio sempre più accolto nel cuore stesso dell'Ucraina.

Padre Oleg che offre sostegno psicologico alla popolazione
Padre Oleg che offre sostegno psicologico alla popolazione

 

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23 gennaio 2024, 10:00