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I partecipanti al Sinodo Metodista-Valdese in corso a Torre Pellice (TO) I partecipanti al Sinodo Metodista-Valdese in corso a Torre Pellice (TO)  (Agenzia Nev, uff stampa)

Chiese metodiste e valdesi a Torre Pellice: sinodalità e accoglienza vanno insieme

In corso il Sinodo di cinque giorni, fino al 25 agosto, che riunisce 180 delegati da tutta Italia. William Jourdan (Tavola valdese): di fronte alla tendenza sociale di volersi rinchiudere in una fortezza, emerge la necessità di apertura incondizionata alle differenze. Ai cattolici che si preparano all'Assemblea generale del Sinodo in Vaticano: confrontatevi con parresia. Il 31 agosto la visita di Mattarella nelle valli valdesi per commemorare il primo discorso europeista di Altiero Spinelli

Antonella Palermo - Città del Vaticano

Le Chiese valdesi, con un centinaio di comunità e una popolazione di 24.000 persone, rappresentano le più antiche Chiese protestanti in Italia. Poco meno della metà sono concentrate nelle valli valdesi del Pinerolese. Qui, a Torre Pellice (TO), è cominciato ieri, 20 agosto, il Sinodo delle Chiese Metodiste-Valdesi con 180 delegati e delegate. Al culto inaugurale era presente anche monsignor Derio Olivero, vescovo di Pinerolo, presidente della Commissione CEI Ecumenismo e Dialogo. 

Il Sinodo di quest'anno, che torna alle modalità di confronto consuete dopo il periodo pandemico, registra fra gli invitati, esponenti della Chiesa di Scozia (Church of Scotland) e della Waldensian Mission Aid Society, della Chiesa evangelica tedesca (Evangelische Kirche in Hessen und Nassau), dell'American Waldensian Society e della United Methodist Church. Ancora, rappresentanti religiosi da Austria, Belgio, Germania, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Portogallo, Repubblica Ceca, Stati Uniti, Svizzera e Ungheria. Alla serata pubblica di lunedì 21 agosto, che ha per titolo "Oppressione, resilienza, trasformazione: donne nello spazio pubblico", intervengono Cecilia Strada, Annalisa Camilli, Asmae Dachan, Daniela Di Carlo. 

Degli aspetti più significativi che caratterizzano il programma 2023, parla William Jourdan, membro della Tavola Valdese: 

Ascolta l'intervista a William Jourdan

Una delle espressioni chiave del vostro confrontarvi è 'accoglienza incondizionata'. Perché, in questo momento storico, è importante tornare a porla al centro?

Sicuramente noi viviamo in un’epoca in cui l’esigenza di un maggior senso di sicurezza, probabilmente, genera l’intenzione, e poi anche l’atteggiamento a livello sociale complessivo, di volersi rinchiudere in una certa misura in quella che rischia di essere, per la prospettiva europea, una vera e propria fortezza. Credo che i dibattiti delle ultime settimane lo abbiamo ben rilevato e anche quelli degli ultimi anni. Nelle nostre Chiese, e non solo in questo Sinodo, è emersa con forza l’esigenza di sottolineare lo spirito di accoglimento di quelle che sono le diversità che provengono da culture differenti, da storie personali talvolta anche di fede differenti e che ci raggiungono nel luogo in cui viviamo, in questo caso in Italia, dove siamo chiamati a portare la comune testimonianza all’evangelo.

Nel messaggio del Papa a voi rivolto viene espresso l’auspicio "affinché le giornate di incontro siano per ciascuno occasione di una profonda esperienza di Cristo che accoglie, guida e conduce alla pienezza della comunione con lui e con i fratelli". Anche qui, accoglienza e comunione le parole chiave…

Sì, accoglienza e, vorrei qui riprendere quanto monsignor Olivero ricordava nel suo intervento ieri, all’inizio del nostro Sinodo, cammino comune. Ecco, non dobbiamo mai dimenticare che anche la Chiesa cattolica vive questo cammino comune di sinodalità, che nel tessuto delle nostre Chiese è qualcosa di fondamentale. Il Sinodo rappresenta sempre la massima espressione di unità tra le diverse comunità cristiane che all’interno della nostra unione testimoniano Cristo nei diversi luoghi in cui vivono la loro esistenza. E in questo cammino comune si ritrovano per intessere quel tessuto condiviso che deve sostenere nel lavoro annuale. Quindi, io credo che la dimensione della sinodalità vada sempre di pari passo con la dimensione dell’accoglienza.

