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Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei. Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei.  (Cristian Gennari)

Zuppi: in guerra le lacrime sono tutte uguali, l’odio non deve mai giustificare violenze

Il presidente della CEI inaugura ad Assisi la 78.ma assemblea straordinaria dei vescovi italiani parlando di pace "che non può essere garantita con le armi". Un pensiero all'Ucraina, per la quale si è speso personalmente con la missione affidatagli dal Papa, e al Nagorno Karabach, dove l'antica presenza cristiana rischia di scomparire. Dal porporato l'appello alla liberazione degli ostaggi di Hamas, allo stop delle violenze sui civili a Gaza e la denuncia dell'antisemitismo

Michele Raviart - Città del Vaticano

“La pace richiede il concorso di tutti. Ho visto come esistano fili tenui per la pace e l’esercizio dell’umanità: tenui ma reali, messi in discussione dall’assenza di dialogo che può, invece, rafforzarli. Occorre tanta insistenza e la convinzione che è la pace il destino, non la guerra o l’ingiustizia”. Ad affermarlo è il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale italiana nell’introduzione alla 78.ma Assemblea generale straordinaria dei vescovi italiani, iniziata oggi 13 novembre ad Assisi e che durerà fino a giovedì 16.

La pace è "il problema dei problemi"

Il primo pensiero del porporato, dopo aver salutato i nuovi vescovi italiani, ricordato quelli divenuti emeriti e quelli scomparsi nello scorso anno, è andato infatti alle “guerre che dominano gli scenari del mondo, con il loro tragico seguito di morti, violenze, distruzioni, barbarie e profughi”. Il rischio è che queste possano diventare quella “Terza guerra mondiale a pezzi” di cui ha sempre parlato Papa Francesco. Non si tratta di pessimismo, ha sottolineato Zuppi, “ma realismo e responsabilità”. La pace “è il problema dei problemi, perché la guerra genera ogni male e versa ovunque i suoi veleni di odio e violenza, che raggiungono tutti, pandemia di morte che minaccia il mondo”. La pace però non può esistere senza sicurezza e “questa non può essere garantita solo dalle armi”. Compito della politica deve essere perciò quello di “pensare a strumenti condivisi e sovranazionali di composizione dei conflitti”.

In Ucraina unire le parole all'azione umanitaria

Alle parole va unita l’azione, come ha fatto Papa Francesco nel caso della “martoriata" Ucraina, “quando si è detto disponibile ad agire per la pace e per scopi umanitari” e quando ha inviato lo stesso cardinale Zuppi sia a Kyiv sia a Mosca. “Ho avuto modo di parlare con i governanti, di visitare luoghi tragici come Bucha, di pregare per la pace in santuari significativi per i credenti ucraini e russi”, ha ricordato il presidente della CEI, sottolineando l’invido del Papa “a discutere del futuro del conflitto, nato dall’invasione russa, anche a Washington e Pechino”. Il pensiero di Zuppi è andato anche a quelle realtà della Chiesa, che “hanno avviato aiuti umanitari, tanto apprezzati dagli ucraini, in un periodo in cui in Europa rischia di calare la tensione nell’accoglienza dei profughi ucraini e nella solidarietà”.

In Nagorno finisce un piccolo mondo cristiano

Nel settembre 2023 poi, ha ricordato l’arcivescovo di Bologna, “l’enclave armena del Nagorno-Karabakh è stata occupata dalle truppe dell’Azerbaigian” e “gli armeni hanno abbandonato la terra in un esodo tragico, in cui si rivive la memoria dei dolori del secolo passato”. “Un piccolo mondo cristiano, tanto antico, finisce”, ha sottolineato: “Noi non siamo indifferenti e sentiamo la ferita di tanta sofferenza e della mancata soluzione negoziata”.

In Terra Santa l'odio non giustifica la violenza contro gli innocenti

Il brutale attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre scorso che “ha dolorosamente e vilmente colpito Israele con tanti morti innocenti”, ha sottolineato Zuppi ricordando anche gli ostaggi in mano ai terroristi, “sulla cui sorte trepidiamo e chiediamo siano restituiti alle loro famiglie”. L’attacco, che “ha sconvolto il popolo israeliano”, ha poi portato alla reazione militare contro Hamas sulla striscia di Gaza, che “ha causato al popolo palestinese, in gran parte profughi, migliaia di vittime innocenti, molti dei quali bambini”.“Le lacrime sono tutte uguali. Ogni uomo ucciso significa perdere il mondo intero”, ha sottolineato, ribadendo che “l’odio non deve mai giustificare la violenza contro gli innocenti”.

