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I bambini della "Casa del Fanciullo" a Betlemme I bambini della "Casa del Fanciullo" a Betlemme

A Betlemme la speranza per la pace non muore

La comunità cristiana della città della Cisgiordania a pochi chilometri da Gerusalemme è preoccupata per l’escalation di violenze ma non si perde d’animo. Fra Sandro Tomašević, vice parroco e direttore della Casa del Fanciullo: “Questa volta la situazione è più grave del passato ma la nostra attività ecclesiale non ha subito contraccolpi”. Timore per i pellegrini che per ora si trovano in un contesto ancora sicuro

Federico Piana - Città del Vaticano

Ora la paura è arrivata anche a Betlemme. L’eco tragico degli avvenimenti in Israele e nella Striscia di Gaza è giunta a lambire quella che fino a pochi giorni fa poteva essere considerata un’oasi di pace, costruita a poca distanza dalla Grotta del Latte, il luogo dove la tradizione vuole che alcune gocce di latte, cadute dal seno della Vergine Maria durante l’allattamento, abbiano miracolosamente colorato di bianco una pietra rosa. Un’oasi chiamata "Casa del Fanciullo", che tra un vigneto e un campo da calcio, ospita una trentina di bambini e ragazzi strappati alla strada e ad un futuro di stenti e difficoltà.

Ascolta l'intervista a fra Sandro Tomašević

Situazione allarmante

“Sono nove anni che sono qui e posso dire che questa volta la situazione è più grave di altre crisi scoppiate in passato”, racconta fra Sandro Tomašević, viceparroco e direttore francescano della casa famiglia fondata dalla Custodia di Terra Santa nel 2007, all’indomani della seconda intifada palestinese. “Finora – aggiunge- le nostre parrocchie e i nostri conventi non hanno subito danni e in quelle zone non ci sono vittime. Da qui, però, sentiamo i rumori delle bombe, dei missili”. Il timore principale del religioso è anche per i numerosi pellegrini che ancora sono presenti in città, ma che non dovrebbero correre pericoli imminenti: “Sono fiducioso che potranno tornare presto nei loro Paesi senza problemi”.

Preghiera in aumento

L’attività ecclesiale, nell’immediato, non ha subito stravolgimenti. Anzi, sottolinea fra Tomašević, “posso dire che in tempo di guerra la gente prega di più. Ad esempio, alle quattro messe di ieri che abbiamo celebrato qui a Betlemme la partecipazione è stata altissima”. Segno che la speranza per la pace ancora non si è affievolita. “La Chiesa stessa – conclude il francescano – ci invita ad avere speranza. La violenza non può essere per sempre”.
 

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11 ottobre 2023, 11:00