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Migranti: Geo Barents con 367 a bordo attracca a Palermo, 2021 Migranti: Geo Barents con 367 a bordo attracca a Palermo, 2021 

Reggio Calabria: inaugurato il primo cimitero per migranti vittime del mare

"Un atto cristiano e politico nel senso più alto del termine" cioè ispirato alla tutela del bene comune. Così a Vatican News l'arcivescovo calabrese monsignor Fortunato Morrone parla della decisione di dedicare un apposito spazio di sepoltura a chi cerca la salvezza attraverso il mare e invece trova la morte

Francesca Merlo -Città del Vaticano

6 anni dopo che il Mediterraneo ha restituito 45 corpi di migranti deceduti in un naufragio per dare dignità a loro come a altri la diocesi di Reggio Calabria-Bova ha costruito un cimitero, grazie  ai fondi dell’8xmille alla Chiesa Cattolica .Il quadro, di cui parla l'arcivescovo monsignor Fortunato Morrone al microfono di Federico Piana, è quello dell' "indifferenza di tantissimi" ad un mare che è esso stesso diventato, come spesso ha detto anche Papa Francesco, un "cimitero". Ma c'è stato un "atto di resurrezione":

Ascolta l'intervista a monsignor Morrone

Umanità, carità e bene comune

Monsignor Morrone parla di tanti uomini e donne, in questo lembo di Calabria, tanti che hanno "dato segnali di grande umanità" contro una tendenza all'oblio. Certo questi 45 migranti  - osserva- sono arrivati cadaveri. Si potevano - dice - mettere in una fossa comune......invece no. C’è stato un atto di estrema umanità, che è certamente legata ad un valore condivisibile, che gli antichi chiamavano pietas, la virtù che è come un cardine dentro le relazioni sociali di allora. Si tratta del rispetto delle persone. Oggi lo chiamiamo, il prendersi cura, e qui "subentra l' impianto evangelico". Nell'ora drammatica della morte si deve notare - dice l'arcivescovo - da quale parte stiamo: noi vogliamo essere dalla parte degli esseri umani. È così che si muove la Caritas, ma anche altre realtà della Chiesa. Abbiamo visto Gesù cadavere - spiega ancora - in quei 45 cadaveri e così li abbiamo curati, nella loro drammaticità di morte. Li abbiamo "unti del profumo della resurrezione di Gesù. Il gesto di curarli - spiega ancora monsignor Morrone -  è prendersi cura del nostro mondo, altrimenti il Vangelo rischia di restare un testo vuoto, che non ci tocca nel quotidiano".

Il gesto della sepoltura può essere considerato anche un monito per far sì che tutto questo non si ripeta, per ricordare a ciascuno che occorre fare di più come Stato, Europa e Chiesa? La realtà è complessa, ma il gesto - risponde monsignor Morrone- di aver lasciato uno spazio per queste persone nel cimitero perchè ne rimanga memoria è un atto cristiano ma anche concreto e politico nel senso più alto del termine. "Quando abbiamo cura della società con attenzione particolare ai più fragili, agli ultimi, agli scartati abbiamo una visione politica". "Curare gli ultimi è un beneficio per tutti, perchè partendo dal basso la carità si espande e tocca tutti". 

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10 giugno 2022, 13:59