Ogni attacco antisemita è un attacco anche alla Chiesa

Questo vale anche per il risorgente antisemitismo. “Sappiano i nostri fratelli ebrei italiani che la Chiesa non solo è loro vicina, ma che considera ogni attacco a loro, anche verbale, come un colpo a sé stessa e un’espressione blasfema di odio”, ha affermato, ricordando che “la fine dell’antisemitismo è un impegno educativo, religioso e civile della Chiesa italiana, che non sottovaluta i rigurgiti di odio e razzismo, per chiunque”.

Salvaguardare la ricchezza di umanità del Mediterraneo

La situazione in Medio oriente ha riportato poi in primo piano il ruolo cruciale del Mediterraneo, ha detto Zuppi, che “rischia di diventare un crocevia di interessi e di tensioni geopolitiche”. “Come Chiesa”, quindi, “avvertiamo tutta la necessità di tenere viva la speranza, di non lasciare che sia travolta la ricchezza di umanità che da sempre caratterizza i popoli che si sono affacciati nel Mare nostrum”. La prospettiva è quella della nascita di una “teologia mediterranea”, di una rete delle Chiese mediterranee, sulla base di quanto discusso nell’incontro di Marsiglia lo scorso settembre.

Cop28 di Dubai possibile punto di svolta

Un pensiero speciale anche ai tanti missionari in Sudan, dove a causa della guerra sono stati costretti a fuggire sei milioni di persone e all’imminente 75 anniversario della Dichiarazione dei diritti umani, “terreno comune dell’umanità”. La prossima Cop28 sul clima di Dubai, cui parteciperà anche Papa Francesco agli inizi di dicembre, poi “può rappresentare un punto di svolta fondamentale”, perché “in gioco è il futuro dei nostri figli e dei nostri territori”. Questo vale anche per l’Italia, dove nel 2023 “si sono registrati siccità e fenomeni alluvionali così gravi da non poter essere più rubricati come eventi eccezionali. Romagna, Brianza e nord della Toscana hanno conosciuto disastri alluvionali senza precedenti”. “È tempo di avanzare proposte concrete”, ha intimato Zuppi, anche per i cristiani che hanno la responsabilità della creazione e della custodia del Creato, “perché vi siano comportamenti adeguati a questi cambiamenti climatici e non si espongano i poveri e le future generazioni a enormi tragedie”.

Allarmente aumento della povertà in Italia

A preoccupare l’arcivescovo di Bologna sono gli ultimi dati istati sulla povertà in Italia, secondo cui i poveri sono 5 milioni 700 mila persone, tra cui il 21% di tutte le famiglie con tre o più figli minori. A tal proposito è ricordato anche qui “l’impegno quotidiano di tantissimi operatori e volontari che rappresentano le mani, il cuore, la mente di un servizio che non è ad utenti, ma ai nostri fratelli più piccoli”. “Davanti a molte vite negate”, poi, “si rinnova l’impegno in difesa della vita”. A questo proposito il cardinale Zuppi esprime la sua vicinanza “alla famiglia della piccola Indi, facendoci prossimi al dolore dei genitori”.

Più attenzione alla casa e alla concessione della cittadinanza 

Questione particolarmente urgente è quella riguardante la casa. “Il costo di mutui e affitti rischiano di strozzare molte famiglie che hanno lavori precari e sottopagati”, sottolinea, chiedendo una politica della casa che interpelli tutti. “Nelle città turistiche si preferisce guadagnare trasformando gli appartamenti in B&B piuttosto che affittare a prezzi calmierati alle famiglie o a studenti fuori sede”, ha aggiunto e “òa somma di egoismi fa perdere di vista il rapporto tra la proprietà e il bene comune, tra i beni privati e la destinazione universale dei beni”. In questo senso, pensando anche alla crisi della natalità, Zuppi ha chiesto più attenzione alle persone non di origine italiana che vivono nel Paese. “Nessun governo finora ha posto mano seriamente a dare la cittadinanza a chi cresce in Italia, per offrire l’orgoglio di sentirsi pienamente parte di una comunità della quale vivere diritti e doveri”.

