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Gaza, la chiesa cattolica della Sacra Famiglia   Gaza, la chiesa cattolica della Sacra Famiglia

Gaza, la gioia dei cristiani che andranno a Gerusalemme per la Pasqua

Israele rilascia oltre 700 permessi per far uscire dalla Striscia i fedeli per la Settimana Santa. Il parroco di Gaza, padre Romanelli: erano molti anni che aspettavamo una notizia così. Resta molto alta la tensione dopo la violenza dell'ultima settimana che ha provocato diversi morti tra palestinesi e israeliani

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

“Che bello vedere a Pasqua la chiesa vuota”. L’ovvio stupore di fronte a tale affermazione lascia il passo all’emozione, se a pronunciarla è padre Gabriel Romanelli, sacerdote dell’Istituto del Verbo Incarnato, parroco della chiesa cattolica della Sacra Famiglia a Gaza, che non nasconde la gioia alla notizia dei 722 permessi rilasciati da Israele ai cristiani di Gaza per trascorrere i riti della Settimana Santa e la Pasqua fuori dalla Striscia, a Gerusalemme. “Erano molti anni che si aspettava una cosa del genere – spiega il sacerdote – Israele non concedeva permessi ai giovani dai 16 ai 35 anni, per un arco di 20 anni nessuno poteva uscire di qua, questo ora fa sperare che la situazione possa normalizzarsi”.

Ascolta l'intervista con padre Gabriel Romanelli

La grave situazione dei giovani

Per padre Romanelli la ‘normalizzazione’ passa anche per un altro percorso, quello dell’incontro dei giovani di Gaza con i coetanei di altri luoghi.  Il grave problema che sta affliggendo la gioventù della Striscia si chiama endogamia, il matrimonio tra consanguinei, con tutte le conseguenze che si possono immaginare. “Se i permessi venissero concessi più regolarmente – prosegue Romanelli – i ragazzi e le ragazze potrebbero pensare di sposarsi con giovani della Cisgiordania e di Gerusalemme est, dove vivono una gran quantità di cristiani”, è questo un punto che sta divenendo “questione vitale” per la comunità cristiana gazawi, che conta poco più di mille persone, su circa due milioni di abitanti in totale.

Padre Gabriel Romanelli e i giovani della sua parrocchia a Gaza
Padre Gabriel Romanelli e i giovani della sua parrocchia a Gaza

Una prigione a cielo aperto

Dei 134 cattolici presenti, saranno in molti ad uscire da Gaza, c’è chi lo ha già fatto e chi invece lo farà dopo le celebrazioni, per riuscire con calma, e senza la pressione dei riti della Settimana Santa, ad arrivare a Gerusalemme, dove la questione sicurezza è fondamentale. Per altri la partenza è ritardata, in quanto di rito orientale, l’appuntamento è con la celebrazione della Pasqua ortodossa, il 24 aprile. “La cosa buona è che, dei 134 cattolici, tutti approfitteranno per uscire da questa grande prigione a cielo aperto che è la Striscia di Gaza e forse sono il primo prete che dice di desiderare che la mia chiesa sia vuota, perché sarebbe il segnale che tutti i cristiani hanno la possibilità di andare a Betlemme per Natale e a Gerusalemme per la Pasqua”.

La violenza e i rischi per Gaza

La cronaca dalla Cisgiordania e da Gerusalemme parla ancora di sangue, dopo gli attacchi terroristici palestinesi e la conseguente reazione israeliani con diversi morti. Stamattina violenti scontri sono avvenuti sulla  spianata delle moschee a Gerusalemme, tra palestinesi e polizia israeliana, con oltre 150 feriti. In occasione del secondo venerdì di Ramadan, i manifestanti con bandiere di Hamas hanno organizzato un corteo con lancio di sassi che ha scatenato la reazione delle forze israeliane. Ed è stato di massima allerta in tutto il Paese per l’inizio, stasera, della Pasqua ebraica. Tutte notizie che hanno provocato “timore per tutto ciò che questo potrà produrre – avverte Romanelli – perché quello che accade nella Regione viene poi sempre pagato dalla popolazione di Gaza”. Nonostante i timori, però, a Gaza, dove ancora risuona la guerra del maggio 2021, non si sono registrate né le azioni militari, né i bombardamenti notturni “che per anni – ricorda il religioso – sono stati continui. Abbiamo invece avuto, e abbiamo ancora, un periodo di pace relativa”. Altro dato positivo è che Israele non abbia tolto i permessi di lavoro, circa 20mila, ai lavoratori di Gaza, oltre ad aver permesso ai cristiani di uscire per le feste. Ma la scintilla, e tutti lo sanno, padre Romanelli per primo, può essere di qualunque tipo e può in qualunque momento far esplodere tensioni e problemi anche per Gaza, in questo momento non coinvolta dalle ultime violenze. “Le cose in tutto il Medio Oriente, soprattutto nella città santa, sono così delicate che qualsiasi mossa di qualsiasi gruppo, soprattutto se sono provocazioni, possono produrre subito una reazione a catena. Speriamo che i responsabili lavorino non soltanto con l’amore per Dio, ma almeno con un po' di paura e timore di Dio, del giudizio di Dio, e nel rispetto di tutti gli esseri umani”. Resta il fatto che, è la triste conclusione del parroco, “le cause dell'ingiustizia sono sempre aperte, e possono scoppiare qualsiasi momento, però almeno un tempo di pace relativa ce lo stiamo godendo, e speriamo che la stessa cosa possa essere per Gerusalemme.

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15 aprile 2022, 10:00