Tra i temi portanti del vostro Sinodo ci sono l’impegno della Chiesa nella società, la fede, l’etica, il ruolo delle donne nei ministeri e nella vita politica, religiosa, sociale, culturale… Qualche dettaglio in più?

Ritornerà al centro il protagonismo femminile e il modo in cui le figure femminili sono state capaci di cambiare modi di affrontare il mondo e modi anche di vivere la Chiesa. È un argomento abbastanza naturale nel tessuto delle nostre Chiese. Più di un terzo del nostro corpo pastorale è composto da donne, la moderatora della Chiesa valdese è una donna, una diacona, per esempio. Così è anche per moltissimi altri ministeri nelle Chiese locali: quello dell’anzianato, del diaconato. Donne che vivono un impegno secolare e vivono nella vita della Chiesa un impegno attraverso l’esercizio di un ministero specifico. Si discute di come i diversi ministeri possono tra loro cooperare per l’annuncio. Credo sia proprio questo un buon esempio di quel cammino corale che deve essere un tratto caratteristico della Chiesa.

L’anno prossimo ricorrono gli 850 anni della nascita a Lione del movimento di Pietro Valdo. Cosa avete in cantiere?

Ci sono diverse iniziative, già nei prossimi mesi ci sarà occasione di approfondire nuovamente con una nuova pubblicazione la storia valdese e l’anno prossimo cercheremo di valorizzare quell’orizzonte internazionale in cui la nostra Chiesa ha sempre voluto persistere. Sarà per noi importante avere un confronto con tutte quelle sorelle e fratelli membri di Chiese evangeliche in Italia e nel mondo con cui in questi secoli abbiamo avuto rapporti non superficiali ma di profonda fraternità e di sostegno reciproco. Un sostegno di cui, soprattutto nei tempi più bui, abbiamo potuto godere come segno reale di quella fedeltà che Dio rispecchiava anche nei gesti di queste persone da altri Paesi.

Oggi che stagione vivono le vostre Chiese?

Io credo che, esattamente come la maggior parte delle Chiese cristiane in Europa, vivono la grande sfida non solo della secolarizzazione, ma soprattutto dell’indifferenza, per cui l’ipotesi Dio può effettivamente rimanere un’ipotesi della quale non ci si deve dopotutto interessare più di tanto. Ecco, questa è la grande questione che dovrebbe interrogare tutte le Chiese nella nostra predicazione, cioè nell’impegno quotidiano di testimonianza.

Parlava del comune cammino sinodale, in ottobre comincerà in Vaticano l’Assemblea generale del Sinodo della Chiesa cattolica. Ha un augurio da esprimere?

Mi sento di augurare la maggior schiettezza possibile che è anche, appunto, segno di fraternità. L’apostolo Paolo esprime forse questa idea con una parola che ritorna nelle sue lettere: parresia. È la libertà di espressione, di parola. Io credo che attraverso questa libertà, che è anche libertà di mettere in luce i punti che talvolta sono più complessi da esprimere, forse anche critici. Ma io credo che anche attraverso questo esercizio cresca effettivamente una reale fraternità che aiuta la Chiesa tutta nella sua testimonianza.

Il 31 agosto sarà a Torre Pellice anche il presidente Mattarella. Quale è la circostanza e che significato ha questa visita per voi?

La circostanza specifica è legata ad una iniziativa che la Tavola valdese e il Comune di Torre Pellice hanno voluto sostenere: la deposizione di una targa che ricorda nel 1943, un periodo buio della storia italiana, il primo discorso europeista di Altiero Spinelli. Dopo aver promosso l’inizio di quello che sarebbe stato il Movimento federalista europeo, si avvicinò, insieme ad altri membri di quella realtà, nella zona di Torre Pellice ospite di una famiglia valdese, quella di Mario Alberto Rollier. In quella occasione, dopo il periodo di confino, tenne un discorso pubblico nel quale sottolineava i principi di questa visione di riconciliazione tra i popoli. Un discorso che, fatto in un tempo ancora di guerra, aveva un che di idealistico, oltre che di coraggioso. Noi vogliamo ricordare questo momento e in che modo le nostre Chiese hanno contribuito a sostenere questi ideali che hanno permesso ai Paesi dell’Europa di costruire, almeno fino a ieri, settant’anni di pace. E vorremmo sperare che questi ideali non siano semplicemente fatti scomparire.

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21 agosto 2023, 16:58