I diritti umani dei richiedenti asilo siano rispettati

Sul progetto di creare dei centri in Albania per i richiedenti asilo, “non abbiamo ancora tutti gli elementi per comprendere come sarà realizzato”, ma “auspichiamo che i diritti umani dei richiedenti asilo siano rispettati”, riaffermando che “sui migranti serve un’azione dell’Europa corale, comune e condivisa dove l’esternalizzazione non può essere la soluzione”. L’Unione europea, infatti, “non è un accessorio, ma un modo di pensare l’Italia, pienamente sé stessa ed europea”. La stessa Europa a cui “grandi cristiani hanno lavorato dalla fine della guerra”.

Per riformare la Costituzione serve un "clima costituente"

La Chiesa in Italia, inoltre, “è al servizio della gente”. Innanzitutto “nella prospettiva della sua missione: predicare il Regno di Dio e prendersi cure delle sofferenze e delle malattie”, ma anche rafforzando i legami sociali che si allentano, cercando di riaffezionare gli italiani alla Repubblica, “casa comune” e recuperando la partecipazione dei cittadini. In questo senso, riguardo il progetto di riforma costituzionale presentato dal governo, bisognerebbe trovare un vero “clima costituente”. “Siamo ancora lontani da questo”, ha affermato ancora il porporato, perché Costituzione significa anche “statuire insieme, perché non si vive di solo presente e per costruire il futuro anche il passato, la nostra storia democratica, può offrire una lezione di sapienza”.

La Chiesa italiana e il Sinodo

L’apertura dell’Assemblea della Cei è poi l’occasione per fare il punto sul cammino sinodale della Chiesa italiana, che “si inserisce e tiene conto del più ampio Sinodo universale”.  Dopo aver avviato una fase “sapienzale”, bisogna ora individuare le priorità tra le tematiche emerse nella fase “narrativa”, individuando con la fase “profetica”, ha affermato il cardinale Zuppi, “i criteri di discernimento, a partire dalla Parola di Dio e dalle caratteristiche proprie delle nostre realtà ecclesiali”. L’Assemblea Generale del Sinodo, infatti, si è svolta “in un clima di grande apertura e di arricchimento reciproco attraverso il dialogo e anche lo sforzo necessario per una comprensione reale dei problemi”. Ribadita in questo anche l’importanza dell’apporto di tutto il popolo di Dio, dei laici, delle parrocchie, dei movimenti e di ogni tipo di associazione”.

La priorità alla Tutela dei minori

Una delle preoccupazioni principali per la Chiesa rimane la tutela dei minori. “Sentiamo sempre come prioritaria l’accoglienza delle vittime”, ha detto ancora l’arcivescovo di Bologna citando le linee guida della Cei. È stata quindi potenziata la rete dei referenti diocesani, implementata la costituzione dei Centri di ascolto che coprono ora tutto il territorio nazionale e sarà poi consegnata nei prossimi giorni la “seconda Rilevazione sulle attività di tutela dei minori degli adulti vulnerabili nelle diocesi italiane, che “conferma l’impegno continuo delle nostre Chiese nel consolidare ambienti più sicuri per i minori attraverso la formazione degli operatori pastorali”.

"Il prete è l'uomo del futuro!"

Riguardo i preti, la cui formazione nei seminari è il tema specifico di questa assemblea straordinaria, Zuppi li ha ringraziati “per la generosa dedizione all’edificazione del popolo di Dio” durante il cammino sinodale. Anche se c’è stata qualche difficoltà “moltissimi si stanno invece impegnando e stanno offrendo un contributo essenziale per questo percorso”. Nel complesso, infatti, i preti italiani, “hanno mostrato una dedizione di fronte ai cambiamenti e alle nuove sfide: hanno saputo uscire dalle istituzioni, come ci ha chiesto Papa Francesco”, ha detto il presidente della Cei, “ma anche prendersene cura con i mutamenti necessari”. Anche se il numero dei preti è in diminuzione, ha affermato, il prete non è una figura del passato, ma lui e il suo ministero “sono decisivi nella Chiesa di oggi e nella Chiesa del futuro” il popolo cristiano lo sa e li cerca. “Il prete è l’uomo del futuro, ispirato dal Vangelo e dal modello di Gesù: vive per gli altri, per la sua comunità, per i poveri, ma anche per coloro che sono lontani ed estranei al suo ambiente” e la  sinodalità non toglie nulla al suo ministero, anzi “lo richiede di più: qualcosa cambia, ma anche domanda di lavorare più con gli altri, meno soli e gravati di tanti compiti”, che si esprimono sommamente nella liturgia eucaristica, ma che si riverberano “in tutta la vita comunitaria con il suo valore, spirituale, sapienziale e pastorale”.

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13 novembre 2023, 17:33